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Gio11282024

Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Cultura

Inaugurata la mostra di digiscoping del fotografo naturalista e fotoreporter Stefano Savini

Inaugurata la mostra di digiscoping del fotografo naturalista e fotoreporter Stefano Savini

Trieste - Si è inaugurata il 5 maggio presso il Centro Didattico Naturalistico di Basovizza (Trieste) la mostra temporanea “La giusta distanza. Digiscoping… tecnica di fotografia naturalistica”.

Stefano Savini, classe 1964, operaio di professione e fotografo per passione, ha realizzato le 50 immagini in cui si articola la bella mostra che sarà aperta al pubblico fino agli inizi di luglio.

“Digiscoping” ripercorre la passione di Savini per la fauna carsica e la ricerca di un approccio intelligente alla fotografia naturalistica: rispettoso degli equilibri ambientali (l’uso del cannocchiale adattato alla fotocamera permette di ritrarre gli animali senza che questi avvertano la presenza dell’uomo) e a, suo modo, più economico rispetto a quello praticato con i teleobiettivi tradizionali, spesso non accessibili ai fotoamatori meno agiati.Inaugurata la mostra di digiscoping del fotografo naturalista e fotoreporter Stefano Savini

Nel saluto al pubblico intervenuto all’inaugurazione Savini ha ricordato come la sua passione per la fotografia sia nata assieme al desiderio di rimettersi in contatto con la natura: un desiderio scoperto nelle dure “levatacce” imposte dal suo lavoro di operaio, nelle ore che gli fecero scoprire quanto fosse viva e fervida l’attività della natura soprattutto mentre tacevano ancora i rumori della civiltà prodotti dall’uomo e le sue macchine.

E poi la voglia di appropriarsi di quella vita e di condividerla attraverso la fotografia, in un percorso di studio e paziente acquisizione di strumenti sempre più raffinati che lo ha portato dalla pratica amatoriale a quella del professionista di fatto che i lettori de “Ilfriuliveneziagiulia” conoscono già da tempo attraverso i suoi splendidi reportages fotografici.

Inaugurata la mostra di digiscoping del fotografo naturalista e fotoreporter Stefano Savini

Vicino lontano 2013 nel segno della crisi economica internazionale

Vicino lontano 2013 nel segno della crisi economica internazionale

Udine - Punta i riflettori sulla crisi economica internazionale, sulla situazione dell’Italia, sulle prospettive dell’Europa nello scenario globale e sulla nuova era digitale, con un approfondimento sull’evoluzione del web come forma del conoscere nel nostro tempo, la nona edizione di vicino/lontano che parte a Udine giovedì 9 maggio, preceduta da due anteprime mercoledì 8 maggio.

Al Teatro San Giorgio va in scena Elnémulás, tragedia in due atti sull’urgenza di difendere le minoranze etniche, culturali e linguistiche firmata da Miklós Hubay, che la scrisse di getto in una prima versione andata perduta ai Colonos di Villacaccia nel 2000.

La rappresentazione, nella nuova versione friulana L’ùali di Diu (traduzione di Carlo Tolazzi e Martina Arrigoni), con Aida Talliente, Fabiano Fantini, Marco Rogante e la regia di Massimo Somaglino vuol essere un omaggio al grande intellettuale e drammaturgo ungherese, morto nel 2011, e al contempo lanciare un monito sulla scomparsa delle lingue minoritarie.

La produzione è il risultato di una grande sinergia fra realtà culturali friulane motivata dalla potenza teatrale del lavoro, l’evento è prodotto da Associazione Colonos, Comune di San Vito al Tagliamento, Forum, Progetto Integrato Cultura del Medio Friuli, Teatro Club Udine e vicino/lontano.

Vicino/lontano 2013 si apre ufficialmente giovedì 9 maggio e si articola come sempre in dibattiti di ampio respiro (i “confronti”) e lezioni magistrali, incontri di approfondimento (gli “incontri”), testimonianze dirette e racconti più confidenziali (le “storie”).

Dopo la cerimonia inaugurale, alle 19 davanti alla Chiesa di San Francesco, il primo a salire sul palcoscenico è il fondatore della Sociologia del quotidiano, Michel Maffesoli, docente di Scienze Umane alla Sorbona di Parigi, per la lectio magistralis “Homo eroticus”.

