#Articolo21, quando la libertà di stampa è un diritto innegabile e non una bandierina
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- Pubblicato Mercoledì, 04 Maggio 2016 12:00
- Scritto da Timothy Dissegna
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Gorizia – Le giornate dedicate a qualcuno o qualcosa sono spesso “spot”, 24 ore di belle parole che spazzano i problemi sotto il tappeto. Al giornale Sconfinare eventi simili non piacciono ma, in occasione della giornata di ieri dedicata dall'UNESCO alla libertà di stampa e oltrettutto in occasione del suo decimo compleanno, non si è lasciato scappare l'occasione per organizzare un evento unico.
Anzi, tre: fin dalla mattina, infatti, presso il Polo Universitario di via Alviano il tema più caro al giornalismo è stato raccontato da “#Articolo21”, ossia una conferenza e due workshop con ospiti d'eccezione che hanno visto fin da subito la partecipazione di tantissimi studenti di Scienze Internazionali e Diplomatiche. Un successo che si è mantenuto fino alla fine degli incontri, dove gli stessi ragazzi sono stati coinvolti in prima persona.
La mattina è iniziata, quindi, con quattro importanti nomi: Marco Cuniberti, costituzionalista e direttore della Scuola di giornalismo "Walter Tobagi" - Statale di Milano; Roberto Reale, giornalista e co-fondatore dell'associazione Articolo21; Antonino Monteleone, inviato di Piazza Pulita, e Gaetano Pecoraro de Le Iene. Poco spazio per la retorica e tanta analisi, soprattutto autocritica: fin dalla triste posizione del nostro Paese nella classifica per la libertà di stampa di Reporter senza frontiere, 77a e in calo rispetto al 2015, quand'era 73a. Un calo spiegabile, ha detto Reale, con il processo a carico di Nuzzi e Fittipaldi per Vatileaks.
Nel dettaglio è andato Cuniberti, definendo la stessa professione del giornalista in Italia: tantissimi sono i pubblicisti, la cui figura nasce in origine come “esperto” per rubbriche di settore. Oggi, invece, fa il lavoro del professionista ma non ha le sue stesse tutele, come il segreto professionale per le fonti. Per gli inviati dei due programmi tv, le classifiche sulla libertà di stampa lasciano il tempo che trovano: sul campo, non hanno trovato censura ma, anzi, più pericolosa è l'autocensura. Uno spettro che condiziona poi l'intero mondo del giornalismo italiano.
Dopo la pausa pranzo si è ripartiti con i workshop: nel primo, in “cattedra”, c'erano la scrittrice italo-siriana Amani El Nasif e Pecoraro. Drammatica la storia della ragazza: a 16 anni, per rifare il passaporto, parte dall'Italia per tornare nella Siria materna: questione di pochi giorni, pensava, e invece vi rimarrà per 13 mesi promessa in sposa ad un cugino. Dalla sua esperienza è nato “Siria Mon Amour”, contenente la stessa storia che l'autrice ha ricordato davanti a un pubblico attentissimo. Anche la “iena” è stata in Medio Oriente, realizzando un importante servizio nel quale ha raccontato l'aiuto offerto ad un profugo siriano in acque internazionali.
Entrambi racconti che hanno captato l'attenzione collettiva, per poi lasciar spazio ad altri due oratori d'eccezione: Gabriele Zagni, oggi Social media manager di Piazza Pulita e fino a qualche anno fa studente al SID; e Ismaele La Vardera, inviato delle Iene e fin da giovanissimo reporter in prima fila contro la mafia. Due discorsi apparentemente distanti, ma in realtà complementari: il terrore passa sulla rete, che sia terrorismo o criminalità organizzata, e conoscere come si muove lì dentro è indispensabile per capire come raccontarlo.
Una giornata targata Sconfinare che non ha lasciato con l'amaro in bocca: un lavoro di squadra che ha ripagato grazie ai racconti degli ospiti che hanno lasciato un segno in tutti i presenti. E che hanno sicuramente mosso qualcosa nella coscienza dei ragazzi, non importa se sognano di diventare giornalisti o altro: l'informazione è un qualcosa di necessario all'essere umano e capire i suoi pregi e difetti è un esercizio indispensabile per diventare cittadini già oggi.
