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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Pordenone, non ce l'ha fatta il calciatore 19enne, ferito in moto

Pordenone - E' morto poco dopo mezzanotte, di oggi 20 settembre, nel reparto di terapia intensiva del Santa Maria degli Angeli di Pordenone, Riccardo Meneghel, 19 anni, di Prata, rimasto coinvolto, ieri poco dopo le 18, in un incidente stradale in viale Treviso, a Pordenone.
 
Meneghel, in sella ad una Honda Xr, secondo le prime ricostruzioni, stava procedendo sulla provinciale Opitergina verso Prata quando, vicino all' Electrolux Professional, si è scontrato con una Opel Astra Gtc, alla cui guida si trovava G.A., 65 anni, di Pordenone. Questi, stava uscendo, verso il centro, dall’area di servizio Total.
 
A causa del violento scontro, la moto si è girata su se stessa, finendo sotto l’automobile, davanti a diversi testimoni che hanno prestato i primi soccorsi.
 
Le condizioni del dicianovenne, molto attivo nel mondo sociale di Prata, sono apparse subito molto critiche, tanto che il personale del 118 ha chiesto l’intervento del rianimatore, giunto con l’elicottero da Udine. Il giovane, difensore esterno del Tamai e studente del Kennedy in città, è stato trasferito in ambulanza all’ospedale di Pordenone, dove è stato accolto in gravi condizioni. La sua lotta per la vita è purtroppo cessata, come detto, poco dopo mezzanotte.
 
Sul posto, con i vigili del fuoco del comando provinciale, sono giunte anche le pattuglie della Polizia stradale di Spilimbergo e di Pordenone.
 
Riccardo Meneghel era un difensore del Tamai ed era stato convocato dal tecnico De Agostini, per la gara di domani a Chioggia. Cresciuto nel settore giovanile del Futuro Giovani, società di Prata, era passato al Fiume/Bannia a 15 anni. Dopo un avvio nei giovanissimi, la stagione dopo era salito in prima squadra. Dopo un anno, il trasferimento alla Primavera dell’Udinese. Rimane tra i bianconeri sino all’inizio della stagione, poi passa al Treviso, dove gioca nella Berretti. Nel 2012-2013, approdò al Tamai, in serie D.
 
 

Identificati i responsabili della rapina con aggressione ad un'anziana avvenuta a Pordenone ad agosto

Identificati i responsabili della rapina con aggressione ad un'anziana avvenuta a Pordenone ad agost

Pordenone - La Polizia di Stato di Pordenone l'11 settembre ha deferito in stato di libertà alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pordenone una donna di 20 anni, V.F. ed un uomo di 29, B.F., entrambi cittadini romeni di etnia rom, in Italia senza fissa dimora, per il reato di furto aggravato di una collana in oro, ai danni di una signora di anni 83, residente a Pordenone.

Nella mattinata del 20 agosto scorso a Torre di Pordenone, in via Baracca, una donna di 84 anni era stata avvicinata da due persone, un uomo e una donna, a bordo di una Opel color grigio scuro.

La donna, dopo essere scesa dall’autovettura, aveva chiesto all’anziana signora delle informazioni stradali. A quel punto era scattata l'aggressione: la ragazza si era avvicinata, aveva circondato la donna con le braccia e le aveva sfilato una collana d'oro che portava al collo.

Alla reazione della vittima che gridava di lasciarla, la giovane donna si era allontanata a bordo dell’autovettura condotta dal complice.

Le indagini, immediatamente avviate dalla terza sezione della Squadra Mobile, hanno consentito di identificare le due persone ritenute responsabili del furto.

La giovane donna è risultata essere già stata deferita in stato di libertà ed irreperibilità, in data 5 giugno 2014, per vari furti commessi con lo stesso tranello, avvenuti nella provincia di Vicenza.

Arrestato in Bosnia-Erzegovina l'imam sospettato di reclutare in Friuli immigrati da inviare in Siria

Arrestato in Bosnia-Erzegovina l'imam sospettato di reclutare in Friuli immigrati da inviare in Siri

Pordenone - Svolta nelle indagini sulla morte di Ismar Mesinovic, immigrato residente a Belluno, ucciso in combattimento in Siria. La polizia bosniaca ha arrestato mercoledì 3 settembre a Banja Luka il presunto reclutatore, nell'ambito di una vasta inchiesta sul terrorismo islamico.

Si tratta dell’imam salafita Bilal Bosnic, sospettato di aver finanziato e reclutato giovani connazionali da inviare in Siria e Iraq, per alimentare le fila dei miliziani dell’Isis.

Il predicatore è stato fermato in Bosnia-Erzegovina dalla polizia dello stato balcanico, nell’ambito di una vasta operazione antiterrorismo che ha portato in cella altre quindici persone. Bosnic era già noto alle forze dell'ordine locali per un'accusa di poligamia.

L'operazione, nome in codice "Damasco", avviata da mesi, ha visto impiegati più di 200 agenti delle forze speciali dell'Agenzia per l'investigazione e protezione (Sipa) della Bosnia-Erzegovina.

Tutte le attività sulla scoperta e l'arresto dei membri del movimento radicale islamico, effettuate in 17 località dello stato balcanico, sono state effettuate su ordine della Corte della Bosnia-Erzegovina e della Procura della Repubblica di Bosnia-Erzegovina.

Husein Bilal Bosnic, 41 anni, predicava spesso nei centri islamici italiani del Nordest. Secondo gli inquirenti, era di casa anche a Pordenone. E potrebbe aver conosciuto Ismar Mesinovic proprio in Friuli Venezia Giulia, secondo le ipotesi degli investigatori dei Ros di Padova e della Procura di Venezia, che coordinano le indagini in Italia.

"Crediamo che un giorno il mondo intero sarà uno stato islamico. Il nostro obiettivo è che anche il Vaticano diventi un luogo musulmano" avrebbe detto Bosnic all'atto dell'arresto.

Nel corso dell'operazione sono stati catturati anche altri personaggi di spicco dell’estremismo islamico, come Hamdo Fojnica, presunto complice di Mevlid Jasarevic, autore dell’attacco armato all’ambasciata Usa di Sarajevo tre anni fa.

La polizia bosniaca fa sapere in un comunicato che l'operazione è solo all'inizio e si attendono altri arresti. Secondo dati non ufficiali, le attività delle persone arrestate avrebbero portato al reclutamento di più di 150 cittadini bosniaci.

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