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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Attualità

“Essere nuovi”: cambiamento e riforme al centro della 60esima Premiazione del Lavoro

“Essere nuovi”: cambiamento e riforme al centro della 60esima Premiazione del Lavoro

Udine - “Essere nuovi” non è stato solo il motto della 60esima Premiazione del Lavoro e del Progresso economico della Camera di Commercio, ma ha anche richiamato la rassegna "Friuli Future Forum" in corso fino a fine novembre a Udine.

È stato davvero il filo conduttore di tutti gli interventi delle autorità, come reazione a un presente durissimo e come una necessità di coraggio e radicalità in un cambiamento che deve vedere tutti protagonisti.

«A partire dalle istituzioni», come ha evidenziato il presidente camerale Giovanni Da Pozzo, richiamando alla necessità di «formare nuove reti fra enti basate sulla razionalizzazione e sulla valorizzazione delle competenze di ciascuno».

Passando attraverso il «merito e il rispetto delle regole», i due pilastri citati dall’ospite d’onore, l’ingegnere, il manager e saggista Roger Abravanel.

Per concludere con le «riforme necessarie e ineludibili della Regione, in cui nessuno può sentirsi escluso» che la presidente Debora Serracchiani ha indicato come strada obbligata per un Friuli Venezia Giulia «che anche questa volta avrà il coraggio di cambiare».

In questo contesto, si sono inseriti i saluti in apertura del vicesindaco di Udine Agostino Maio: «Senza prospettive di lavoro - ha detto - non c’è futuro per il territorio».

«Comune, Regione e Provincia possono fare la loro parte, ma serve unità d’intenti, perché tutti insieme si possa ridare fiducia alla comunità regionale: non politiche assistenziali, ma rispetto. E ciò significa lavoro».

Il Presidente della Provincia Pietro Fontanini ha portato i numeri critici del sistema occupazionale friulano e ha ricordato che il Friuli è «una terra sempre abituata a stringere i denti: non vorrei tornasse a diventare terra di emigrazione, perché siamo un popolo laborioso che sa fare cose eccellenti e perciò dobbiamo impegnarci tutti perché la nostra gente possa trovare ancora qui da noi nuovo sviluppo».

E fra gli interventi si è articolata la consegna delle 45 onorificenze con cui la Camera di Commercio di Udine ha insignito quest’anno lavoratori, creatori d’impresa, imprenditori, realtà economiche e personalità che si siano distinte per impegno, dedizione, risultati e coraggio nonostante questa crisi.

Tre le Targhe dell’Eccellenza, consegnate a Dante Spinotti (arte), Alessandro Variola (ricerca), all’azienda Stroili Oro (economia), cui si sono aggiunti 7 Riconoscimenti speciali, 7 Riconoscimenti e 28 premi ad aziende, lavoratori e al Liceo artistico G.Sello di Udine per la positiva “contaminazione” scuola-lavoro.

Così il presidente Da Pozzo: «Questa cerimonia è dedicata a tutti gli imprenditori che combattono quotidianamente per le loro aziende, per i loro dipendenti e per le future generazioni, anche oggi, in uno dei momenti più complicati della storia. Era il 1953, quando, con presidente Morpurgo, abbiamo cominciato a premiare annualmente tutti coloro che si contraddistinguevano per la loro capacità: i premiati sono la storia del nostro tessuto economico e su di essi vediamo anche come il nostro tessuto economico si è modificato. Ma guardiamo la nostra storia in una prospettiva di futuro».

Cerchiamo dunque di essere nuovi, ha detto Da Pozzo, guardiamo con ottimismo al domani, anche perché sono molte le imprese che in questi anni che si sono innovate e internazionalizzate e stanno avendo risultati positivi.

Stimoliamo quel processo di innovazione sociale, la capacità del singolo di inventarsi e reinventarsi, ha detto il presidente, ricordando le croniche difficoltà dell’Italia e la perdita di competitività della regione su tanti fronti in cui prima eccelleva (accesso al credito, export, occupazione, posizione geografica).

Per Da Pozzo, «se chiediamo alle imprese di reagire in modo nuovo, dobbiamo pretendere che sia tutto il sistema in cui sono immerse a cambiare rotta, a riorganizzarsi, a modificare le prospettive e operare di conseguenza. Altrimenti il cortocircuito si crea inevitabilmente».

