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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Economia

Mobilitazione delle piccole imprese, a Trieste la manifestazione regionale

Mobilitazione delle piccole imprese, a Trieste la manifestazione regionale

Trieste - In occasione della mobilitazione nazionale promossa da Rete Imprese Italia lunedì 28 gennaio, anche il Friuli Venezia Giulia organizza una manifestazione unitaria del mondo delle piccole e medie imprese.

Sotto le insegne regionali di Confcommercio, Confartigianato e Cna, si svolgerà, a partire dalle 9.30, nella Sala Tergeste dell’Hotel Savoia di Trieste, l’incontro dal titolo "La politica non metta in liquidazione le imprese", a testimonianza delle difficoltà che stanno vivendo le imprese del commercio e dell’artigianato di fronte alla crisi economica internazionale, che da anni ha pesanti ripercussioni sul territorio, e alla concomitante intensificazione della pressione fiscale.

La giornata di lunedì, anticipano i presidenti regionali delle tre associazioni di rappresentanza – Pio Traini di Confcommercio, Graziano Tilatti di Confartigianato, Denis Puntin della Cna – sarà l’occasione per denunciare anche altre gravi problematiche che affliggono le piccole e medie imprese: dal perdurante crollo dei consumi agli eccessi, in termini di tempo e danaro, della burocrazia; dai ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione alla stretta nell’erogazione del credito da parte degli istituti bancari.

Crisi economica a Trieste: incontro al Ministero tra gruppo Lucchini ed enti locali

Produzione di ghisa e crisi economica a Trieste: incontro al Ministero tra gruppo Lucchini ed enti l

Trieste - Ad un mese dalla nomina del Commissario Straordinario, si è riunito martedì 22 gennaio a Roma presso il ministero dello Sviluppo economico il tavolo di lavoro con l'impresa Lucchini, proprietaria della Ferriera di Servola, a Trieste, per fare il punto della situazione e delineare le prossime tappe.

All'incontro - presieduto dal sottosegretario Claudio De Vincenti - ha preso parte tra gli altri il commissario Straordinario Piero Nardi che ha rassicurato su due questioni preliminari: l'unitarietà degli impianti Lucchini e la tenuta occupazionale. Su quest'ultimo punto, Nardi ha manifestato la propria disponibilità, pur ribadendo l'impossibilità di procedere ad assunzioni a tempo indeterminato, a trovare soluzioni compatibili dal punto di vista economico-finanziario.

De Vincenti ha apprezzato le modalità di un confronto che, con l'avvio dell'amministrazione straordinaria, ha fatto oggi registrare "novità nel contenuto e nei toni". Quindi ha affermato che il ministero seguirà la vertenza lungo due binari: da una parte il Tavolo Lucchini in quanto tale (che verrà riconvocato nell'arco di un mese, comunque prima della scadenza del Governo), dall'altra con confronti specifici dedicati a Piombino e Trieste, in attesa che sia pubblicato (data prevista, metà febbraio) il decreto che consentirà di incardinare questi siti come aree di crisi industriale complessa.

L'assessore regionale alle Finanze, Sandra Savino, ha espresso "soddisfazione" per l'esito dell'incontro. "Il governo ha infatti preso l'impegno di una rapida apertura dell'interlocuzione con i territori dove insistono gli stabilimenti Lucchini di maggiore dimensione - Piombino e Trieste - per il riconoscimento delle crisi industriali complesse e l'avvio della discussione sui processi di riconversione produttiva".

"Il governo - ha proseguito l'assessore Savino - ha inoltre riconosciuto la peculiarità del territorio triestino e il lavoro svolto a livello locale per individuare nuove traiettorie di sviluppo industriale, che, pure nell'unitarietà d'approccio che deve essere assicurata dal commissario nella gestione della crisi del gruppo Lucchini, caratterizzerà la discussione e l'impostazione del progetto di riconversione da costruire per l'area triestina".

"Ciò significa che il governo ha assicurato il proprio impegno e la disponibilità di risorse per superare la grave crisi manifatturiera in cui versa il territorio triestino - ha aggiunto - e anche per supportare nuovi progetti di investimento, nuove occasioni di occupazione e interventi di risanamento ambientale".

Per Savino, "Una volta approvato il Decreto ministeriale che regolerà il funzionamento del procedimento per la definizione delle crisi industriale complessa, il Ministero dello Sviluppo Economico convocherà il tavolo, presumibilmente entro la prima metà di febbraio per l'avvio della discussione che porterà all'accordo di programma previsto".

