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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Attualità

Electrolux: Porcia a rischio, la rabbia degli operai. Assemblee e presidi in tutti gli stabilimenti

Electrolux: Porcia a rischio, la rabbia degli operai. Assemblee e presidi in tutti gli stabilimenti

Porcia (Pn) - Lotta dura, ma anche paura vera, di perdere il posto di lavoro e, per i molti dipendenti migranti, un futuro in Italia.

All'Electrolux di Porcia questa mattina, 29 gennaio, all'alba c'era la stessa folla di ogni giorno ma gli operai, stavolta, invece di timbrare il cartellino e andare in catena di montaggio ad assemblare una lavabiancheria al minuto, si sono limitati a presidiare la "Fabbrica", come tutta la città chiama il mega capannone fin dai tempi del mito Zanussi, affinché dall'impianto non uscisse nemmeno un elettrodomestico.

Analoga situazione negli altri siti: allo stabilimento Electrolux di Susegana (TV), questa mattina alle 5 blocco totale dei mezzi, delle merci in entrata ed uscita. Massiccia l'adesione allo sciopero e picchetto in portineria. Il blocco continua, mentre due delegati sono partiti per Roma all'incontro con il ministro Zanonato previsto per le 15.

Anche a Forlì è in atto il blocco dei cancelli, nessun camion, nessuna merce entra o esce. Con uno sciopero a rotazione a blocchi di venti minuti nel reparto forni e sciopero di 30min all'entrata e altrettanti all'uscita per i piani, i lavoratori stanno presidiando i cancelli e rallentando la produzione.

In pochi a oltrepassare i presidi: gli addetti che lavorano per la multinazionale in altri settori o negli uffici e il cui posto non è in pericolo.

Per gli altri, è il giorno delle preoccupazioni che corrono, prima che al picchetto, lungo la rete. Gli operai 2.0 hanno un blog, un profilo facebook interstabilimento, comunicano con tweet in tempo reale, seguono svogliatamente i comizi dei politici e poi si lasciano andare a qualche confessione e recriminazione.

Mario, operaio in Electrolux da sempre, non si dà pace per quello che considera un tradimento: "Sono anni che faccio contratti di solidarietà, cassa integrazione e mi tolgono centinaia di euro all'anno dalla busta paga. E ogni volta ripetono che passerà e che, dopo la crisi, torneremo alle retribuzioni di prima. Poi ti fanno sapere che non è vero, che non servi più e che i polacchi sono bravi quanto te e li pagano un terzo. La proposta di equiparare gli stipendi ai loro è folle: provino pure i polacchi a mantenersi in Italia col nostro costo della vita. Prima che sia finita, restituiremo il favore alla fabbrica. Non uscirà più una sola lavatrice fino a che non torneranno sui loro passi".

Opposta la reazione di un collega ghanese (la presenza di africani, "in linea", è folta) che non vuol rivelare il nome e non si può permettere di restare senza lavoro: "La mia famiglia ha bisogno di qualsiasi entrata per restare in Italia. Senza lavoro non c'è permesso di soggiorno e il rientro in Africa è obbligato. I soldi che ci propongono sono una miseria, ma qualcosa è qualcosa e niente è niente. Per noi non ci sono alternative".

È vero, per i migranti le condizioni e le istanze sono diverse, ma c'è anche chi non intende cedere: un altro ghanese, anche lui anonimo, è convinto che "con 800 euro al mese, moglie e tre figli da mantenere e un mutuo da pagare, perché ho comprato casa qui, non ce la possiamo fare. La nostra professionalità è fuori discussione: l'azienda ci deve rispetto per quanto abbiamo dato e i risultati economici di questi anni, nonostante la crisi, tutt'altro che disprezzabili, sono lì a dimostrarlo".

"Se serve andremo fino a Roma a fare sentire la nostra voce. Era il mio sogno un viaggio nella Capitale, ma avrei preferito farlo in altre circostanze". E comunque, tutti lì, a bloccare la produzione; con un presidio che continuerà anche stanotte e fino all'incontro con Zanonato a Roma, oggi alle 15.

Nel frattempo una delegazione di lavoratori sta manifestando di fronte al Consolato svedese in Lista di Spagna, a Venezia.

Fonti: blog dei lavoratori; notiziario Ansa

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