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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Scuola. I sindacati danno i numeri. E riparte la protesta

Scuola. I sindacati danno i numeri e riparte la protesta

Trieste – Mancano poche ore all’inizio del nuovo anno scolastico. Il ministro Giannini assicura che i provvedimenti previsti e messi in atto dalla riforma della scuola garantiranno un inizio tranquillo e ordinato, come non accadeva da anni.  Ma le polemiche mai sopite, le prese di posizione e i ricorsi, le minacce di mobilitazioni e di boicottaggio promettono un proseguimento burrascoso.

Dopo l’accidentata assunzione dei precari, che in molti hanno definito una “deportazione”, (qui la notizia) alcune regioni come la Puglia e il Veneto hanno sollevato obiezioni di carattere costituzionale nei confronti della legge 107/2015, ovvero “La Buona Scuola”.

È pur vero che non sempre si tratta di opposizioni di carattere politico, ma “tecnico” e riguardante la legislazione concorrente Stato-Regioni. Invece, le opposizioni di carattere politico saranno esercitate dalle organizzazioni sindacali che, durante l’estate, non hanno smesso di alimentare il dissenso e di informare la pubblica opinione sui punti controversi di una riforma che ha visto un'opposizione massiccia dall'interno.

Se il governo mette in risalto la portata positiva e innovativa di questa legge, non si possono ignorare le iniziative che hanno scandito la protesta in regione come in tutt’Italia durante l’anno scolastico appena trascorso.

Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda hanno emanato un documento congiunto in cui segnalano i “numeri” del malcontento:  400.000 firme raccolte a favore del rinnovo dei contratti, 618.000 adesioni agli scioperi contro il ddl, un milione di fiaccole nelle piazze, 10.000.000 tra post, mail e tweet, percentuali di adesione altissime allo sciopero degli scrutini. I Cobas proseguono anch’essi la propria lotta con assemblee e interventi sul territorio.

Alle soglie del nuovo anno scolastico, in tutti gli istituti si sono già tenute le riunioni di servizio e i primi collegi dei docenti. Tra non molto si conosceranno i primi effetti - sull'umore di quanti partecipano alla vita scolastica - delle novità introdotte: il preside-sceriffo,  la carta dell'insegnante con i 500 € spendibili in aggiornamenti culturali (il cui decreto, però, è scaduto...), l'obbligo dell'alternanza scuola-lavoro in tutti i licei, la valutazione del merito, il PTOF (Piano triennale dell'offerta formativa), l'organico potenziato, le nuove assunzioni...

“La buona scuola” sembra essere buona per il ministro Giannini e per il governo Renzi. Non per una buona parte del mondo della scuola. I manifestanti sono di parere opposto e le critiche sono che questa riforma  non risolve il problema del precariato, mortifica la partecipazione e la collegialità, non rispetta la libertà di insegnamento,  propone un´idea distorta di valutazione e merito, attribuisce sgravi fiscali esagerati alle scuole private e, infine, cancella in gran parte la contrattazione con la conseguenza di non adeguare gli stipendi dei docenti agli standard europei.

Inoltre, riverbero di non poco conto al quale non si dà abbastanza risalto, si tagliano gli organici del personale ATA, già oggi spesso insufficienti per garantire il regolare funzionamento del servizio. Non si considera che, anche coloro che una volta erano chiamati “bidelli”, sono coinvolti nel processo educativo e nella sorveglianza degli alunni affidati alla scuola. Inoltre la “dematerializazione”  e la digitalizzazione delle pratiche amministrative favorisce lo snellimento burocratico ma anche il numero degli impiegati di segreteria.

Nonostante ciò, il calendario regionale  - emanato dalla Giunta regionale del Friuli Venezia Giulia – prevede nelle scuole dell'infanzia, statali e paritarie del Friuli Venezia Giulia le lezioni avranno inizio il 14 settembre 2015 e termineranno il 30 giugno 2016, per un totale di 225 giorni utili, tenuto conto dei giorni di festività e di sospensione regionale delle lezioni, ai quali andrà sottratta la festa del Santo Patrono qualora ricada in un giorno di lezione.

Nelle scuole primarie, secondarie di primo e secondo grado, statali e paritarie, le lezioni hanno inizio sempre il 14 settembre 2015 ma termineranno l'11 giugno 2016, per un totale di 209 giorni utili di lezione. L’interruzione è stabilita , oltre che in tutte le domeniche, il 1° novembre, 8, 25 e 26 dicembre, 1 e 6 gennaio, 28 marzo 2016;,25 aprile, 1° maggioe  2 giugno.

Le sospensioni regionali delle lezioni e delle attività didattiche sono stabilite nei periodi: lunedì 7 dicembre 2015; da mercoledì 23 dicembre 2015, compreso, a martedì 5 gennaio 2016 compreso (vacanze natalizie); da lunedì 8 febbraio a mercoledì 10 febbraio 2016, compresi (carnevale e mercoledì delle Ceneri); da giovedì 24 marzo a martedì 29 marzo 2016, compresi (vacanze pasquali).

Anche il calendario delle manifestazioni contro “La Buona Scuola” prevede qualche evento: si preparano mozioni per bloccare l’approvazione del contestato “Comitato di valutazione” in seno ai Collegi dei Docenti. Molti sono gli inviti a non partecipare alle attività aggiuntive.  

Dopo l’assemblea di luglio a Roma, il comitato LIP (per una legge di iniziativa popolare sulla scuola)  - attivo anche nel Friuli Venezia Giulia - ha riunito a Bologna i rappresentanti nazionali  circa una settimana fa, con la partecipazione di genitori, esponenti di Sel, del M5S, dell’associazione  “Libertà e Giustizia” e del “Comitato per l’Acqua Bene Comune”, e ha proposto una  Notte Bianca delle scuole per il 23 settembre assieme al boicottaggio deli comitati di valutazione. Quindi è stata rilanciata la delicata questione del referendum abrogativo della legge 107/2015 da organizzare durante il biennio 2016/17.

I Cobas propongono per ottobre una manifestazione nazionale, con un probabile sciopero, per riassumere tutte le istanze contrarie alla politica ministeriale fin qui attuata dal governo.

Tra le adesioni che promettono un “autunno caldo” va ricordata quella  della Fiom-Cgil se è vero che già nei mesi scorsi il segretario dei metalmeccanici Maurizio Landini aveva lanciato l’idea di un referendum abrogativo anche sul Jobs Act , l’altra legge cardine del governo Renzi, con l’intento di saldare la protesta contro la riforma di due settori strategici per il mondo sociale, culturale ed economico.

Per ora, a Bologna si è formato il gruppo dei “Partigiani della scuola pubblica”. Riparte l’anno, riparte la lotta.

[Roberto Calogiuri]

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