Partire dunque dalle istituzioni, «e la Cciaa si mette in prima linea», ha confermato il presidente, perché ci vuole «un impegno serio per quella meritocrazia e quel rispetto di regole che il nostro ospite Abravanel ben spiega nei suoi scritti e nei suoi interventi.

La Pa deve fare la sua parte: siccome le risorse sono poche e saranno sempre di meno, facciamo in modo di mettere in rete le specificità che ogni istituzione esprime per dare servizi migliori ai cittadini, superando le logiche di campanile».

Da Pozzo ha anche ricordato i contenuti del Protocollo d’intesa che «la Regione ha firmato pochi giorni fa con l’Unioncamere Fvg, protocollo a lungo atteso».

Un documento che si concretizzerà presto in un vero e proprio accordo di programma in cui il sistema camerale si prende la responsabilità su una serie di azioni che sa di poter portare avanti al meglio, in sinergia con le altre strutture regionali e senza sovrapposizioni.

«Agire sul credito, spingendo anche sulle fonti alternative e armonizzando le strutture finanziarie regionali, agire sulla semplificazione, sia tra enti sia verso gli utenti, agire sui servizi di orientamento, assistenza, formazione alle nuove imprese e agli imprenditori, su internazionalizzazione e su promozione dell’innovazione e della cultura di rete.

Inoltre: incentivare la formazione di reti del territorio e  tra imprese e promuovere un territorio, che per esempio utilizzi la leva dell’agroalimentare come spinta propulsiva di un sistema intero, che faccia finalmente decollare un turismo troppo spesso gestito con autoreferenzialità per arrivare fino al manifatturiero, per leggere con occhiali nuovi una realtà che ogni minuto perde competitività, ma che non può perdere le speranze».

Un appello alla Regione a fondare una nuova collaborazione virtuosa tra istituzioni, dunque, per essere più efficaci nell’azione a favore della realtà produttiva, mettendo le imprese nelle condizioni di competere, rendendo efficiente il sistema pubblico che si interfaccia con le imprese e l’economia, partendo dalla razionalizzazione e ottimizzazione di importanti risorse, da quelle promozionali a quelle di sviluppo a quelle finanziarie. «Abbiamo troppe strutture refrattarie ai cambiamenti – ha concluso Da Pozzo –, ma ora basta esitazioni, dobbiamo Essere Nuovi».

È intervenuto quindi Roger Abravanel, che ha sottolineato l'importanza di rispetto delle regole e meritocrazia. «Per cambiare, nessuno in Italia sta facendo nulla. Oggi per avere successo l’unica cosa che conta è capacità di valorizzare le persone migliori: la meritocrazia, quel sistema di valori in gado di promuovere l’eccellenza indipendentemente dalla provenienza di un individuo, cosa che nel nostro sistema non è rispettata in moltissimi casi».

Di esempi, Abravanel ne ha portati a manciate. Dalla scuola che non forma più studenti competitivi al sistema pubblico che promuove i raccomandati a quelle imprese che non creano competitività perché vengono affidate ai figli non sulla base della competenza ma della parentela.

Un sistema che si sta rovesciando anche sui giovani. «Dai test Pisa emerge come ogni anno – ha detto – l’Italia ha il 5-7% di giovani eccellenti in meno che entrano nel mondo del lavoro».

Perché la meritocrazia non c’è? Che cos’è cambiato? La meritocrazia, per Abravanel, nasce solo se c’è concorrenza e rispetto delle regole. In Italia siamo bloccati da troppe leggi, ma perché siamo preda a un circolo virtuoso, fatto di leggi che si accumulano, ma anche di condoni, di elusione ed evasione.

«La nostra società diventa indifferente alle regole e le regole diventano sempre più complicate. Il capitale umano di valore non può nascere in questo contesto. Negli altri Paesi le regole sbagliate vengono rispettate e poi cambiate. Da noi non è così».