Nel saggio omonimo, pubblicato in Francia nel 2012 ma ancora inedito in Italia, il sociologo sostiene che nella società post-moderna un immaginario costruito su pulsioni puramente emotive – alimentato dai nuovi media, creatori e promotori degli idoli d’oggi – ha ripreso il sopravvento sulla razionalità. Una nuova figura antropologica dominata dal desiderio contraddice e si sostituisce all’homo sapiens dell’era moderna, mentre si modifica la natura stessa della convivenza sociale.

In prima serata, alle 21, si entra nel vivo della “questione italiana”, uno dei temi forti di vicino/lontano 2013, con la lettura scenica di Paolo Fagiolo dal nuovo libro di Tommaso Cerno, il poema in terzine di endecasillabiInferno. La commedia del potere, edito da Rizzoli, in cui il giornalista e saggista friulano rivisita in chiave dantesca vizi e bassezze del nostro Paese e in particolare della nostra politica.

Fra bolge e gironi vi sfilano, in modalità bipartisan, i potenti dell’Italia di oggi. La lettura dei testi, selezionati dal regista e critico teatrale Gianni Cianchi, è accompagnata dalle magnifiche tavole del fumettista satirico Makkox, al secolo Marco Dambrosio, capace di raffigurare magistralmente il male e le meschinità del nostro tempo.

All’“infernale commedia” è dedicato anche il dibattito a seguire, “Vuoto italiano due”, dove il due sta ad indicare la ripresa di un discorso cominciato a vicino/lontano nel 2011.

L’editorialista Guido Crainz, autore del saggio Il paese reale (Donzelli), che echeggia la cupezza di Inferno, lo stesso Cerno e il sociologo Carlo Donolo, moderati da Stefano Allievi, tentano di dare risposte ai due principali interrogativi posti da Crainz: se vi siano le energie e le qualità per affrontare una difficile ricostruzione e misurarsi con la crisi internazionale, e da dove prendere l’avvio per invertire il degrado di un sistema politico e di una “partitocrazia senza partiti” che ha superato ormai ogni livello di guardia.

Sull’idea di un’Italia (s)perduta e sull’urgenza di uscire dall’impasse si torna più volte nel corso del festival, che sceglie la “questione italiana”, affrontando una delle piaghe del nostro paese più dolorose e difficili da sradicare, anche per l’evento di chiusura.

Domenica 12 maggio alle 20.30, nella Chiesa di San Francesco, Fabrizio Gatti presenta in prima nazionale il racconto scenico “La nostra mafia quotidiana. Gli anni della peste”, dal suo nuovo attesissimo romanzo veritàGli anni della peste, in uscita il 26 aprile con Rizzoli.

Inviato del settimanale L’Espresso, Gatti è noto per le sue inchieste e i reportage acquisiti sotto identità "clandestina". Dopo aver indossato le vesti dell’immigrato (esperienza raccontata in Bilal - il mio viaggio da infiltrato nel mercato dei nuovi schiavi, con il quale ha vinto il Premio Terzani nel 2008), dell’addetto rumeno alla raccolta di pomodori in Puglia, dell’uomo delle pulizie che stana le nefandezze e la malasanità del Policlinico di Roma, questa volta Gatti si è trasformato in operaio del gas per monitorare e raccontarci, “dal di dentro”, le follie di una banda di trafficanti di droga.

E inseguendo la via dell’eroina in città si è ritrovato al centro dell’estate atroce delle stragi di Cosa nostra. Ancora una volta Fabrizio Gatti, con la sua testimonianza in prima persona, ci fa scoprire quel che non siamo riusciti a vedere. In questo caso, la mafia della porta accanto. Quella che si nasconde nei quartieri, negli uffici pubblici. Quella che tocca tutti da vicino. Quella che ha condannato l’Italia a diventare ciò che è. Il peso di cui ci dobbiamo liberare, se vogliamo tornare a sperare.

La situazione del nostro paese è centrale anche nella lectio magistralis di Lucio Caracciolo “C’era una volta l’Italia” (sabato 11 maggio alle 10), presentazione dell’ultimo numero di LiMes. Caracciolo fa una disanima del tragico momento che stiamo attraversando.

Dopo la parentesi del Governo Monti, ormai abbandonata a se stessa e senza un referente politico, l’Italia appare agli occhi degli altri Stati, in particolare di quelli della tormentata Eurozona, una mina vagante.

