Organico potenziato della scuola in FVG. Parte (con qualche dubbio)
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- Categoria: Scuola ed educazione
- Pubblicato Domenica, 08 Novembre 2015 11:38
- Scritto da Roberto Calogiuri
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Trieste – È imminente l’attuazione del decreto emanato dall’Ufficio Scolastico Regionale lo scorso 22 ottobre che prevede l’organico di potenziamento - con la sospirata immissione in ruolo - secondo “La buona scuola”: gli istituti del Friuli Venezia Giulia vedranno i loro organici “potenziati”, come prescrive la legge 107/2015 nell’ambito dell’autonomia scolastica.
Ma le polemiche, le previsioni e le critiche del provvedimento tanto atteso non si fanno desiderare.
Numeri e province. 1.250 sono i docenti che entreranno in ruolo nella fase C della riforma. Arriveranno anche da fuori regione e saranno così ripartiti (fonte USR):
Docenti (lingua slovena) | Docenti sostegno | Totale provincia | |||||
Primaria | I°grado | II°grado | Primaria | I°grado | II°grado | ||
Gorizia | 60 (5) | 14(2) | 93(6) | 4 | 5 | 5 | 181 |
Pordenone | 107 (0) | 22(0) | 96(0) | 11 | 6 | 3 | 245 |
Trieste | 85 (11) | 51(5) | 120(12) | 7 | 4 | 7 | 274 |
Udine | 188 (3) | 85(1) | 238(0 | 19 | 11 | 9 | 550 |
TOTALE | 440 (19) | 172(8) | 547(18) | 41 | 26 | 24 | 1.250 |
L’organico è distribuito per ambiti territoriali secondo il fabbisogno individuato dal sistema informativo del MIUR. Ma qui cominciano le note dolenti evidenziate dal sindacato scuola CGIL, in primo luogo perché le assunzioni su scala nazionale sono di 55.000 unità a fronte delle 100.000 previste nelle tre fasi e delle 130.000 di cui ci sarebbe effettiva necessità.
Le critiche. Su quello che già quest’estate venne definito il “bluff dell’organico potenziato”, un comunicato della CGIL-FVG - secondo il segretario regionale Adriano Zonta e quello provinciale udinese Natalino Giacomini - rileva come una percentuale consistente dei posti previsti potrebbe non essere affettivamente assegnata. Il motivo è che il governo ha adottato dei criteri che non tengono conto dei bisogni effettivi e specifici dei singoli istituti perché tutto dipenderà dalla disponibilità effettiva delle graduatorie a esaurimento e non dal piano dell’offerta formativa elaborato dalla scuola.
In altre parole: se le varie scuole avanzeranno delle richieste, queste saranno evase soltanto se nelle graduatorie vi saranno docenti disponibili. Una scuola potrebbe richiedere un insegnante di lingue e vedersi arrivare un insegnante di storia dell’arte. Non solo: se il docente individuato dovesse risultare già chiamato in altro istituto, per legge il suo posto non potrebbe essere coperto da un supplente.
Questa è la principale tra le criticità del sistema elaborato dal Miur, perché potrebbe mettere in dubbio l’efficacia del provvedimento tanto atteso da studenti, docenti, genitori e presidi; tanto più che alcune progettualità già avviate fanno affidamento proprio sull’arrivo di docenti specializzati in determinate discipline.
Un altro punto debole riguarda la scuola dell’infanzia che non è compresa nei provvedimenti di assunzione relativi alle fasi B e C. Ciò avrebbe una ricaduta negativa sulle sostituzioni per malattia degli insegnanti e sulle richieste di allungamento dell’orario da parte dei genitori, come sarebbe loro diritto.
Inoltre rimane il dubbio che i posti assegnati alle scuole slovene e bilingui possano non garantire la copertura necessaria.
Cosa accadrà. La pubblicazione delle tabelle con i posti disponibili, divisi per classe di concorso, prevede che i dirigenti avanzino le richieste dei docenti di cui abbiano bisogno. Quindi le proposte di assunzione saranno inviate ai precari inseriti nelle Gae. Questi dovrebbero riceverle entro la fine del mese in corso con l’indicazione della provincia (e non della sede di lavoro) e avranno 10 giorni di tempo per l’accettazione online delle proposte. Chi non accetterà non sarà immesso in ruolo e sarà cancellato dalle Gae. Nel caso in cui il docente che riceve la proposta non possa assumere l’incarico perché titolare di una supplenza già assunta per l’anno scolastico in corso, l’immissione è in ogni caso garantita e rimandata al 1° settembre 2016.
Ancora una volta le scuole sono chiamate alla prova dei fatti per verificare in che misura e come quanto teorizzato dalla riforma potrà avere un’applicazione adeguata alle richieste di una realtà articolata e complicata come quella del mondo della scuola.
[Roberto Calogiuri]