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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Economia

Benzina, rinnovato lo sconto regionale. Ma le tasse sono troppe

Rinnovato lo sconto regionale per la benzina

Un nuovo sconto regionale approvato oggi in Giunta, su proposta del vicepresidente della Regione, Luca Ciriani, fa nuovamente diminuire il prezzo della benzina verde in Friuli Venezia Giulia, sia pure di alcuni centesimi.
C'è da ricordare però che in Italia, quando si acquistano 10 euro di carburante, quasi 7 euro finiscono nelle casse dello Stato sotto forma di accise e IVA.

Ben venga dunque lo sconto nostrano di 27 centesimi al litro per la "verde": «Per iniziativa dell'amministrazione regionale torna in vigore, dal 25 aprile al 31 maggio - ha spiegato il vicepresidente Ciriani - lo sconto già attivo nei mesi di febbraio e marzo, pari, in totale, a 27 centesimi per la benzina verde in fascia 1 e 15 centesimi in fascia 2. A tale sconto cumulativo si è giunti aggiungendo con la delibera di oggi 6 centesimi di sconto in fascia 1 e 1 centesimo di sconto in fascia 2».

Il nuovo provvedimento non va a modificare l'orientamento espresso dall'amministrazione regionale sul tema della contribuzione statale per mitigare il costo dei carburanti nelle zone di confine: «Restiamo in attesa - ha detto ancora Ciriani - che si chiuda con il Governo un accordo in grado di definire uno sconto carburante per il Friuli Venezia Giulia che non pesi completamente sul bilancio regionale, azione per la quale chiediamo con decisione un ulteriore interessamento da parte del Governo, dopo la disponibilità dimostrata alle regioni di confine, che così come strutturata risulta insufficiente».

Si tratta - secondo il vicepresidente, che ha concordato il provvedimento con l'assessore regionale al Bilancio, Sandra Savino - di una ulteriore azione a vantaggio dei consumatori, ma anche di una misura utile e necessaria per mitigare l'impatto della crisi economica sulle finanze delle famiglie e sul bilancio dell'amministrazione regionale.








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Appare irreversibile l'addio della storica ditta Stock

Appare irreversibile l'addio della storica ditta Stock

È molto difficile che la Stock resti a Trieste: questa in sintesi la situazione della storica azienda, che si accinge a delocalizzare la produzione nella Repubblica Ceca. Lo ha riferito, nella seduta del Consiglio comunale di giovedì 19 aprile, l’assessore allo Sviluppo Economico Fabio Omero, che aveva partecipato il giorno prima all’incontro tra Istituzioni, sindacati e amministratori della Stock tenutosi in Prefettura.

Così la nota del Comune di Trieste: “È emerso – sostiene Omero - che dal 2008 i lavoratori sono stati impegnati in corsi di riqualificazione per rispondere alle nuove strategie del piano industriale di allora. La stessa Stock nel 2011 aveva richiamato otto lavoratori dalla cassa integrazione. I sindacati hanno sottolineato proprio l’assenza di segnali da parte dell’azienda che preannunciassero l’attuale crisi. A rischio sono 28 lavoratori della Stock, il più anziano dei quali ha 45 anni, e 30/40 lavoratori dell’indotto di imprese, che forniscono servizi alla azienda”.

“La Stock – afferma ancora l’assessore - nella persona dell’amministratore delegato Riva, ha comunicato però che la decisione non è più differibile, se l’azienda vuole restare sul mercato. I motivi sono legati al calo dei consumi, ai ristretti margini di guadagno sul prezzo di vendita causa l’aumento della materie prime e della fiscalità, ai costi della manodopera – tripli rispetto alla Repubblica Ceca – e dell’energia e alla perdita di richiamo del brand storico. L’assessore regionale Brandi ha dichiarato allora la disponibilità delle istituzioni e del territorio a intervenire per aiutare l’azienda a superare le criticità denunciate, ma l’amministratore delegato è apparso irremovibile”.

