“A Sarajevo il 28 giugno” con nuovi interpreti e nuovi personaggi
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- Pubblicato Mercoledì, 29 Luglio 2015 10:25
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Trieste - Nuovi interpreti, nuovi personaggi che raccontano da diversi punti di vista l’attentato all’arciduca Francesco Ferdinando (testo di Gilberto Forti) : da venerdì 31 luglio e per ogni venerdì e sabato fino al 22 agosto, va in scena la seconda parte di A Sarajevo il 28 giugno, al museo di guerra per la pace “Diego de Henriquez”,con inizio alle ore 21.
Protagonisti di questa seconda parte dello spettacolo sono Ariella Reggio, Paolo Fagiolo, Adriano Giraldi e Riccardo Maranzana, un cast di ottimo livello che ci farà addentrare nella vicenda dell’attentato che ha dato il via alla prima guerra mondiale.
Nelle diverse sale del museo, muovendosi fra antiche carrozze, cannoni, armi e divise militari – ma anche fra giocattoli d’epoca e altri oggetti molto interessanti – il pubblico avrà l’avventura d’imbattersi in quattro affascinanti personaggi: la nobile Polyxena Singer (Ariella Reggio) che visse l’ultimo sprazzo della vita brillante e spensierata dell’Impero asburgico, il puntuale Archivista Dunkelblatt (Paolo Fagiolo), il botanico Bach che sarà interpretato da Adriano Giraldi e Padre Kowalski (Riccardo Maranzana). Ognuno di loro offrirà un racconto legato al fondamentale momento storico dell’assassinio di Francesco Ferdinando.
Lo spettacolo nasce dal testo omonimo di Gilberto Forti e da un’idea di Paolo Rumiz e lo ammireremo nell’allestimento a cura di Giulia Corrocher: i quattro attori, nei diversi spazi museali, interpretano contemporaneamente e più volte ciclicamente le rispettive testimonianze, in modo che gli spettatori in movimento nel museo possano fermarsi a seguire ogni personaggio. Le loro interpretazioni sono intervallate dagli splendidi valzer e dalle altre musiche di Johann Strauß figlio e Franz Schubert, eseguite dal vivo dal Quartetto Iris (Laura Furlan ed Emanuela Colagrossi ai violini, Maria Lucia Dorfmann alla viola e Cecilia Barucca Sebastiani al violoncello).
Quel 28 giugno 1914 – ha commentato il direttore dello Stabile regionale Franco Però – due colpi di cannone fecero rullare i tamburi in tutta Europa, e nelle fabbriche si misero all’opera per costruire nuove, impressionanti macchine da guerra. Per un mese, un mese esatto rimasero nascoste, pronte ad entrare in azione e portare via il mondo di ieri, per gettarci nel Moderno. Alcuni compresero quei colpi, altri intuirono qualcosa, altri ancora non si resero conto, non videro le armi nascoste. Il 28 giugno iniziò quel terribile work in progress che il 28 luglio vide il suo primo compimento. Il lavoro di Gilberto Forti e l’intuizione di Paolo Rumiz ci raccontano quel mondo di ieri nel momento in cui inizia la sua svolta finale, attraverso le parole di quelli che, nei tanti paesi, quel mondo e quel momento li avevano vissuti.
“Venne dopo molti anni un testimone e poi un altro… Furono ascoltati, e ciascuno offrì la sua versione, con circostanze, nomi, altri dati. Sì, tutti erano testi volontari, giunti da varie parti dell’impero. Benché fossero testi immaginari, pure ognuno di essi era nel vero”.
A Sarajevo il 28 giugno da Gilberto Forti, messinscena a cura di Giulia Corrocher, con Ariella Reggio (Polyxena Singer), Paolo Fagiolo (Archivista Dunkelblatt), Adriano Giraldi (Botanico Bach) e Riccardo Maranzana (Padre Kowalski) reciterà tutti i venerdì e sabato dal 31 luglio al 22 agosto (31 luglio e 1 agosto, 7 e 8 agosto, 14 e 15 agosto, 21 e 22 agosto.
