"The rape of Lucretia" al Verdi di Trieste, opera intensa ed attualissima su potere e violenza
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- Categoria: Musica
- Pubblicato Domenica, 24 Marzo 2013 13:13
- Scritto da Roberto Calogiuri
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Trieste – Non si poteva immaginare un’opera lirica più attuale e adeguata al momento presente di “The Rape of Lucretia” di Benjamin Britten andata in scena al Teatro Verdi sabato 23 marzo alle 20.30, con la quale la Fondazione celebra il centesimo anniversario della nascita del compositore inglese.
A pochi giorni dall’insediamento della neopresidente della Camera che ha parlato di “umiliazione delle donne che subiscono violenza travestita da amore”, dopo i numerosi episodi di brutale aggressività verso il sesso femminile, un’opera lirica porta sulla scena lo stupro di una donna, esemplare per virtù e onore, perpetrato da un uomo di potere.
“Lo stupro di Lucrezia” invita e quasi prescrive di confrontarsi con il problema morale, il significato e le origini dello stato in un momento in cui, con fatica, si tenta di bonificare la corruzione della politica, l’arroganza e la protervia dei governanti, la collusione tra sesso e potere.
In questo senso Britten e il suo librettista Ronald Duncan, alla fine del secondo conflitto mondiale, interpretano e sezionano le motivazioni politiche e morbose di uno dei crimini più vili che l’uomo possa concepire. Lo fanno attraverso il racconto di uno dei miti di fondazione delle istituzioni italiche: l’offesa a Lucrezia, recata col ricatto dal figlio di Tarquinio il Superbo, provocherà la sollevazione del popolo, la cacciata del tiranno che mal governa Roma e l’avvento della repubblica consolare.
Se a ciò si aggiungono i riferimenti alla passione di Cristo, che certa critica ritiene poco razionali e poco organici all’opera, il tutto serve a illuminare il lato oscuro e tormentato della biografia di Britten, quello che collega la sessualità alla violenza e l’amore puro al cristianesimo per mezzo di un sistema prefigurativo di tipo biblico in cui Lucrezia anticipa le qualità eroiche del martire e la possibilità di una redenzione.
Bellissimo il libretto che coglie con profondità poetica e straordinaria modernità tanto gli snodi cruciali della condizione femminile quanto quelli tristemente attuali dell’esercizio di un potere che deprime l’individuo e la sua dignità. Impossibile ignorare le generose riflessioni sociali, psicologiche e sentimentali stemperate nel testo.
Intelligenti e appropriate le scene e la regia, entrambi del giovane regista croato Nenad Glavan: un emiciclo a gradinate, un traliccio mobile e uno schermo che rilancia la tragedia dei personaggi compongono la scena con eleganza geometrica articolata sulla dislocazione dinamica degli spazi e delle forti emozioni suscitate.
La compagnia di canto è, nel complesso, buona considerato il notevole impegno vocale richiesto. La contralto Sara Galli (Lucretia) si distingue per le doti attorali e la capacità acrobatica, anche fisica. Svetta per qualità timbrica, volume e intonazione il tenore austriaco Alexander Kröner (coro maschile).
Quindi il basso Marijo Krnić (Collatinus) un po’ statico e impreciso nella pronuncia. I baritoni Carlo Agostini (Principe Tarquinius) e Giampiero Ruggeri (Junius). Le soprano Katarzyna Medlarska (coro femminile) e Nuria Garcia Arres (Lucia). La mezzosoprano Dijana Hilje (Bianca).
I tredici elementi dell’orchestra del Teatro Verdi sono stati diretti dal maestro giapponese Ryuichiro Sonoda che, con talento cameristico, ha valorizzato la geniale architettura drammaturgica e i cambi di atmosfera, attribuendo la giusta ponderazione tra insiemi e parti solistiche e conferendo rilievo alla rigorosa organizzazione formale della partitura.
Completano la compagine artistica il Coro istruito dal M° Paolo Vero, i mimi danzatori: Jerko Cvitanović, Luka Kivela, Gianluca De Pol, Toni Dorotic, Luka Crnošija, Viktor Jakovčevic.
Costumi di Teresa Acone, coreografia di Almira Osmanovic e luci di Srđan Barbarić che sfrutta con intelligenza i giochi d’ombra.
Un teatro semivuoto conferma la tradizionale idiosincrasia del pubblico triestino per la musica del ’900, anche quando si tratti di un capolavoro di rara fattura come questo e offerto, in aggiunta, per la prima volta assoluta in regione. Applausi convinti e meritati alla fine, pur senza rituale pioggia di fiori.
In compenso resiste la partecipazione dei giovani studenti. Compunti, educati e in ghingheri per la prima. Bellissimi. È giusto che i temi e i messaggi etici e affettivi sottesi a quest’opera siano rivolti alla loro meditazione.
Repliche: Domenica 24 marzo, ore 15.30, turno D. Martedì 26 marzo, ore 20.30, B. Mercoledì 27 marzo, ore 20.30, C. Giovedì 28 marzo, ore 20.30, E. Venerdì 29 marzo, ore 15.30, S.
Prossimo appuntamento: 13 aprile 2013 con “La clemenza di Tito” di W.A. Mozart
[Roberto Calogiuri]