Capodanno nelle carceri vaticane per l'imprenditore triestino Marcello Di Finizio
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- Pubblicato Lunedì, 29 Dicembre 2014 16:00
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Roma - Resta in cella in Vaticano Marcello Di Finizio, l'imprenditore triestino che il 21 dicembre scorso si è arrampicato sulla facciata della Basilica di San Pietro per protestare contro la normativa europea Bolkestein riguardante le concessioni demaniali nel settore balneare.
Il Promotore di Giustizia del Vaticano, Giampiero Milano, ha ritenuto, comunica una nota della Sala Stampa della Santa Sede, "di dover mantenere lo stato di detenzione a motivo dell'alta probabilità, dato anche il contesto festivo, di reiterazione del reato".
Di Finizio in due anni era salito ben 4 volte sulla Cupola di San Pietro. Il 21 dicembre scorso, la sua quinta volta, si era posizionato sul cornicione che sovrasta la Loggia delle Benedizioni.
Lo stesso Promotore di Giustizia invece ha disposto la "remissione in libertà" per l’attivista delle Femen dopo aver convalidato l’arresto, ma le ha intimato “il divieto di accesso nello Stato della Città del Vaticano, nella basilica e negli altri luoghi extraterritoriali”, come fa sapere padre Federico Lombardi, che ha incontrato la donna la mattina del 29 dicembre.
Tra le accuse a carico della Azhdanova, cittadina ucraina, c’erano l’esecuzione di atti osceni in luogo pubblico, insulti e furto. Un’ora dopo la benedizione Urbi et Orbi impartita dal Papa per il Natale la donna aveva stretto la statua al petto nudo e aveva gridato “Dio è donna”.
Si tratta del primo arresto di un’attivista in Vaticano. La Santa Sede, ha spiegato poi padre Lombardi, ha deciso di procedere con maggiore severità per due ragioni: la reiterazione del gesto – già il mese prima tre Femen avevano protestato in Vaticano contro la visita di Bergoglio al Parlamento Europeo – e palese volontà di offendere il sentimento religioso di altre persone.
Crollo del palco di Jovanotti: condannato a 3 anni l'ingegnere incaricato delle verifiche statiche
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- Pubblicato Lunedì, 22 Dicembre 2014 22:35
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Trieste - È stata emessa il 22 dicembre la sentanza di primo grado con rito abbreviato per l'ingegner Andrea Guglielmo, incaricato della verifica statica dell'impalcatura che crollò l'11 dicembre 2011 al Palarubini di Trieste, prima del concerto di Jovanotti, provocando la morte di un giovane lavoratore.
La sentenza prevede per Guglielmo tre anni di reclusione: un anno per disastro colposo e due anni per omicidio colposo e lesioni colpose.
Guglielmo è stato ritenuto responsabile di aver erroneamente valutato i cosiddetti carichi appesi sbagliando il calcolo del coefficiente di sicurezza. In pratica la struttura è collassata per un eccesso di carico.
L'avvocato difensore, Vittorio Fasce, ha annunciato il ricorso in appello, parlando di "processo estremamente complicato".
Si è chiusa intanto la posizione di Egidio Conte, amministratore della Stage System, morto qualche mese fa, mentre è stato fissato per il prossimo 9 marzo il dibattimento per il terzo indagato, Loris Tramontin, titolare della società Azalea Promotion, organizzatrice del concerto di Jovanotti. Tramontin non ha chiesto il rito alternativo e per lui il pm ha chiesto il rinvio a giudizio.
L'imprenditore triestino Marcello Di Finizio sulla facciata della basilica di San Pietro
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- Pubblicato Domenica, 21 Dicembre 2014 21:59
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Roma - Domenica 21 dicembre l’imprenditore balneare triestino Marcello Di Finizio ha dato nuovamente la scalata a San Pietro, ma questa volta non in cima a un lucernaio della cupola, come ha fatto le precedenti quattro volte in cui ha compiuto questo gesto.
Oggi pomeriggio Di Finizio si è infatti calato fino alla facciata della basilica "per essere più visibile", come ha spiegato al telefono alla redazione del periodico online MondoBalneare.com
"Tutti gli imprenditori balneari italiani mi raggiungano subito in piazza San Pietro – esorta Di Finizio a Mondo Balneare – con in mano un salvagente e un fiore blu. Questa è la nostra ultima occasione per denunciare la situazione disperata in cui ci troviamo".
Di Finizio ha inviato un comunicato all'Agenzia Ansa in cui scrive: "Per favore, dite al Presidente Napolitano che mi chiamo Marcello Di Finizio, e non sono un eversivo, ma sono solo un ESEMPIO, un cittadino, un piccolo imprenditore italiano nato e vissuto sempre in Italia. Ditegli che sono uno dei milioni di italiani massacrati dalla incapacità e la malafede di una politica sempre più marcia e corrotta, totalmente indifferente, distante e incapace di affrontare e risolvere i problemi reali dei loro concittadini".
"Rimarrò qui su senza bere, senza mangiare e senza dormire - scrive Di Finizio su Facebook - cercherò di resistere finché la forza mi sosterrà e se cadrò giù per mancanza di forze sarà evidente a tutti che questa è stata un'esecuzione capitale mediante consunzione. E staremo a vedere fino a dove saranno capaci di spingersi... "
L’ultima "impresa" di Di Finizio a San Pietro risale allo scorso marzo, quando con slogan e cartelli occupò una lunetta centrale della cupola, sul versante della facciata della Basilica. C'è da chiedersi, anche con preoccupazione, come faccia ad eludere la sorveglianza delle guardie vaticane.
Il titolare del locale “La Voce della Luna”, sulla riviera di Barcola a Trieste, è da tempo noto alla gendarmeria vaticana. La prima volta che si arrampicò su San Pietro era il 30 luglio del 2012.
Da allora si è reso protagonista di altre tre "scalate" tutte per il medesimo motivo: la protesta contro la direttiva Bolkenstein, che abroga il rinnovo automatico delle concessioni balneari.
La scorsa estate Di Finizio era rimasto accampato per 80 giorni sulla gru Ursus nel porto vecchio di Trieste.
(foto: Facebook)
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