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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Attualità

Animali in città. Il rapporto nazionale: bene Pordenone e Gorizia. Così così Trieste e Udine.

Animali in città. Il rapporto nazionale: bene Pordenone e Gorizia. Così così Trieste e Udine.

Trieste - Non si può pretendere che tutti tollerino la presenza di animali. Non tutti sono contenti di farsi avvicinare da un cane o da un gatto e la repulsione può andare dal semplice fastidio, all’allergia, alla più incontrollabile delle fobie per morsi o pellicce.  Sono casi rari, incomprensibili per i più, eppure ci sono e vanno rispettati.

La norma, invece, sono le spontanee manifestazioni di simpatia, di benevolenza incondizionata, talora autentiche esplosioni di affetto che di solito non avvengono - di pari numero e/o ardente intensità - nei confronti dei bambini, altra categoria di esseri viventi innocenti e indifesi. (Ma questo è un altro discorso).

Il fatto è che ogni tanto si conducono indagini e classifiche sull’attenzione sociale verso i bimbi e verso gli animali da compagnia. Le due categorie devono avere qualcosa in comune: infatti vi è anche chi si infastidisce per la presenza di marmocchi nelle proprie vicinanze (per esempio ristoranti, treni o aerei). Il sintomo non raggiunge mai le proporzioni di una fobia, questo è vero, perché un bambino - in genere - non morde e, non avendo pelliccia, non provoca allergie.

Nondimeno si tende a creare spazi riservati per evitare il contatto promiscuo, con il fine (o il pretesto) della “socializzazione”, sia tra cani sia tra bambini. E questo è un bene un male? È un mezzo per evitare di essere molestati o di garantire una corretta familiarità tra pari o un normale sviluppo cognitivo?

Tralasciando la socializzazione umana, che è scottante argomento socio pedagogico, va notato che in molti parchi e giardini pubblici sia bambini che animali godono di spazi dedicati, circoscritti, dove poter “sgambare” senza guinzagli o museruole, siano materiali o immaginari.

Nella fattispecie, a Trieste, vi sono 22 giardini pubblici dove i cani possono entrare, ma solo in 5 di questi sono allestiti spazi dove i cani possono correre liberi. A Udine, attualmente, sono 2, 1 a Gorizia e 7 a Pordenone. Si possono verificare le indicazioni sui siti dei rispettivi comuni. Questo per soddisfare la curiosità di molti giovani padroni di cani che si chiedono (e chiedono online) dove portare l’amico peloso a fare una corsetta per non costringerlo a una vita di lacci nel timore di una contravvenzione.

Va detto che le multe per chi sia sorpreso con un cane sciolto sono molto salate, ma d’altronde non tutti i tutori dell’ordine, tra vigili urbani e guardie forestali, sono così fiscali nell’applicare il regolamento. Altra cosa sono le deiezioni: e qui il discorso investe un problema diverso, quasi etico.

Via via che ci si allontana dal centro, le deiezioni dei cani si fanno inversamente proporzionali alla sorveglianza che diventa, logicamente, più rarefatta. I soggetti alla legge si sentono affrancati quando non sono visti. È storia vecchia. E questo fatto provoca, altrettanto logicamente, il fastidio verso i cani. Mentre dovrebbe essere orientato ai loro padroni che non capiscono un fatto semplicissimo: raccogliendo le deiezioni ridurrebbero le ragioni dell’antipatia verso i loro animali e verso i cani in genere.

Il tutto a significare che gli animali in città costituiscono un fenomeno che merita attenzione, per quanto si è detto ma anche per il randagismo canino e felino, l’importazione clandestina, gli abbandoni, i maltrattamenti, le sperimentazioni.

In Italia, il numero degli animali e delle specie che vivono in famiglia - siano pelosi, piumati o squamati - nelle città aumenta sempre di più. In proporzione dovrebbe aumentare anche l’attenzione che le istituzioni pubbliche dedicano a questo argomento, per favorire la convivenza pacifica e soprattutto il benessere di tutte le componenti.

Per avere un quadro più preciso possibile della situazione, Legambiente ha inviato un questionario a 104 Capoluoghi di provincia dei quali 81 hanno risposto. I parametri monitorati sono le strutture e gli spazi aperti dedicati agli animali d’affezione e la presenza di colonie feline. Ma anche indici meno visibili come la spesa media dedicata a ogni animale, le adozioni dei randagi, gli animali liberi controllati, la repressione dei maltrattamenti e tutela, la presenza di biodiversità.

Questa edizione del quesito riguarda la situazione nell’arco del 2012, è la terza nella storia dell’istituzione e ha una novità interessante, vale a dire la classifica finale dei Comuni in cui Padova e Prato guadagnano leprime postazioni ma anche il Friuli Venezia Giulia si è fatto onore.

Bisogna notare che i capoluoghi della nostra regione sono virtuosi almeno per un fatto: hanno risposto tutti al questionario. Nella classifica finale Pordenone è la prima delle cosiddette “città piccole” su un totale di 45 centri, e Gorizia la quinta della medesima categoria. Metà classifica per Trieste che si è piazzata, nell’ambito delle “città grandi”, ottava su 15. E stessa posizione per Udine che, nelle “citta medie”, si colloca ventitreesima su 44.

Gorizia si distingue, nella propria categoria, per aver saputo restituire o dare in adozione il quintuplo dei cani catturati e Trieste per aver saputo restituire o dare in adozione il doppio dei cani catturati. Va detto che superano la sufficienza soltanto dieci delle ottantuno città che hanno riposto al questionario.

I dati alla fine del febbraio 2014 indicano che su una popolazione nazionale che sfiora i 60 milioni, i cani sono quasi 7 milioni, con un rapporto di un cane ogni 8,6 abitanti.

Nella nostra regione rimane il problema dell’accesso degli animali d’affezione, che sono quasi esclusivamente cani, nei luoghi pubblici, sugli autobus o nei taxi. Finora le ordinanze dei comuni sono state elastiche ma interpretabili di luogo in luogo. A esempio sugli autobus l’ammissione rimane a discrezione della sensibilità del conducente purché siano discrete le dimensioni dell’amico peloso. Stessa cosa per i taxi. Per gli altri luoghi valgono gli avvisi affissi all’esterno.

In ogni caso, come per ogni convivenza felice, vale sempre la medesima ricetta: una buona conoscenza della (bio)diversità aiuta la tolleranza e la disponibilità verso l’altro. In fin dei conti siamo tutti persone, individui, alcuni umani altri no.

(In apertura foto di Roberto Calogiuri)

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Direttore: Maurizio Pertegato
Capo redattore: Tiziana Melloni
Redazione di Trieste: Serenella Dorigo
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