L’Italia di Prandelli è pronta a stupire gli italiani
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- Pubblicato Mercoledì, 28 Maggio 2014 18:04
- Scritto da Redazione ilfriuliveneziagiulia
La Nazionale Italiana si appresta a volare in Brasile tra poco meno di una settimana per cercare di stupire per l’ennesima volta tutti. I ragazzi di Cesare Prandelli, come capita spesso in questa competizione, non partono con i favori del pronostico e questo potrà essere soltanto un bene perchè gli consentirà di lavorare al meglio e concentrarsi sin dal primo giorno. Il raggruppamento in cui è stata inserita l’Italia non è il massimo della vita e non a caso è considerato dagli addetti ai lavori come uno dei più difficili dell’intera competizione. Si parte il 14 giugno con il big match contro l’Inghilterra, sfida assolutamente da non toppare per non essere costretti ad inseguire. Seconda gara del girone D il 20 giugno contro la Costa Rica, match assolutamente alla portata che sulla carta dovrebbe garantire i tre punti agli azzurri. Si conclude con l’ultima sfida del 24 giugno contro l’Uruguay di Cavani e forse di Suarez. L’augurio è che questa sfida possa servire semplicemente per stabilire chi debba chiudere al primo e chi al secondo. Ce lo auguriamo di cuore e ci crediamo anche perché l’Italia di Prandelli ha sempre dimostrato, gli Europei del 2012 ne sono un esempio, che quando arrivano le partite difficili nulla è precluso.
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A Trieste più di 750 ciclisti alla pedalata "Verso il Giro" per il centenario di Cottur
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- Pubblicato Mercoledì, 28 Maggio 2014 10:49
- Scritto da Ilaria Bagaccin
Trieste - Trieste è entrata ufficialmente in “clima Giro”. Sono stati, infatti, più di 750 gli amanti della bicicletta che domenica 25 maggio hanno percorso le strade di Trieste per omaggiare Giordano Cottur e il suo centenario, partecipando alla pedalata "Verso il Giro", organizzata dalla S.C. Cottur. Il lungo serpentone di ciclisti, provenienti non solo da Trieste, ma anche da fuori regione, ha colorato di rosa i 17 chilometri del percorso che, in parte, sarà quello che domenica prossima percorreranno i ciclisti del Giro d’Italia nella tappa conclusiva.
In tanti quelli che hanno sfoggiato bici e abbigliamento storico: a farla da padrone le bici Wilier, con un ciclista, Lino Bep, giunto fin da Treviso in tenuta completa, originale anni ’50, della squadra che fu di Giordano Cottur: avendo conosciuto personalmente ed ammirato il campione triestino, non ha voluto mancare a questo omaggio. Alcuni partecipanti, giunti in piazza Unità per la partenza hanno approfittato per visitare la mostra “Pedalando nella storia”, sempre dedicata a Cottur, che resterà aperta fino al 2 giugno alla sala comunale d’arte.
Dopo il via dato da piazza Unità dal sindaco Roberto Cosolini, anche lui con una maglietta rosa celebrativa del centenario, i partecipanti si sono diretti verso Campo Marzio, per poi arrivare alla pista ciclopedonale intitolata a Cottur, fino al giardino di Altura e ritorno.
Una bella giornata di divertimento sui pedali per onorare il mito del ciclismo triestino e per suggellare il legame tra il suo nome e quello del Giro e per “scaldare” gli appassionati in vista della corsa rosa che terminerà a Trieste il primo giugno. Una giornata di ciclismo proprio come piaceva a Cottur: alla portata di tutti, non necessariamente legato al raggiungimento del risultato.
Nessun podio, quindi, ma premi sono andati ai gruppi più numerosi: i primi tre sono stati il Circolo Unicredit, l’Asd Gentlemen e il gruppo di amici degli Smountainbike. Mentre prima tra le scuole è arrivata il Da Vinci. Molti i premi della lotteria finale messi in palio da alcune attività commerciali cittadine, ma a portarsi a casa i premi più ambiti, due bici messe a disposizione dal negozio Cottur, sono stati Diego Emili e Ottavio Silva.
