Continua il Lunatico Festival con Giulio Mozzi e il suo ultimo libro
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- Pubblicato Giovedì, 09 Luglio 2015 09:39
- Scritto da redazione ilfriuliveneziagiulia
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Trieste – Continua il Lunatico Festival con Giulio Mozzi e il suo Favole da moririe, oggi giovedì 9 luglio alle ore 21 al Parco di San Giovanni (via Pastrovich) A seguire la lettura di "Emilio delle tigri se n’è andato. Un atto unico su Emilio Salgari” è a cura di Gianmaria Martini e Ivan Zerbinati tratto da Favole del morire (Laurana 2105)
“Ho tutto qui, nella mia testa”. Chi prova per la prima volta a raccontare una storia spesso cade nell’errore di confondere una semplice idea drammatica – o, peggio, un’intuizione tematica – con la vera e propria invenzione narrativa. Per questa ragione uno dei tratti caratteristici dell’insegnamento di Giulio Mozzi è l’invito apparentemente paradossale all’esitazione: “Quando hai un’idea chiara in testa, così chiara che ti verrebbe da metterti subito a scrivere: quello è invece il momento di aspettare”. Le idee vanno coltivate, elaborate, ampliate, controllate, trasformate: nella pazienza di questo lavoro intellettuale sta la vera e autentica creatività. Che spesso si appoggia sulla ripetizione insistita, esasperante, di poche semplici domande: “Quale storia voglio raccontare?”, “La storia di chi voglio raccontare?”, “Che cosa è necessario che accada prima, perché dopo accada ciò che desidero che accada?”, “Dato un avvenimento, quali condizioni sono necessarie perché le sue conseguenze siano quelle che io desidero e non altre?”, e così via. Prima di mettersi a studiare le troppo favoleggiate tecniche di narrazione, c’è una vera e propria “postura intellettuale” da apprendere.
Favole del morire, il suo ultimo libro (Laurana 2105), dal quale è tratta la lettura di questa serata, raccoglie un piccolo gruppo di testi scritti tra il 2003 e il 2014, nel quale Mozzi ha continua ha esplorare, secondo le sue parole, “ciò su cui medito tutti i giorni: non la morte, ma il morire”.
Nulla di consolatorio o di edificante, in questo libro, ma una sovrapposizione sfrontata di tragico e comico, di abbandono e di scetticismo, che può sconcertare il lettore. “Emilio delle tigri se n’è andato”, il dialogo teatrale andrà in scena stasera, ne costituisce il fulcro, presenta un Emilio Salgari in procinto di uccidersi. Una “voce” che viene da non si sa dove lo interroga burocraticamente, lo costringe a dichiarare la propria inettitudine alla vita vera, e alla fine con sarcastica compassione lo guida a vivere, nella morte, come dentro “il sogno di un sogno di un sogno”.
L'Italia e l'anti-lingua delle leggi raccontate da Sergio Rizzo a "Cultura in Festa"
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- Pubblicato Martedì, 07 Luglio 2015 17:00
- Scritto da Timothy Dissegna
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Udine - La conoscenza è un patrimonio inestimabile, noi italiani lo sappiamo bene. Ma a valere è anche il suo contrario, quindi l'ignoranza, e ne facciamo i conti tutti i giorni quando cerchiamo di discutere con un sistema troppo spesso menefreghista e cieco. È il caso del degrado di tanti siti storici abbandonati, ma anche il rapporto quotidiano con funzionari bigotti e sordi alle nostre richieste.
A parlare delle conseguenze che l'ignoranza ha nel nostro Paese ci ha pensato Sergio Rizzo (nella foto di Michela Caputo), giornalista del Corriere della Sera e scrittore, che sabato 4 luglio alle 20 è stato ospite di "Conoscenza in Festa", in piazza San Giacomo. Che ha fatto un quadro tragicamente veritiero e riconoscibile dell'Italia, dominata da leggi incomprensibili, scritte così apposta per poter essere interpretate solo da pochi.
Italo Calvino chiamava questo linguaggio "l'anti-lingua", e Rizzo ha letto davanti alla platea attentissima l'estratto dell'articolo che lo scrittore pubblico sul Mattino all'epoca: da ieri a oggi non è cambiato praticamente niente, se non un provvedimento recente che dovrebbe far sì che ogni legge sia scritta in modo chiaro e capibile da tutti. "Ma non è mai stata rispettata" ha affermato l'ospite, come tristemente tante altre cose in Italia.
Un'ulteriore immagine che ben si sposa alla situazione in Italia è un racconto di parecchi anni fa, il quale descrive un luogo utopico dove esistono così tante leggi che è impossibile non infrangerne almeno una. Queste non sono scritte da nessuna parte, se non in giganteschi volumi custoditi sottochiave in una biblioteca, e i guardiani che la sorvegliano sono di due tipi: chi non dice nulla e chi rivela le leggi in modo sbagliato. Fate voi i paragoni.
Breve ma conciso, il giornalista ha quindi dato anche qualche cifra: se la corruzione impedisce a tutti di stare bene, allora è ignoranza, quindi ci costa qualcosa come 140 miliardi di euro all'anno. Cifra da brivido, che fa rimanere tutti con il sedere per terra. L'unica arma per fermare questo vero e proprio cancro è solo la conoscenza, sperando che con il tempo possa migliorare questo povero, nostro Stato.
A Ferruccio De Bortoli il Premio Friuladria Testimoni della Storia
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- Pubblicato Martedì, 07 Luglio 2015 13:00
- Scritto da Redazione Ilfriuliveneziagiulia
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Trieste - È il giornalista Ferruccio De Bortoli il vincitore del Premio FriulAdria Testimoni della Storia 2015. Questa la motivazione: "Figura di spicco nel mondo della comunicazione per autorevolezza, equilibrio e correttezza Ferruccio de Bortoli può essere considerato il perfetto esempio del giornalista con la “schiena dritta”. Il rispetto dell’etica professionale è stato la linea guida nei quarant’anni della sua carriera e per questa ragione merita a pieno titolo il riconoscimento di testimone privilegiato del nostro tempo".
Il riconoscimento è stato attribuito nell’ambito della rassegna “L.INK – Luchetta Incontra” conclusasi a Trieste ed è stato consegnato all’ex direttore di Corriere e Sole 24 Ore dal direttore generale di FriulAdria Crédit Agricole Roberto Ghisellini.
Il Premio, ideato e promosso dalla Banca in partnership con i tre festival culturali del Friuli Venezia Giulia - Pordenonelegge, èStoria, Premio Luchetta –, viene assegnato ogni anno ad un giornalista che abbia saputo raccontare lo spirito del proprio tempo. Le precedenti edizioni sono state vinte da Gianni Minà, Giovanni Floris e Lilli Gruber.
Milanese, 62 anni, dal 15 maggio scorso presidente della casa editrice Longanesi, Ferruccio de Bortoli ha diretto per quattro anni il più importante quotidiano economico italiano, Il Sole 24 ore, e per due volte Il Corriere della Sera, testata di riferimento del giornalismo nazionale, negli ultimi difficili vent’anni del nostro Paese.
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