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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Il mondo degli Alkene in "Hamartia", primo album della band triestina

Il mondo degli Alkene in

Conto allo rovescia per “Hamartia”, in uscita il 16 aprile, il primo album degli Alkene, band nata a Trieste nel 2009. Un album orchestrale e profondo, composto da 11 tracce. Già dal titolo, che letteralmente in greco significa “errore”, si viene proiettati nel mondo degli Alkene: il sogno, il senso di smarrimento e di incertezza nella percezione del vero e nel rapporto conl'altro. “La parola Hamartia, anche nella sua accezione più evocativa e misteriosa – dicono gli Alkene - rappresenta nel modo migliore l’atmosfera dell’album”.

Interamente registrato dalla band, con il mix di Davide Massussi (già al lavoro con Trabant e Charlestones), “Hamartia” è il primo album vero e proprio degli Alkene, ma è già frutto di un percorso di maturazione dei giovani musicisti, tutti poco più che ventenni, partiti da lunghe divagazioni strumentali e arrivati ad architetture più semplici, senza mai dimenticare l'anima rock, che li ha visti nascere. Gli Alkene nel 2010 hanno pubblicato il primo Ep “Il rogo” e nel 2011 il doppio singolo Cadmio/Olimpia nel 2011.

“Siamo rimasti fedeli alle nostre sonorità iniziali – spiegano gli Alkene – ma le abbiamo rielaborate, utilizzando nuovi strumenti o più semplicemente provando in acustico. Durante gli arrangiamenti, ci siamo chiusi per mesi dietro una serranda scalcinata e l'unico modo per mantenere un contatto con l'esterno era quello di riprodurre i pezzi nel modo più spontaneo e naturale possibile: l'acustico”.

 

Gli Alkene hanno sempre ripudiato le classiche strutture formali. E “Harmartia” ne è la dimostrazione. La voce è stata rimaneggiata,manipolata e sovrapposta, ne sono un esempio i cori in “Verecondia”, modulati attraverso un looper oppure l'uso del vocoder in “Difese”, un esperimento spensierato. La fredda meccanicità delle drum machine si amalgama con una componente umana, fatta di maracas, cembali, tamburi e percussioni africane, come in “Ovunque”. Il semplice schioccare delle dita e la texture prodotta da un bastone della pioggia riscaldano l'atmosfera di “Julie”.

 

Il disco sarà in vendita in CD e in digital download direttamente dal sito www.alkene.neta partire dal 16 aprile, e solo successivamente disponibile nei digital stores. Dal 2 aprile sarà online, sempre sul sito della band, una speciale applicazione social che svelerà un’anteprima video del disco.

 

Gli Alkene hanno pensato a un modo originale per promuovere il primo video estratto dall'album Hamartia, in uscita il 16 aprile. Basta andare sul sito www.alkene.nete cliccare "mi piace" al termine del breve teaser. Raggiunti i 1000 like sarà possibile vedere il video completo del primo singolo. Venerdì 19 aprile, inoltre, gli Alkene si esibiscono al Tetris di Trieste dalle 22.30.

A Trieste "La clemenza di Tito", controversa opera di Mozart, per la prima volta da quando esiste il Verdi

A Trieste

Trieste - Una “porcheria tedesca in lingua italiana” come la definì con stizzosa supponenza la neo regina Maria Luisa di Borbone? O piuttosto un’opera degna di essere compresa e valorizzata come ha fatto Riccardo Muti?

Il pubblico del “Verdi” di Trieste, per la prima volta da quando esiste il teatro, sabato 13 aprile ha assistito a “La clemenza di Tito” di W.A. Mozart e non la pensa come la regina. Ha seguito con interesse, apprezzato e applaudito quello che, fino al giudizio negativo che ne diede Wagner, era considerato un capolavoro.

Se i giudizi critici sull’opera sono discordanti, e oscillano tra il “relitto” di gusto classicista e il capolavoro degno del Don Giovanni e della Zauberflöte, l’allestimento del “Verdi” ne ha evidenziato le caratteristiche geniali, sia drammaturgiche che musicali.

È chiaro come sia difficile attualizzare un’opera che racconta, piuttosto che di amore e morte, della  magnanimità e dell’indulgenza di un governante che diviene eroe della bontà e dell’etica. Quindi la soluzione scenografica e registica dell’allestimento triestino ha inquadrato la vicenda di uno stereotipo celebrativo - come doveva essere il Tito di Mozart - in un tempo e in uno spazio inattuali ma assolutamente congeniali.

Infatti Pier paolo Bisleri colloca l’azione nell’epoca in cui fu composta l’opera (e lo testimoniano costumi, parrucche e suppellettili stile Luigi XVI) e vi aggiunge valore estetico ambientandola nella rigorosa cornice rinascimentale del Teatro Olimpico di Vicenza di Andrea Palladio

La regia di Jean-Louis Grinda, coadiuvato dall’assistente Erich Chevalier, muove i personaggi con simmetria geometrica, in taluni momenti come se prendessero parte a un rituale disciplinato.

