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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Al Verdi di Trieste prosegue l'anno verdiano con un "Macbeth" dal cast internazionale

Al Verdi di Trieste prosegue l'anno verdiano con un

Trieste – Nell’anno delle celebrazioni verdiane, come terzo appuntamento con l’opera, venerdì 8 marzo, alle ore 20.30, è andato in scena “Macbeth”, secondo titolo che la Fondazione lirica triestina dedica al maestro di Busseto dopo l’inaugurazione con “Il Corsaro”.

Decima opera di Verdi e pietra miliare della sua produzione giovanile, “Macbeth” segna non solo l’affrancamento dagli “anni di galera” ma anche la volontà di misurarsi con le passioni umane fuori dal comune e, soprattutto, l’impegno di sperimentare una nuova tendenza creativa del melodramma, sia dal punto di vista musicale che canoro che scenico.

Verdi stese lo schema drammaturgico di suo pugno con la certezza che “tutto deve dire qualcosa”, in aderenza pressoché totale con il testo inglese — caso unico nella produzione verdiana — e nello stesso tempo tappa fondamentale nel cammino drammaturgico verso “la parola scenica”.

Se a ciò si aggiunge l’elemento magico notturno, l’indagine sulla brama di potere, sulla malvagità, sulla pulsione di morte e la dissoluzione della coppia matrimoniale, si intuisce come  particolarmente attesa sia stata la lettura registica di Henning Brockhaus, forte della sua competenza linguistica, di musicista diplomato in clarinetto e studioso di composizione, psicologia, filosofia e scienza del teatro, votatosi alla regia dopo l’incontro con Giorgio Strehler.

Aspettative non disattese: scarne le scene riprese da Josef Svoboda - il rivoluzionario iniziatore del teatro multimediale, scomparso nel 2002 -  ma efficacissime nella resa dell’atmosfera fantasmatica e cupa. Sullo sfondo di un geniale gioco di pannelli nei toni di un grigio materico, tra effetti speciali, registrazioni fuori campo e artifici visionari, la regia di Brockhaus – che cura anche l’affascinante e coinvolgente gioco delle luci – si articola in una notte senza fine e si snoda con intelligenza scenica e con soluzioni originali e spesso emozionanti, degne del più raffinato gusto del genere gotico, non prive di allusioni ai processi psichici dell’inconscio. Straordinario l’impatto visivo delle maschere bianche, quasi a togliere identità somatica a vantaggio esclusivo di quella drammatica.

Direttore il M° Giampaolo Bisanti che si è misurato con una partitura impegnativa,sintetica e unitaria di cui ha tenuto le fila con autorità e sicurezza. Ha saputo imprimere i tempi adeguati ed evidenziare i dettagli coloristici in pieno accordo con la situazione teatrale e nel rispetto delle parti cantate.

Un plauso alla sezione dei fiati per la prova del tessuto fugato della scena della battaglia ma anche perché particolarmente impegnato nel definire il peculiare clima notturno livido e stregato.

Internazionale la compagnia di canto abbastanza equilibrata e coesa nella quale svetta il baritono argentino Fabián Veloz (Macbeth), al suo debutto lirico in Italia e noto in Croazia per aver cantato nel Nabucco l’anno passato. In questa occasione vanta  — se non un  volume di spicco —  una  linea vocale corposa e completa, un’efficacia declamatoria calibrata e plastica, carattere e, soprattutto, presenza scenica e pathos toccante.  

La soprano greca Dimitra Theodossiou (Lady Macbeth) sfodera un potente volume di voce. Del soprano drammatico d’agilità possiede in abbondanza la prima caratteristica ma difetta nella seconda, poco duttile nelle colorature. Ottima nel registro acuto, non ha una buona tenuta nel registro grave. Da considerare come talvolta canti in posizioni scomode.

Il tenore albanese Armaldo Kllogjeri (Macduff) è protagonista di una delle rare aperture belcantistiche dell’opera. Ha un timbro squillante, una voce ben impostata nel registro medio ma nel complesso priva di sostanza. Lo scarso spessore degli acuti rende la sua prestazione poco adatta al ruolo eroico.
Il basso Paolo Battaglia (Banco) ha una resa accettabile soltanto nel registro medio. In compenso possiede aplomb attoriale.

Completano il cast Giacomo Patti (Malcolm), Sharon Pierfederici (Dama di Lady Macbeth), il Dario Giorgielè (Medico/Prima apparizione), Stefano Consolini (Domestico di Macbeth), Francesco Musinu (Sicario). Nel ruolo dell’Araldo Giuliano Pelizon (8,10,14/3) e Hektor Leka (9,12,16/3) . Il Coro del Teatro Verdi, istruito dal M° Paolo Vero, provvede come al solito una prestazione ottima per impasto sonoro, precisione e recitazione. Quindi le apparizioni: Erica Benedetti, Emma Orsini, Irene Dussi, Francesco Felician. I solisti del Coro dei Piccoli Cantori della Città di Trieste e la Civica Orchestra di Fiati della Città di Trieste.

Ricostruzione dell’allestimento scenico di Benito Leonori. Costumi di Nanà Cecchi. Coreografie di Maria Cristina Madau. Assistente alla regia e alla coreografia Valentina Escobar.

Pubblico soddisfatto anche se non in delirio. Sempre presenti i giovani grazie al progetto “All’opera, ragazzi” proposto dalla Fondazione lirica e diffuso nelle scuole.

Repliche: sabato 9 marzo, ore 20.30 C (Macbeth: Angelo Veccia. Lady Macbeth: Tiziana Caruso), domenica 10 marzo, ore 15.30 D, martedì 12 marzo, ore 20.30 B, giovedì 14 marzo, ore 20.30 E, sabato 16 marzo, ore 15.30 S.

Prossimo appuntamento: 23 marzo 2013 con “The Rape of Lucretia” di Benjamin Britten

[Roberto Calogiuri]

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Redazione di Trieste: Serenella Dorigo
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