Da parte sua, l'assessore allo Sviluppo Economico del Comune di Trieste, Fabio Omero, presente all'incontro, ha espresso la sua soddisfazione: "Il Commissario straordinario di nomina governativa Piero Nardi ha illustrato la situazione generale del Gruppo Lucchini, ha posto l'accento sulla particolare situazione di difficoltà dello stabilimento triestino per il quale la revisione dei tariffari del Cip6 riducono gli incentivi alla produzione e mettono in ulteriore difficoltà le società Lucchini ed Elettra. E a tale proposito ha dichiarato che, alla luce di questo aggiornamento tariffario, il termine del 2015 sara' certamente anticipato", ha riferito l'assessore.

"Il Sottosegretario de Vincenti ha comunicato - prosegue la nota del Comune di Trieste - che per Trieste è stato predisposto il Decreto che riconosce lo status di "area di crisi industriale complessa" alla città; decreto che sarà portato già il prossimo 24 gennaio alla Conferenza Stato-Regioni".

"Poi si riunira' un tavolo specifico sull'industria prevedendo l'accordo di programma con la Regione e gli enti locali per affrontare la partita della dismissione dello stabilimento, della bonifica della zona e della re-industrializzazione dell'area di Servola. Il Gruppo Lucchini ha manifestato l'impegno ad accompagnare il processo di dismissione dell'impianto triestino - conclude la nota - mettendo in atto forme di integrazione degli ammortizzatori sociali, integrando così l'esistente protocollo di intesa".

La Banca d'Italia pubblica le cifre della crisi: cala la produzione, aumentano i disoccupati

La Banca d'Italia pubblica le cifre della crisi: cala la produzione, aumentano i disoccupati

Roma - Il Prodotto interno lordo (Pil) dell'Italia è sceso di poco più del 2 per cento nel 2012, sostanzialmente in linea con quanto previsto a luglio. Per il 2013, la stima è stata rivista al ribasso (da -0,2 a -1,0%) per effetto del peggioramento del contesto internazionale e del protrarsi della debolezza dell'attività nei mesi più recenti.

Sono i dati che si leggono nel Bollettino economico della Banca d'Italia, presentato il 18 gennaio a Roma. Dopo una riduzione in media dell'1% quest'anno, il Pil potrebbe invertire la rotta nel 2014, ma con livelli di crescita molto scarsi. Il tasso di disoccupazione dovrebbe toccare il 12 per cento nel 2014, contro l'11% attuale.

La spesa delle famiglie, rileva la Banca Centrale, ha segnato un nuovo calo, il sesto consecutivo, nel terzo trimestre del 2012 (-1%), esteso a tutte le componenti e particolarmente accentuato nel settore dei beni durevoli (-2%). Le decisioni di consumo sono state influenzate dal livello ridotto del potere d'acquisto; nella media dei primi tre trimestri del 2012 il reddito disponibile reale - al netto cioè dell'inflazione - delle famiglie si è ridotto del 4,3% rispetto a un anno prima.

Nello stesso periodo si sono ridotti anche i risparmi. I consumi sono rimasti deboli nei mesi finali del 2012; le vendite al dettaglio e le immatricolazioni di autoveicoli hanno continuato a ridursi in autunno.

L'indice del clima di fiducia dei consumatori è ai minimi storici: sui giudizi delle famiglie pesa il pessimismo sull'evoluzione del quadro economico generale e personale e il peggioramento delle attese sull'andamento del mercato del lavoro. La disoccupazione giovanile infatti ha toccato il suo livello massimo dal 1992, arrivando al 37%.

Secondo gli esperti della Banca d'Italia, dovrebbe esserci un ritorno alla crescita nella seconda metà dell'anno, sia pure su ritmi modesti e con ampi margini di incertezza. La svolta ciclica sarebbe resa possibile dalla graduale ripresa degli investimenti, a seguito della normalizzazione delle condizioni di finanziamento e del recupero della domanda nell'area dell'euro, nonché del parziale miglioramento del clima di fiducia.

Ma i rischi sono ancora elevati. I maggiori fattori di rischio al ribasso, si spiega nel Bollettino, sono legati all'andamento della domanda interna e alle condizioni del credito: il ritorno a tassi positivi di accumulazione potrebbe essere ritardato da un'evoluzione meno favorevole delle aspettative delle imprese; gli effetti sull'attività delle banche del deterioramento dei bilanci bancari e dell'accresciuta rischiosità della clientela potrebbero essere più persistenti. Evoluzione più positiva potrebbe, invece, derivare da un ulteriore rafforzamento delle prospettive per l'area dell'euro.

Dal lato delle imprese, si registrano difficoltà crescenti nell'accesso al credito. Il peggioramento è riconducibile ai più elevati rischi percepiti riguardo alle prospettive dell'attività economica in generale e di particolari settori o imprese.

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Direttore: Maurizio Pertegato
Capo redattore: Tiziana Melloni
Redazione di Trieste: Serenella Dorigo
Redazione di Udine: Fabiana Dallavalle

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