L’effetto generale potrebbe essere la soluzione della lettura di un’opera controversa: come Mozart con la musica del suo “Tito” e Palladio con l’architettura, Bisleri e Grinda propongono il confronto con la classicità e gli elementi costituitivi del teatro antico auspicando così di ritrovare le leggi segrete dell’armonia e della proporzione etica ed estetica. Attualità ex contrario, dunque.

Anche dal podio si è avvertita questa tensione. Il M° Gianluigi Gelmetti ha contenuto i tempi conferendo unità drammatica e dinamica, ha dato il giusto rilievo agli strumenti rispettando la vocalità dei cantanti e messo in evidenza purezza di linee e ricchezza di ornamenti della partitura mozartiana. Misura ed equilibrio hanno forse mitigato il vigore dei recitativi accompagnati. Un plauso ai fiati e al clavicembalo.

La compagnia di canto è stata corrispondente all’impegno richiesto: il tenore calabrese Giuseppe Filianoti (Tito), ha interpretato questo ruolo, l’anno passato, alla Met di New York. Rappresenta con disinvoltura le sfumature emotive del suo personaggio con un fraseggio delicato e vi aggiunge simpatia e nobiltà nella recitazione. Sicuro nell’intonazione, nel volume e nella messa di voce, fatica un po’ in qualche coloratura particolarmente ardua.

La mezzosoprano Laura Polverelli interpreta Sesto con intelligenza drammatica e competenza tecnica, soprattutto nella collocazione dei fiati. Cosa che le permette di cesellare le colorature e approfondire l’intensità e il temperamento del suo personaggio. Sicurezza e proprietà espressiva le sono state riconosciute ampiamente negli applausi finali.

Eva Mei sfoggia un’intonazione sicura e un timbro luminoso. Le sue colorature e la sua sicurezza scenica disegnano con plasticità anche psicologica una Vitellia intensa, dinamica e sciolta nel passaggio dall’intrigante, fiera e ambiziosa del primo atto, alla principessa amorosa e umiliata del secondo.

Marco Vinco (Publio) è un basso dalla recitazione asciutta e sempre calibrata e dalla figura elegante. Ottima la sua prova che mette in campo una buona dizione, un’intonazione sempre centrata e una voce dal timbro sostanzioso in tutti registri. Buona anche la prova della mezzosoprano Annunziata Vestri (Annio) e della soprano siberiana Irina Dubrovskaya (Servilia)

I costumi del nuovo allestimento portano la firma di Francoise Raybaud–Pace, nota anche per la propria linea di abbigliamento. Le luci sono di Claudio Schmid. Impeccabile come sempre il Coro del Teatro “Verdi” istruito dal M° Paolo Vero.

Repliche: domenica 14 aprile, ore 15.30 turno D; mercoledì 17 aprile, ore 20.30 C; sabato 20 aprile, ore 15.30 S; mercoledì 24 aprile, ore 20.30 B; sabato 27 aprile, ore 20.30 E.

Nella recita del 14 aprile i ruoli di Sesto, Tito Vespasiano, Vitellia, Publio e Servilia sono interpretati rispettivamente da Marina Comparato, Tony Bardon, Mihaela Marcu, Gabriele Sagona e Rita Cammarano.

[Roberto Calogiuri]

Week end a Pasian di Prato e Fiumicello con le bande musicali autonome del Friuli Venezia Giulia

Week end con le bande musicali autonome del Friuli Venezia Giulia

Udine - Doppio appuntamento musicale questo fine settimana con le bande dell'Anbima (Associazione Nazionale delle Bande Italiane Musicali Autonome, Gruppi Corali e Strumentali e Complessi Musicali Popolari) del Friuli Venezia Giulia. Si comincia sabato 13 aprile alle 20.45 nell'auditorium "E. Venier" di Pasian di Prato, dove il chitarrista Michele Pucci presenterà l'album "Atras per Undas" con la partecipazione straordinaria dei colleghi Francesco Bertolini, Enrico Milanesi e Giovanni Bresil.

L'album, che propone un vasto repertorio dal flamenco alla musica medievale, dal jazz alle composizioni minimaliste, è stato registrato da Fabio Tomasino, nel teatro settecentesco di Montecosaro nelle Marche, sostenuto dal Progetto Integrato Cultura del Medio Friuli e tutto il ricavato della vendita andrà a finanziare il progetto di cooperazione “Hijos del Sol” in Paraguay.

Domenica 14 aprile a Fiumicello è in programma la 31° edizione della tradizionale Rassegna di bande, organizzata dal gruppo “Tita Michelàs”. Appuntamento nella sala Bison in piazzale dei Tigli, per il concerto diretto dal maestro Flavio Luchitta. Sul palco saliranno anche il Corpo Bandistico Musicale “Città di Cividale del Friuli” e la Banda Civica “Città di Grado”. Ingresso libero.

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Direttore: Maurizio Pertegato
Capo redattore: Tiziana Melloni
Redazione di Trieste: Serenella Dorigo
Redazione di Udine: Fabiana Dallavalle

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