Al Festival vicino/lontano programma dedicato alla vulnerabilità nel 40° del terremoto
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- Pubblicato Lunedì, 02 Maggio 2016 13:05
- Scritto da Redazione Ilfriuliveneziagiulia
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Udine - La vulnerabilità, cifra del nostro tempo, è al centro della XII edizione del festival vicino/lontano di Udine, da giovedì 5 a domenica 8 maggio 2016. Non poteva mancare, nel programma del festival, un articolato percorso dedicato al tragico sisma che sconvolse il Friuli la sera del 6 maggio 1976, una data scolpita nella memoria di tante generazioni.
Una mostra, che si aprirà proprio venerdì 6 maggio con l’installazione – racconto del terremoto che ha segnato la fine di “un” mondo, un libro in cui vengono raccolte le testimonianza di scrittori e giornalisti su quella notte e un dibattito dedicato alle diverse esperienze di ricostruzione post sisma in Italia scandiranno la riflessione di vicino/lontano su un evento che ha cambiato definitivamente il volto di un territorio e di un popolo.
A quarant’anni esatti dalla scossa avvenuta nel 1976, venerdì 6 maggio alle 21, si aprirà dunque all’ex Cinema-Teatro Odeon di Udine – riaperto anche quest’anno in occasione di vicino/lontano - la mostra “KAOS 76: la notte che cambiò il Friuli”, promossa dal Comune di Udine – Civici Musei e dalla Regione Friuli Venezia Giulia.
La mostra include video e audio originali, fotografie, copertine di giornali e interviste, in un racconto dinamico che farà rivivere anche emozionalmente il tragico evento e le sue conseguenze. D’altra parte la storia del Friuli è stata segnata in maniera indelebile dal terremoto del 1976 e dal modo in cui questa comunità ha gestito e vinto la sfida della ricostruzione.
L’esposizione accosta il patrimonio fotografico dei Civici Musei di Udine ai materiali forniti da Associazione dei Comuni terremotati, Associazione Radioamatori Italiani di Udine, Biblioteca Civica “V. Joppi”, Brigata Alpina Julia, CRAF, Cineteca del Friuli, Istituto Luce, Vigili del Fuoco di Udine, Rai.
Curata dal Conservatore dei Civici Musei Silvia Bianco e per vicino/lontano da Luigi Montalbano e Alessandro Verona, la mostra crea una sequenza fatta di luci e ombre, suoni e immagini che svelano lentamente l’allestimento.
Si parte dall’audio originale della scossa principale che si ascolterà nel buio della sala, per passare alle prime immagini notturne catturate nei luoghi della tragedia; a seguire, i primi commenti a caldo dei principali sistemi d’informazione del tempo fino a che le luci illumineranno la sala svelando l’allestimento nella sua interezza.
Il crescendo espositivo raccoglie anche alcuni contributi dei radioamatori dell’epoca, che supportarono l’emergenza e coordinarono l’intervento dell’esercito e delle forze dell’ordine.
La mostra accompagna il visitatore in un “viaggio al termine della notte” che appartiene ad un altro secolo, anzi ad un altro millennio: un mondo analogico che, elaborato attraverso le tecnologie digitali, dà forma e vita ad un’installazione multimediale.
A vicino/lontano la ricorrenza del sisma sarà anche un’occasione per mettere a confronto il cosiddetto “modello Friuli” con le diverse esperienze di ricostruzione in Italia – dal Belice all’Aquila: ne converseranno sempre venerdì 6 maggio (ore 18, Chiesa di San Francesco) l’architetto Giovanni La Varra, docente di Progettazione Architettonica all’Università di Udine, con Bartolomeo Pietromarchi, docente al Master of Art della LUISS, curatore del Padiglione Italia alla Biennale di Venezia 2013 e Andrea Tagliapietra, docente di Storia della filosofia all’Università San Raffaele di Milano. La ricostruzione post terremoto in Italia - o per meglio dire le diverse logiche delle ricostruzioni in Belice, Friuli, Irpinia, Marche, Umbria e infine a L’Aquila - sono una straordinaria metafora del rapporto tra architettura e politica in Italia.
