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Saldi invernali in caduta libera. In FVG 14% in meno rispetto all'anno scorso
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- Categoria: Economia e mercati
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05 Mar 2013
- Ultima modifica il Martedì, 05 Marzo 2013 10:38
- Pubblicato Martedì, 05 Marzo 2013 10:41
- Scritto da Redazione fvgnotizie
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Trieste - Il bilancio della stagione dei saldi dà un'indicazione precisa del punto a cui è arrivata la crisi: in Friuli Venezia Giulia le vendite sono calate del 14,0% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
"La verità è che qui il mercato è morto": così ha detto il presidente di Federmoda Italia, Renato Borghi, nel descrivere un nuovo anno da dimenticare per il settore dell'abbigliamento e calzature, al termine del periodo dei saldi invernali 2013, che hanno chiuso ieri in molte città italiane, segnando un drammatico - 10% medio.
Una flessione del volume d'affari peggiore anche del - 6,5% dei saldi 2012, con uno scontrino medio di 92 euro, in calo rispetto ai 120 euro di spesa a famiglia per i saldi dell'anno scorso.
Una crisi cominciata nel 2009 per il settore e di cui non si vede la fine. Dopo il calo di Natale, nemmeno i supersconti sono serviti a rianimare i consumi, afferma a sua volta la Fismo-Confesercenti che nelle piazze di Milano e Roma ha registrato un calo delle vendite del 20%, nonostante sconti oltre il 40% proposti dai comercianti.
Né alcuni risultati migliori in alcune regioni, come Liguria e Toscana, hanno fatto alzare l'asticella che segna irrimediabilmente "bilancio disastroso". Si sono salvati solo gli accessori moda con + 1,4%, segnala Federazione Moda Italia, giù del 6,7% invece gli articoli sportivi, - 8,8% tessile casa, - 11,7% abbigliamento, - 15,6% calzature, - 16,4% pelletteria, pellicceria.
I dati di Federmoda Italia coincidono con quelli dell'osservatorio acquisti di Cartasì, e segnalano cali fino al 18-20% in regioni del Sud, come Campania e Sardegna, con un totale medio che sfiora - 12%. Nessun segno più, meglio di tutti va ai negozianti trentini che tengono con un - 0,4%. Ma il Lazio segna - 15,2%, Lombardia - 10,2%, Piemonte - 12,7%, Umbria - 14%.
Renato Borghi non nasconde una "forte preoccupazione tra gli operatori, nessun segnale di miglioramento all'orizzonte, tutto questo - dice - mentre c'è un'ulteriore stretta del credito. Pagare l'autunno-inverno ai fornitori sarà un'impresa e ci sarà un'accelerazione del numero delle aziende che chiudono. Il credito non c'è e quando c'è costa molto più di prima".
"Segnali di cambiamenti potrebbero esserci - prosegue il presidente Federmoda - se migliorasse il clima di fiducia delle famiglie, e una volta fatto il governo, qualunque esso sia, i primi punti devono essere il taglio della pressione fiscale sulle famiglie e via lo sciagurato aumento Iva".
"Visionaria" poi la liberalizzazione degli orari che "distrugge il pluralismo: sul mercato resisteranno solo i grandi gruppi".
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