Il mondo, ha ricordato il saggista, «non è più quello delle catene di montaggio, oggi c’è bisogno di tecnologia e innovazione, perché  siamo passati da mondo manifatturiero a un mondo di servizi. Oggi dobbiamo passare alla post-industria, che richiede capitale umano, ma invece siamo spaventosamente indietro nel sistema dei servizi». Altro mito da sfatare subito.

«Piccolo è bello, non è vero. Io amo le piccole imprese – ha commentato Abravanel –, ma amo le piccole imprese che vogliono crescere». E ancora riformare una giustizia lentissima e poco efficiente, dannosa per l’economia, basta imitare modelli che non ci appartengono e basta con il mito del Made in Italy, «che non esiste più se non ad altissimi livelli». Bisogna passare dal “fatto in Italia” al “concepito in Italia”, perché il mondo è cambiato e il capitale umano è fondamentale.

Il momento delle riforme per la giunta Serracchiani. «Per accompagnare il Friuli Venezia Giulia oltre la crisi dobbiamo affrontare assieme le sfide, anche quella delle riforme». È un vero appello quello rivolto oggi a Udine dalla presidente della Regione, Debora Serracchiani, agli imprenditori della 60.ma Premiazione del Lavoro e del Progresso economico.

«Il Fvg è una regione che deve crescere insieme e in sintonia con tutte le sue componenti - ha proseguito la presidente - per superare una crisi che viene da lontano. E potrà farlo mettendo in campo un coraggio di cambiare che qui non è mai mancato, valorizzando e mettendo in rete l'esperienza delle imprese che hanno creduto nell'innovazione e non hanno risentito della crisi».

A dimostrazione, i risultati di eccellenza raggiunti dalle numerose imprese premiate nel corso della cerimonia. La presidente ha quindi voluto illustrare i contenuti delle riforme avviate per dare ancor maggiore credibilità e vigore al sistema Friuli Venezia Giulia, cominciando da quelle istituzionali.

Perché, ha spiegato Serracchiani, «senza riforme capaci di restituire efficienza, economicità ed efficacia alla pubblica amministrazione, il cammino della ripresa potrebbe risultare più lento rispetto ad altre realtà del Paese».

Serracchiani si è così soffermata sulla riforma del sistema delle Autonomie, in seno alla quale è nato il Testo unico che innova il sistema elettorale aprendo la strada alla semplificazione normativa regionale.

«Assieme a quella delle istituzioni - ha aggiunto Serracchiani - serve poi ripensare l'articolazione territoriale della sanità, così come sta facendo la Regione, per individuare soluzioni che consentano di risparmiare risorse sempre meno disponibili, ma al contempo - ha concluso - assicurando ai cittadini risposte adeguate».

La presidente ha evidenziato che «vogliamo cambiare profondamente e semplificare questa regione. È una regione che vuole affrontare la crisi non solo nell’emergenza quotidiana, attraverso gli ammortizzatori sociali, ma anche pianificando il futuro dei prossimi 15 anni,  impegnandosi per le reti impresa, l’internazionalizzazione, l’innovazione e la ricerca».

Le riforme sono dunque quelle che «richiedono coraggio, ma vanno fatte tutti insieme».  E sono riforme radicali, perché non c’è più tempo per il compromesso, è tempo di trovare la strada giusta per i nostri cittadini».

E se la politica deve ricominciare a educare, a dare un esempio, nessuno può chiamarsi fuori. Quello che Abravanel ha chiamato meritocrazia, la Serracchiani ha definito «competenza».

Di qui l’appello a tutte le istituzioni, categorie comprese, che la volontà di riformare «possa appartenere a tutti noi, non dicendo agli altri “inizia tu”». Non è più tempo di parcellizzare il sistema «è tempo di fare aggregazioni in un sistema che si chiama Fvg».

Il cambiamento, ha concluso Serracchiani, «quasi sempre spaventa, ma non abbiamo possibilità arretrare o opporci, perché è molto veloce quello che sta accadendo. Dobbiamo investire nella formazione e nel nostro sistema della conoscenza, è qui che dobbiamo fare la corsa a vincere. Il lavoro che ci aspetta è tantissimo, qui, quello che è in gioco, è la “pelle” di tutti. Qui è in gioco il volto nuovo del Fvg. Cambiare il Fvg dipende da noi e sono certa che questo coraggio, in Fvg, non mancherà mai».

 

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