Lo spettacolo, inserito fra le manifestazioni estive organizzate dal Comune di Trieste, è organizzato in collaborazione dal Comune e dal Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia.
A partire da un’ora prima dell’inizio dello spettacolo l’accesso al “De Henriquez” sarà consentito ai possessori di biglietto, che potranno visitare gli spazi museali.
I biglietti per seguire le serate di Teatro al Museo si possono acquistare in prevendita a soli 7 euro (ridotto a 5 euro) presso il Ticket Point: saranno in vendita i posti ancora disponibili anche al Museo di guerra per la pace “Diego de Henriquez” a partire dalle ore 20 nelle sere di spettacolo.
Premiata la qualità del progetto artistico del Teatro la Contrada
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- Pubblicato Martedì, 28 Luglio 2015 16:18
- Scritto da redazione ilfriuliveneziagiulia
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Trieste - Sono usciti oggi, martedì 28 luglio, in tarda mattinata i risultati delle assegnazioni del Fondo Unico per lo Spettacolo per le Imprese di produzione.
Nonostante una contrazione, per altro attesa, dovuta alla ricollocazione della Contrada fra le Imprese di produzione Teatrale – contro la quale rimane in atto un ricorso al TAR del Lazio – lo Stabile privato triestino rientra nel primo sottoinsieme delle compagnie teatrali, con un punteggio sulla qualità artistica molto alto. Il progetto artistico della Contrada - secondo solo a quello del Teatro degli Incamminati - è stato valutato con 28 punti su 30.
Il contributo ministeriale per il 2015 sarà così di 332.672,00€. La penalizzazione economica che si viene a creare, vissuta anche dagli Enti locali come un ulteriore impoverimento dell’offerta culturale triestina – tradizionalmente più ricca di tante altre città –, sarà azzerata da un contributo straordinario. Le Amministrazioni locali, che fin dall’inizio hanno sostenuto la Contrada riconoscendone il ruolo e la funzione svolti sul territorio da quarant’anni, hanno infatti previsto di colmare la differenza, grazie in particolare all’intervento decisivo dell’Assessore regionale alla Cultura Gianni Torrenti.
In ogni caso, prima ancora di conoscere i risultati del MiBACT, La Contrada aveva confermato interamente il progetto artistico in corso, portando al debutto due nuove produzioni, Zoran e il cane di porcellana, coprodotto con il Dramma Italiano di Fiume, e Cancun, che debutterà in agosto al Festival di Borgio Verezzi, e completando la programmazione della Stagione 2015/16 del Teatro Bobbio, che contrariamente a qualche voce allarmistica, non è mai stata in pericolo.
Il cartellone 2015/16, ancora più ricco degli anni precedenti, sarà presentato al pubblico martedì 1° settembre.
Mittelfest chiude con "Scandalo" di Schnitzler: eterno dilemma tra l'essere e l'apparire
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- Pubblicato Lunedì, 27 Luglio 2015 21:56
- Scritto da Timothy Dissegna
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Cividale del Friuli (Ud) - Dopo un'edizione con grandissimi protagonisti da tutta Europa, domenica 26 luglio la 25a edizione del Mittelfest ha chiuso i battenti. Ultima "perla" del festival è stata l'anteprima nazionale dell'opera teatrale di Arthur Schnitzler, "Scandalo", finora mai portata in scena in Italia, diretta da Franco Però e coprodotta dal Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia.
Il sipario si è alzato un quarto d'ora dopo le 18, per la gioia del pubblico che attendeva con trepidazione l'inizio della serata. Ed ecco una scenografia che lascia a bocca aperta, finemente costruita da Antonio Fiorentino e che rappresenta una stanza di un casa dell'alta borghesia viennese di fine Ottocento, epoca proprio in cui la storia è ambientata.