L’assessore Omero ha manifestato un profondo disagio, perché da una parte la stessa azienda riconosce gli sforzi fatti dai lavoratori, dall’altra non si assume la responsabilità di una errata previsione e gestione del piano industriale e di un’altrettanta errata azione di marketing, “soprattutto se si guarda a un liquore arancione, che grazie a una sapiente campagna pubblicitaria ha scalato le vette dei consumi”.

“Il prefetto Giacchetti – riferisce Omero - ha chiesto così alla Stock di lasciare aperto uno spiraglio per poter ancora ripensare alle scelte di delocalizzare la produzione triestina, sottolineando come anche alla Presidenza del Consiglio gli avessero chiesto informazioni sulla vicenda, che a Roma appare alquanto incomprensibile. Solo a quel punto Riva non se l’è sentita di insistere su una chiusura definitiva del dialogo. Ma è rimasta intatta la sensazione che il commento a caldo del sindaco Cosolini “non siamo stati chiamati al capezzale di una malato grave, ma a un funerale”, sia l’unica conclusione della vicenda, che porterà ora all’avvio dei percorsi di ammortizzatori sociali per i lavoratori della Stock di Trieste”.








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Il Fvg in faticosa ripresa

Aumenta la popolazione anziana

A Udine è stato presentato il 17 aprile il rapporto annuale sulla condizione socioeconomica della regione, curato dall'Istituto Ires Fvg e realizzato con il sostegno della Regione. La ricerca, curata da Alessandro Russo, evidenzia alcuni tratti caratteristici dei cambiamenti nel tessuto sociale ed economico regionale.
Un primo dato che differenzia il Fvg dal resto dell'Italia è la componente straniera, che nella nostra regione è cresciuta di meno rispetto alle altre aree nell'ultimo decennio: +174% tra 2002 e 2011, contro un incremento nazionale del + 237%.

L'aspetto più preoccupante è quello relativo alla crescita della popolazione ed al suo invecchiamento: dato che la crescita dell'immigrazione relativa al periodo 2008-2011 è pari al 26,4%, la metà di quella del periodo 2002-2005 (53,4%), nell'ultimo biennio gli stranieri in regione sono cresciuti di 10.000 unità (+10,9%), contro le oltre 22.000 dei due anni precedenti (+31%). D'altra parte la popolazione locale diventa sempre più anziana: nel 2011 gli ultrasessantacinquenni erano pari al 23,4% della popolazione (quasi 290.000 abitanti), ed è cresciuta del 2% tra il 2009 ed il 2011. Il Friuli Venezia Giulia è la seconda regione più anziana dopo la Liguria; in provincia di Trieste la percentuale sale al 27,8% (dati 2011).
Intanto i giovanissimi (sotto i 15 anni) sono cresciuti del 14%, mentre è rimasta stabile (-0,3%) la popolazione in età lavorativa.

Dal lato dell'economia, negli ultimi mesi si è manifestata una certa ripresa dell’occupazione.
Gli occupati, dopo essere crollati da 522.000 persone nel 2007 a 508.000 nel 2010, nel 2011 sono saliti leggermente fino ad arrivare a circa 511.000. Pordenone ha guidato la ripresa, mentre la maglia nera spetta a Trieste. Il tasso di disoccupazione regionale nel 2011 è pari al 5,2% Il totale delle persone disoccupate, sempre nel 2011, era di 28.000 (erano 30.000 nel 2010). Resta alto il ricorso alla cassa integrazione ed altri ammortizzatori sociali: gli interventi straordinari sono aumentati del 4,3% lo scorso anno, risultato della crisi della grande industria, specie nei settori del legno, dell'arredo e dell’industria metalmeccanica. La presenza di imprese globalmente ha subito un calo quasi dell'1% : hanno chiuso i battenti 867 imprese tra il 2009 e il 2011.

Altro dato fortemente negativo è che la disoccupazione è più elevata nelle classi di età più giovani, che hanno più difficoltà a trovare un’occupazione, che nel 2011 era del 20,9% per la classe di età 15-24 anni. Aumenta invece l'occupazione delle donne.

Un altro dei dati positivi evidenziato dal rapporto Ires è la buona tenuta delle esportazioni, che stanno tornando gradualmente ai livelli precedenti alla crisi. In affanno restano il settore dell'arredamento e gli elettrodomestici.








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