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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Attualità

Goletta Verde: coste del Friuli Venezia Giulia inquinate dai fiumi ed invase dal cemento

Goletta Verde: coste del Friuli Venezia Giulia inquinate dai fiumi ed invase dal cemento

Monfalcone (Go) - Il Friuli Venezia Giulia è l’ultima regione toccata dal tour 2014 della Goletta Verde, la campagna itinerante di Legambiente, che anche quest’estate ha realizzato un monitoraggio sullo stato di salute del mare e dei litorali italiani, in 32 tappe da nord a sud della Penisola, prelevando e analizzando oltre 200 campioni d’acqua.

La missione della nave di Legambiente si conclude giovedì 14 agosto a Monfalcone. Il 12 agosto si è svolta la conferenza "Per qualche tanica in più: l’insensata corsa all’oro nero nei mari italiani"; il 13 agosto si sono svolte alcune iniziative per ragazzi; il 14 si è tenuta la conferenza stampa con la presentazione dei risultati del monitoraggio.

La nostra Regione purtroppo non brilla per impegno nella protezione delle acque e delle coste. Vediamo alcuni dei dati che emergono dal rapporto di Goletta Verde.

Su un totale di 111 chilometri di costa - da Muggia, al confine con la Slovenia, a Lignano Sabbiadoro, al confine con il Veneto – 61,5 km, cioè il 55,4% del totale della costa del Friuli Venezia Giulia è stato modificato inesorabilmente da interventi edilizi negli ultimi due decenni, cancellando ben due chilometri di costa.

E il boom del cemento non accenna a diminuire con il rischio di far scomparire per sempre le bellezze naturali della regione.

“I paesaggi costieri sono uno straordinario patrimonio e costituiscono una parte rilevante dell’identità italiana oltre che una potenzialità unica di valorizzazione turistica ed economica – dichiara Mattia Lolli, portavoce di Goletta Verde -. I cambiamenti avvenuti in Friuli-Venezia Giulia, come in altre regioni italiane, negli ultimi decenni sono purtroppo molto rilevanti e in larga parte poco conosciuti. Anni in cui sia le Regioni che il Ministero dei Beni Culturali hanno sostanzialmente chiuso gli occhi di fronte a quanto stava succedendo sulle nostre coste.
 
Lo studio di Legambiente ha analizzato la costa del Friuli Venezia Giulia in un arco di tempo che va dal 1988 al 2011. Grazie alla sovrapposizioni delle foto satellitari è stato possibile fare un raffronto con quella che era l’occupazione della costa all’epoca e come si è evoluta nei 23 anni presi in esame.

Lo studio del consumo di suolo in questo periodo è importante anche perché, almeno in teoria, sono gli anni in cui erano in vigore i vincoli della legge 431/1985, la “Galasso”. Malgrado questi vincoli paesaggistici sono stati cancellati 2mila metri di paesaggi costieri, ossia più del 3 per cento dell’intera urbanizzazione avvenuta fino al 1988.

Più precisamente sono 34 i km occupati da opere infrastrutturali (il solo porto di Trieste occupa 23 km di costa); 6, invece, i chilometri di paesaggi urbani che si possono considerare ad alta densità; 21,5 i chilometri di costa occupati da insediamenti (9,2 km paesaggi agricoli e 40,3 km con caratteri naturali).

È, inoltre, da sottolineare come la costa friulana continui ad essere a rischio di cementificazione, in particolare a Lignano e Grado dove sono stati presentati progetti turistici per centinaia di migliaia di metri cubi e che occorre assolutamente scongiurare.

È stato infine di recente inaugurato, e quindi non compare nell’analisi, il vecchio progetto di un nuovo complesso turistico, “Portopiccolo Sistiana” nel golfo di Trieste, costituito da case, residence e posti barca all’interno di un bacino artificiale costruito in un’area ex cava di 15 ettari.

Da un punto di vista delle opere infrastrutturali, si evidenzia la realizzazione di alcuni nuovi moli a Trieste dove resta ancora aperta la questione del recupero dell’area del porto franco.

Anche se sono presenti riserve naturali, siti di interessi comunicati e Zone di protezione speciale, soltanto l’8 per cento della costa risulta ad oggi sotto effettiva tutela.

E sono ancora le foci dei fiumi e di canali a mettere a rischio la salute del mare del Friuli Venezia Giulia. Degli otto punti monitorati lungo i 111 chilometri di coste tre punti sono risultati “fortemente inquinati” e quindi con una presenta di carica batterica almeno del doppio rispetto ai limiti consentiti dalla legge: le foci dei fiumi Isonzo e Stella e del canale di via Battisti a Muggia da anni continuano a immettere in mare sostanze che mettono a serio rischio il delicato ecosistema marino della regione.

Fiumi e canali che raccolgono scarichi non depurati adeguatamente o addirittura che confluiscono a mare senza alcun tipo di trattamento. Criticità, quelle sul sistema depurativo, per le quali anche l’Unione Europea ci chiede di fare presto: la nuova procedura di infrazione arrivata nei mesi scorsi coinvolge anche otto agglomerati urbani del Friuli-Venezia Giulia nei quali sono state riscontrate “anomalie” circa il trattamento dei reflui.

“Il nostro Paese vive un vero e proprio deficit depurativo che non risparmia neanche il Friuli Venezia Giulia – ha aggiunto Mattia Lolli -. Gli scarichi del 22% della popolazione non vengono correttamente depurati e rischiano di provocare l’inquinamento del mare, dei fiumi e dei laghi. È per questa battaglia di civiltà che il monitoraggio di Goletta Verde anche quest’anno è stato incentrato proprio su tratti di mare interessati da fenomeni di inquinamento legati a mancata o insufficiente depurazione, come le spiagge in prossimità a foci di fiumi e canali".

"Legambiente, è bene ribadirlo effettua un’istantanea che non vuole sostituirsi ai monitoraggi ufficiali e non assegna patenti di balneabilità. È evidente, però, che i punti critici evidenziati dai nostri monitoraggi meritano un approfondimento da parte degli enti competenti".

"Anche l’Unione Europea punta il dito sulla inefficienza della depurazione del Friuli-Venezia Giulia. Per l’ennesima volta rischiamo di pagare multe salatissime che graveranno su tutti i cittadini, soldi che potrebbero essere, invece, investiti sull’adeguamento dei depuratori”.

Proprio alla vigilia della stagione balneare, inoltre, l’Unione Europea ha nuovamente avviato una procedura di infrazione ai danni dell’Italia per il mancato rispetto della direttiva comunitaria sul trattamento delle acque reflue urbane (procedura n. 2014/2059 del 31 marzo 2014) - dopo già due condanne a carico del nostro Paese - che coinvolge 8 agglomerati urbani del Friuli-Venezia Giulia (per un totale di 350.309 abitanti equivalenti) per i quali non è stato dimostrato che tutto il carico generato riceve un adeguato trattamento secondario o gli impianti non sono completamente conformi alla direttiva europea.

Nel mirino dell’Ue sono finiti gli agglomerati urbani di Trieste-Muggia; Fiume Veneto; Maniago; Prata di Pordenone; Rivignano; San Daniele del Friuli; Pasian di Prato e Tricesimo.

(Foto: Goletta Verde Photostream su Flickr)

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