Sul palco, l'allegria giovanile e spensierata di due ragazze convive con i discorsi sulla vita di due signore, madri di famiglia in modo opposto: Betty, moglie del padrone di casa, si rifugia nella tranquillità della quotidianità; l'altra, Emma (Stefania Rocca) insegue le passioni senza fermarsi alle apparenze, guardando oltre il quadro su cui si ferma l'amica.
L'atmosfera si interrompe bruscamente quando Hugo, il figlio di Betty, cadendo da cavallo si ritrova morente nel proprio letto. Nell'agitazione generale, le sue parole svelano alla propria famiglia un segreto che cela da 5 anni: ha un'amante e un figlio. E la supplica di accoglierli in casa, una volta che morirà, nello sconcerto generale dapprima per la scoperta, poi per la richiesta assolutamente... scandalosa.
Quando però la serenità sembra tornare nella casa, una nuova disgrazia ripiomba sui suoi abitanti, finendo per dividere definitivamente i destini di due "mondi" opposti, ritratti cinicamente e con arguzia dal drammaturgo austriaco. Arrivando, così, a svelare l'ipocrisia e la meschinità che dilagava negli ambienti dell'alta borghesia di oltre cento anni fa e, ancora più amaramente, che regna ancora oggi in molte famiglie.
Una commedia amara durata oltre due ore, durante le quali umorismo e tristezza si sono intrecciati, scissi, immersi l'uno nell'altro per poi respingersi come calamite dalla polarità opposta. Un dualismo che ha trovato un grande interprete in Franco Castellano, che per la prima volta dagli anni '90 torna nel "suo" Friuli per recitare, nei panni nel padrone di casa, il professor Losatti: risate amare e sincere si alternano, lasciando, però, nello spettatore sempre qualcosa di acre.
La storia scritta da Schnitzler nell'allora 1898 riesce sicuramente a trasmettere un messaggio a dir poco universale: l'arrivo di Toni Weber, l'amata di Hugo, insieme al suo piccolo provoca un vero e proprio terremoto all'interno della normalità borghese, causando l'emarginazione della famiglia dalla cosiddetta società "perbene". L'accoglienza iniziale diventa così sospetto per l'estraneo, tanto nell'Austria asburgica quanto nel presente che ben conosciamo.
Tanto di cappello al drammaturgo, anche se le vicende si stagliano sulla splendida scenografia come un bel film in costume, senza riuscire a coinvolgere più di tanto il pubblico.
La Compagnia del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia recita in modo impeccabile, le due "stelle" (Rocca e Castellano) imprimono pathos con prestazioni convincenti, ma la trasposizione da ieri a oggi si perde nelle pieghe della traduzione, forse fin troppo letterale, dell'opera.
Il merito è quello di aver trovato i personaggi-chiave giusti per lo spettacolo: Emma è lo spirito ribelle per antonomasia, che ignora i cliché sociali per seguire la cosa giusta da fare; il professor Losatti è, invece, colui che asseconda il gusto degli altri per non essere escluso, a scopo di calpestare ogni sentimento per non rischiare l'emarginazione: tanto lontani ma tanto simili al tempo stesso, destinati alla fine a porre fine allo "scandalo" in cui sono immersi.
Chiuso il sipario, l'amaro non rimane solo sulle labbra ma invade completamente il pubblico: io cosa avrei fatto? viene da chiedersi, mentre il fiume degli applausi scorre. Avrei avuto il coraggio di guardare nell'acqua limpida dell'onestà, o avrei accettato anch'io la tranquillità dello stagno torbido di tutti? Una risposta tarda ad arrivare, mentre barconi di migliaia di nuovi estranei arrivano, "minacciando" le nostre sicurezze. Costruite su castelli di carta, pronti a bruciare alla minima scintilla.
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