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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Attualità

Maxi truffa da 80 milioni di euro della divisione leasing italiana del gruppo Hypo Bank

Maxi truffa da 80 milioni di euro della divisione leasing italiana del gruppo Hypo Bank

Udine - Ancora pessime notizie riguardo al gruppo bancario austriaco Hypo-Alpe-Adria Bank, uno degli istituti più colpiti dalla crisi finanziaria del 2008 (si parla di debiti per più di 10 miliardi di euro), che dopo essere stato salvato dal governo austriaco e ristrutturato nel 2010, sta ora per essere completamente liquidato, a far data dal 31 ottobre.

Un'inchiesta delle Fiamme Gialle ha accertato che la divisione leasing italiana del gruppo ha manipolato il software per la fatturazione leasing, così da incassare interessi superiori rispetto a quelli del contratto.

È la Guardia di Finanza di Udine, in una nota diffusa il 25 ottobre, a comunicare che si sono concluse le indagini delegate dalla Procura della Repubblica nei confronti di Hypo-Alpe-Adria Bank.

Le indagini erano state avviate a partire da alcuni esposti presentati alla Procura udinese a seguito di un’inchiesta trasmessa dal programma televisivo "Striscia la notizia" nel febbraio del 2013.

Gli accertamenti, delegati al Nucleo di Polizia Tributaria di Udine, hanno permesso di individuare precise responsabilità penali a carico di un sodalizio di dirigenti dell’istituto di credito i quali, quanto meno a partire dal 1997, avevano realizzato una manipolazione del software in uso alla banca per la fatturazione dei leasing al fine di incassare interessi superiori rispetto a quelli addebitabili da contratto.

I “fattori correttivi” utilizzati, applicati a partire dal 2004 ad oltre 54.000 contratti, hanno consentito alla banca di introitare illecitamente la somma di almeno 72.747.000 euro relativi ai leasing gestiti da Hypo-Alpe-Adria Bank SpA nonché di 15.387.000 euro relativi ai contratti gestiti da Hypo Leasing SpA.

Tecnicamente, il principale correttivo fraudolento riguardava il tasso di indicizzazione legato all’Euribor. In caso di aumento del tasso la banca addebitava al cliente una somma pari al 150% di quella dovuta mentre, in caso di riduzione del tasso, ai clienti era accreditato solo il 50% di quanto spettante.

Le indagini del Nucleo di Polizia Tributaria udinese, svolte anche mediante perquisizioni, copiosi accertamenti bancari ed analisi di supporti informatici, hanno trovato pieno riscontro con le consulenze tecniche di natura bancaria affidate ad esperti del settore.

Anche la disamina di una enorme mole di documentazione cartacea ed informatica (1 milione e 300 mila messaggi di posta elettronica) ha permesso di rilevare uno scambio di corrispondenza continuo tra i funzionari indagati circa accordi e richieste finalizzate alla gestione ed alla reiterazione delle condotte delittuose, nonché per favorire uno sparuto numero di clienti “privilegiati” assicurandogli un trattamento di favore (esenti da qualsivoglia fattore correttivo).

La disamina di specifici leasing ha consentito di ricostruire indebite sottrazioni in danno di singoli clienti di oltre 150.000 Euro per tutta la durata del contratto.

Le Fiamme Gialle hanno infine rilevato come, subito dopo l’esecuzione delle prime perquisizioni, alcuni indagati abbiano provveduto a “spogliarsi” dei beni mobili ed immobili di loro proprietà al fine di ostacolare ogni eventuale pretesa da parte dell’Autorità Giudiziaria, sia penale che civile.

Grazie a questo collaudato sistema illecito i bilanci dell’istituto di credito, malgrado il noto periodo di sofferenza per le aziende operanti nel settore, si erano incrementati a tal punto che la Hypo-Alpe-Adria Bank appariva come la società più performante dell’intero Gruppo bancario di appartenenza, permettendo così ai manager di conseguire remunerazioni e premi di valore notevole.

Le indagini si sono concluse con la segnalazione alla Procura della Repubblica di Udine di una associazione per delinquere, composta da 7 persone fisiche, tutte con ruoli apicali in seno alla banca, che operavano in sinergia affinché le condotte fraudolente non fossero di facile individuazione rispetto alle ordinarie verifiche previste in ambito bancario, civilistico e fiscale.

I vertici si sono pertanto resi responsabili del delitto di “Ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza” contemplato dall’art. 2638 del codice civile per aver esposto fatti non rispondenti al vero sulla situazione patrimoniale della società nelle comunicazioni periodiche a Banca d’Italia con riguardo alla classificazione e valutazione dei crediti.

Anche l’istituto di credito è indagato per la violazione del D.Lgs. 231/2001 (Responsabilità amministrativa da reato) in relazione agli illeciti commessi nel suo interesse e a suo vantaggio dal sodalizio criminale.

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Capo redattore: Tiziana Melloni
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