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Disegno di legge sulla diffamazione: a rischio il diritto di cronaca e quello all'informazione
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- Categoria: Uomini e diritti
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16 Ott 2014
- Ultima modifica il Giovedì, 16 Ottobre 2014 12:33
- Pubblicato Giovedì, 16 Ottobre 2014 12:33
- Scritto da Redazione Ilfriuliveneziagiulia
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Trieste - Ancora una trappola per i giornalisti, in particolare per le testate web e la piccola editoria indipendente. Lo denuncia il collega giornalista Beppe Giulietti, portavoce di Articolo 21, presente il 16 ottobre a Trieste per partecipare alla conferenza "Newsroom, la stanza delle notizie", alle 11, presso il Consiglio Regionale in piazza Oberdan.
Scrive Giulietti su BlitzQuotidiano: "Che fine hanno fatto molti di coloro che, regnante Berlusconi, non perdevano occasione (peraltro l’ex cavaliere ne produceva quantità industriali), per urlare contro editti, censure, minacce di leggi bavaglio? Non si sono forse accorti che al Senato rischia di essere approvata una legge sulla diffamazione che potrebbe persino peggiorare il testo, per altro gravemente insufficiente, già approvato dalla Camera dei deputati?"
Il portavoce di Articolo 21 denuncia il fatto che pochi sono intervenuti per denunciare il provvedimento: "Eppure gli emendamenti, già presentati al testo base, e che hanno buone possibilità di essere approvati, sono tutti peggiorativi. Le multe restano tali da colpire a morte gli editori, soprattutto i più piccoli, e i cronisti. Le modalità di rettifica previste per blog e siti sono impraticabili".
"Nessuno sarà mai in grado di vigilare su commenti e forum - sottolinea Giulietti sul quotidiano online - comunque sarebbe una modalità di controllo incompatibile con questa forma di comunicazione. Ancora più astrusa la previsione di far celebrare il processo non laddove è domiciliato il sito “incriminato”, ma nel luogo di residenza del querelante, in modo tale da creare ulteriori complicazioni e costi, sempre a carico di chi cerca di fare informazione".
Beppe Giulietti rimarca inoltre che la norma non prevede deterrenti per le cosiddette “Querele temerarie”, ovvero querele che difficilmente potranno avere seguito penale ma che vengono utilizzate come "quotidiano strumento di intimidazione preventiva, teso a scoraggiare qualsiasi inchiesta non addomesticata su malaffare, corruzione, mafie di ogni natura e colore".
"L’insieme di queste e altre norme rende trasparente il disegno di comprimere ulteriormente il diritto di cronaca ed quello dei cittadini ad essere informati" commenta il giornalista.
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