Soddisfatti gli organizzatori che hanno potuto organizzare questo tributo al ciclista simbolo di Trieste, grazie al fondamentale apporto del Comune, della Camera di Commercio e di Trieste Trasporti. Commosso il figlio di Giordano, Giovanni Cottur, toccato dalla partecipazione e dall’abbraccio che Trieste ha voluto attribuire al padre.
Ilaria Bagaccin
Nel giorno del centenario di Giordano Cottur, il ricordo del campione Michele Pittacolo
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- Pubblicato Domenica, 25 Maggio 2014 15:41
- Scritto da Ilaria Bagaccin
Trieste - Si può a buon diritto considerare l’atleta più titolato ad aver vestito la maglia della Società Ciclistica Cottur, seppur in quella che lui stesso definisce la sua seconda carriera, quella da atleta paralimpico. È Michele Pittacolo, 2 volte campione del mondo (2009 e 2011) e medaglia di bronzo alle Paralimpiadi di Londra, che a metà degli anni ’90 ha vestito per 4 stagioni la maglia della società ciclistica fondata da Giordano Cottur, correndo in mountainbike.
Era stato proprio Giordano, scopritore di talenti, a volerlo in squadra, andandolo a cercare in Friuli, proprio quando Michele, che non riusciva a fare il salto dai dilettanti ai professionisti, voleva abbandonare il ciclismo. Oggi che Giordano Cottur avrebbe compiuto 100 anni Pittacolo lo ricorda con parole di affetto e di stima.
Che ricordo hai di Giordano?
Per la mia maturazione di atleta lui è stato importantissimo: anche se venivo da qualche stagione come dilettante è stato con lui che ho davvero scoperto cosa vuol dire il sacrificio e vivere per lo sport che si ama. Lui mi ha fatto capire che anche se si nasce con delle grandi doti poi, per diventare campioni, bisogna impegnarsi ed allenarsi duramente tutti i giorni per costruire “la casa dal basso”. Proprio come aveva fatto lui.
Che rapporto aveva con i suoi corridori?
Era sempre presente alle gare, quando correvamo noi era come se corresse anche lui: ci metteva la stessa grinta. Ci incitava, ci incoraggiava a fare bene. Ma se la gara andava male, era il primo a fare un sorriso e a dirti che la volta dopo sarebbe andata meglio. Non è retorica: lui amava così tanto questo sport che l’importante era esserci.
In molti lo ricordano come una persona di spirito.
Sicuramente. Aveva un carattere fantastico, sempre con la battuta pronta e poi sapeva stare in mezzo alla gente, anche per questo era ed è molto amato. Era una persona di cuore. Nonostante si potesse considerare una personalità del ciclismo, continuava ad essere umile, anche nel rapporto con noi atleti. A tutti noi ha insegnato moltissimo sia come corridore che come persona.
Potresti dire che i grandi risultati che stai ottenendo ora da paralimpico, in qualche modo li devi anche a Giordano?
Sicuramente sì, ogni volta che vinco penso a lui e al suo motto preferito che era “mai mollare”. Non ha mollato lui quando la sua carriera è stata interrotta dalla Guerra, riuscendo a tornare a correre. E allo stesso modo non ho mollato io dopo il mio grave incidente, che mi ha lasciato un’invalidità permanente. Avrei potuto smettere del tutto e stare a piangere su me stesso e invece sono risalito in sella e sto ottenendo risultati inimmaginabili anche per me.
Domenica 25 maggio è in programma una pedalata per ricordarlo e per festeggiare i suoi 100 anni. Sarai dei nostri?
Avrei voluto onorarlo portando a Trieste la maglia di campione del mondo ma purtroppo ho degli impegni agonistici. Quello che posso fare è invitare tutti ad andare a pedalare per onorare un campione che ha fatto la storia del ciclismo e del Giro d’Italia: lui è stato un grande, lui il suo sport lo ha fatto con passione e con amore. E proprio per questo merita l’affetto della gente. Per me lui è stato non solo un maestro di ciclismo ma anche un maestro di vita.
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