Il 1° maggio "Ville aperte in Friuli Venezia Giulia" con 18 edifici privati aperti al pubblico
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- Pubblicato Mercoledì, 20 Aprile 2016 13:15
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Trieste - È stata presentata il 20 aprile "Ville Aperte" l'evento giunto alla dodicesima edizione che si svolgerà il prossimo 1° maggio in Friuli Venezia Giulia.
La manifestazione è stata illustrata in una conferenza stampa a cui hanno preso parte l'assessore regionale al Territorio Mariagrazia Santoro, il vicesindaco di Manzano Lucio Zamò e la presidente di Itineraria, associazione delle guide turistiche autorizzate della regione, Maria Paola Frattolin.
L'iniziativa, organizzata dall'Aster Turismo (composta dai Comuni di Buttrio, Corno di Rosazzo, Manzano, Pavia di Udine, Pradamano, Premariacco e San Giovanni al Natisone) e da Itineraria, è nata nel 2005 e anche quest'anno propone l'apertura al pubblico di 18 ville private e di altri siti di interesse turistico com l'Abbazia di Rosazzo, l'area archeologica del castello di Manzano e sentiero della Sdricca, la chiesa della Santissima Trinità di Risano e il mulino Cainero di Judrio.
La manifestazione fortemente voluta e sostenuta dai Comuni per promuovere il loro territorio, si rinnova grazie alla disponibilità dei proprietari che aprono straordinariamente al pubblico le loro dimore, permettendo ai visitatori di apprezzare un patrimonio storico-culturale di grande rilievo.
Le guide turistiche autorizzate di Itineraria FVG accompagneranno i visitatori nel corso della giornata dalle ore 10.00 alle ore 18.00.
Accanto all'apertura delle ville, saranno organizzati numerosi eventi collaterali tra mostre, degustazioni, concerti, escursioni in carrozza, mentre ristoranti e agriturismo della zona proporranno menù tipici e a tema. L'obiettivo, come hanno indicato Zamò e Frattolin, è quello di superare i numeri dell'anno scorso, quando circa seimila persona, provenienti anche da Veneto, Slovenia e Carinzia, hanno partecipato a Ville Aperte.
"Vanno ringraziati non solo gli organizzatori di questo evento - ha affermato l'assessore Santoro - ma anche i proprietari delle ville che le aprono al pubblico ma soprattutto per l'opera di gestione e manutenzione di un patrimonio che è sì privato ma che appartiene a tutta la collettività. E va detto un grazie anche alle amministrazioni che credono a un progetto che valorizza ciò che di bello può offrire questo territorio".
"Questa iniziativa - ha concluso l'assessore - è la prova che la collaborazione tra pubblico e privato può dare ottimi frutti per l'interesse comune e nell'ottica di una maggiore conoscenza del nostro patrimonio architettonico e culturale, che si sposa con un turismo di qualità e non invasivo".
info: http://www.itinerariafvg.it/
(nella foto: Villa Romano a Manzano)
A rappresentare “Il Carso e la Bora” tre autori doc Premuda, Grubissa e Franchi
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- Pubblicato Giovedì, 14 Aprile 2016 20:41
- Scritto da serenella dorigo
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Trieste - È inequivocabilmente ispirato alla natura triestina il progetto letterario che Mike Markart, poeta e scrittore, e Martin G. Wanko, blogger – entrambi stiriani – hanno avviato l'anno scorso e che viene pubblicato adesso.
“Il Carso la Bora”, iniziativa sostenuta dal governo austriaco, è ora leggibile su internet nel sito www.il-carso-la-bora.com. Attraverso testi, foto e interviste realizzate a Trieste e dintorni, Markart e Wanko affrontano e indagano il nostro territorio, lo stile di vita e le caratteristiche di chi vive tra il mare e il Carso, e il loro punto di osservazione è per certi versi prossimo, visto il comune passato che lega Trieste all'Austria, e per altri versi distante, specie quando si sofferma a riflettere sul ruolo riservato alla politica culturale e agli artisti in Italia rispetto al loro paese.
A questo proposito sono stati coinvolti nel progetto tre autori triestini che raccontano la loro esperienza creativa e il loro rapporto con il Carso e la Bora: Gianfranco Franchi, autore del testo “Bilancia”, Barbara Grubissa con la sua poesia “Roccia carsica” e Corrado Premuda con il racconto “La bora mi mangia i capelli”.
Iniziativa benefica per la festa di San Marco in omaggio ad un'antica leggenda veneziana
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- Pubblicato Mercoledì, 13 Aprile 2016 10:26
- Scritto da Redazione Ilfriuliveneziagiulia
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Pordenone - "Il “bocolo” e altre storie veneziane". Questo il tema della serata in programma venerdì 15 aprile, alle 20, nella sala Diemoz, a Porcia, che vedrà la partecipazione di Alberto Toso Fei, appassionato di storia veneziana, che discende da una antica famiglia di vetrai di Murano.
L’iniziativa è promossa dall’associazione Pietro Querini di Visinale di Pasiano, dalla Croce Rossa Italiana e dall’Accademia San Marco Pordenone.
Toso Fei è autore di vari volumi sulle vicende segrete delle città più belle d’Italia, tra curiosità e mistero, aneddotica e leggenda, recuperando l’importante patrimonio della tradizione orale.
Quanto al tema della serata, nella seconda metà del IX secolo, a Venezia era doge Orso Partecipazio. Egli aveva una figlia, Maria, dagli occhi così brillanti che era soprannominata "Vulcana". Di lei era innamorato, ricambiato, un trovatore, Tancredi.
A causa della differenza di casta, non potevano sposarsi e così Tancredi si arruolò per combattere contro i "mori", e la fama delle sue coraggiose imprese giunse a Venezia e al doge, che acconsentì al matrimonio.
Putroppo nell'ultima battaglia, Tancredi, ferito a morte, cadde sopra un rosaio ed il suo sangue colorò di rosso un bocciolo di rosa bianca. Con le sue ultime forze, la diede ad un suo compagno, pregandolo di portarla a Vulcana in ricordo del loro amore.
Era il 24 aprile, vigilia della festa di San Marco, patrono della città. Costernata, Vulcana non disse una parola e si ritirò nelle sue stanze: il giorno dopo la trovarono senza vita sul suo letto, con il bocciolo della rosa stretto al petto, non più appassito, ma rifiorito.
Da quella volta, da più di 1200 anni gli innamorati veneziani offrono, il giorno di San Marco e in piazza San Marco, un bocciolo, il "bocolo", alle loro ragazze. Questo romantico gesto a Venezia è supportato dalle Dame Volontarie della Croce Rossa Italiana, che mettono a disposizione degli innamorati questo fiore che è anche il simbolo della stessa associazione.
Visto che la storia di Pordenone è legata strettamente alla città lagunare, l’associazione “Pietro Querini”, di concerto con la delegazione pordenonese della Cri e l’Accademia “San Marco”, porta quest'iniziativa di origine leggendaria anche nella città del Noncello.
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