Di volta in volta, le differenti ricostruzioni hanno mostrato in maniera evidente i limiti e le ossessioni di un rapporto tra le logiche del costruire e quelle del governare, mettendo in luce paradossi, ideologie, ambiguità. Rileggere i paesaggi delle diverse ricostruzioni è una chiave possibile per descrivere come, se pure in condizioni di emergenza, politica e architettura si siano confrontate, nel nostro paese, sempre in termini emotivi, esaltando le reciproche debolezze e contraddizioni.
Subito dopo, alle 19.30, sempre nella Chiesa di San Francesco vicino/lontano 2016 ospiterà la presentazione in anteprima del volume “La notte che il Friuli andò giù” edito da Bottega Errante. Interverranno Pierluigi Di Piazza, Gian Paolo Gri, Maurizio Mattiuzza, Paolo Medeossi e Antonella Sbuelz.
La letteratura ha anche il compito di costruire un immaginario, di provare a narrare le emozioni, le contraddizioni, i dolori di quel 1976.
Dai testi più “politici” ai più poetici, dalle testimonianze dirette alle riflessioni: scrittori, giornalisti, critici e musicisti ripercorrono che cos’è stato il terremoto. Un canto collettivo, corale, popolare, che ci riporta dentro la notte del 6 maggio 1976. Nel corso dell’evento sarà proiettato il cortometraggio "1976" di Alessandro Venier con Fabiano Fantini.
Il programma e altri dettagli su http://www.vicinolontano.it/edizione-2016/calendario
Sfida a colpi di poesia: a Udine, la finale del Poetry Slam Fvg
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- Pubblicato Venerdì, 29 Aprile 2016 14:19
- Scritto da Fabiana Dallavalle
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Il 4 maggio, allo spazio InterAzioni, i poeti gareggeranno dal vivo e il pubblico sceglierà il vincitore I poeti del Friuli Venezia Giulia si sfideranno a suon di strofe e, a decretare il vincitore, sarà il pubblico: si chiama Poetry Slam ed è una competizione dal vivo di poesia orale che si sta diffondendo in tutta Italia.
Quest’anno, lo Slam regionale del Friuli Venezia Giulia si terrà a Udine, il 4 maggio: ad organizzare l’evento Poesia&Friends, la Lega Italiana Poetry Slam (Lips) e l’Associazione InterAzioni, che ospiterà la manifestazione nella sua sede di via della Rosta 46. Due gli slam previsti: uno di selezione a manche unica, seguito dallo slam finale a due manche, introdotti dalle letture (in gergo "Sacrifice") degli Emcee (“maestri di cerimonia”), Natalia Bondarenko e Christian Sinicco, che scalderanno la giuria popolare estratta a sorte.
Alle 18 inizierà il turno di selezione tra i sei poeti scelti dagli organizzatori sulla base di tre componimenti inviati precedentemente; il vincitore accederà immediatamente dopo alla finale per il Fvg che si svolgerà alle 19, durante la quale gareggerà con sei poeti qualificati agli slam territoriali. Il vincitore della finale Fvg parteciperà di diritto alla Finale del Campionato di Poetry Slam Lips, che si terrà al Festival Internazionale della Poesia di Genova a giugno.
Alla competizione possono partecipare poeti professionisti e amatoriali, seguendo alcune regole: le poesie devono essere scritte di proprio pugno e non è ammesso l’uso di costumi e oggetti di scena, né di strumenti musicali o basi preregistrate. Sarà il pubblico presente a giudicare le performance di gara dopo che gli Emcee avranno estratto a sorte i 5 componenti della giuria. I Poetry Slam sono nati a metà anni ’80 negli Stati Uniti come forma d’arte da strada, per creare un legame tra scrittura e performance e per stimolare gli ascoltatori in un rapporto attivo.
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