Chissà, azzarda Caracciolo, se come già in altre fasi drammatiche della nostra storia, scopriremo impensate riserve di fantasia e di efficienza e riusciremo a passare il guado, dandoci una guida stabile e autorevole, un governo capace di affrontare le pesanti sfide che abbiamo di fronte.

Strettamente legato al tema dell’Italia, quello di un’Europa la cui unità è messa a durissima prova dalla crisi, ma la cui disgregazione esporrebbe i singoli Stati, destinati a contare ben poco nei rapporti di forza mondiali, a rischi altissimi in termini economici e di sicurezza. Quale aspetto avrà, domani, l’Europa? Sarà un’Europa federale, sul modello degli Stati Uniti, o un’Europa con un unico governo democratico? Oppure a vincere saranno le spinte antieuropeiste?

Una riflessione autorevole sul futuro del vecchio continente è dedicata ancora una volta dal geopolitologo Lucio Caracciolo nella tavola rotonda “L’Europa come utopia” (venerdì 10 maggio alle 21), che vede la partecipazione di autorevoli studiosi internazionali come Mauro Ceruti, Heribert Dieter e Sara Gentile, moderati da Guglielmo Cevolin. A cura di LiMes e Historia-Gruppo Studi Storici e Sociali Pordenone.

Nessun discorso sul futuro può prescindere dalle nuove generazioni e dalla loro educazione. Ma che cosa significa oggi insegnare? Le difficoltà che vive la scuola sono solo parzialmente conseguenti alla crisi economica e appaiono invece legate più in profondità ai caratteri di una pratica “impossibile” quasi per definizione.

Di scuola e insegnamento si occupa il nuovo numero di “aut aut”, la rivista di filosofia diretta da Pier Aldo Rovatti, che viene presentato nel corso del dibattito “La scuola impossibile” (sabato 11 maggio alle 19), con lo stesso Rovatti, Beatrice Bonato, Raoul Kirchmayr e la moderazione di Aluisi Tosolini.

Sul tavolo, l’invito agli insegnanti a ripensare in modo coraggioso e originale la scuola e l’insegnamento. La presentazione coincide con il sesto appuntamento, un fuori programma a vantaggio del pubblico di vicino/lontano, di Europensieri, il progetto ideato da CSS Teatro stabile di innovazione del FVG e Società filosofica italiana sezione FVG, che ha accompagnato con riflessioni filosofiche il percorso di Eurovisioni tracciato dall’ultima stagione di Teatro Contatto.

Vicino/lontano 2012 aveva indagato la condizione di precarietà dei giovani e proposto alcune riflessioni sui conseguenti cambiamenti in atto nel rapporto fra generazioni.

In questa edizione si torna a riflettere su questo rapporto andato in crisi – insieme all’idea stessa di autorità – con Massimo Recalcati, tra i più noti psicoanalisti lacaniani in Italia e autore del recente Il complesso di Telemaco (Feltrinelli, 2013), che tiene la lectio magistralis “La società orizzontale. Genitori e figli senza padre” (sabato 11 maggio alle 11.30), realizzata in collaborazione con Multiverso. In una società in cui ogni gerarchia sembra essere saltata e le differenze generazionali cancellate, i figli appaiono sperduti tanto quanto i loro genitori.

Recalcati vede in Telemaco la figura del giusto erede, un nuovo possibile punto di riferimento per le nuove generazioni. Il figlio di Ulisse non ha mai conosciuto il padre, ma lo aspetta e forse un giorno potrà riconoscerlo. E quel “qualcosa” che Telemaco attende non è un eroe senza macchia ma un uomo che, seppure imperfetto, è capace di indignarsi per le dissolutezze dei Proci e di difendere i suoi affetti.

Italia, Europa, mondo: su tutti incombe la crisi economica. Innescata dal sistema finanziario nel 2007, con la bolla dei mutui immobiliari subprime, in una micidiale reazione a catena, la crisi da sei anni tiene in scacco buona parte del pianeta e mina in particolare le economie occidentali. Negli ultimi tempi morde più che mai e gli effetti ricadono pesanti sulla vita di tutti.

A una tendenza in atto già da alcuni decenni, in cui la forbice delle disuguaglianze sociali si è allargata sempre più e la competizione globale ha spinto al ribasso salari e condizioni di vita dei lavoratori, la crisi ha impresso una fortissima accelerazione aggravando enormemente la sofferenza sociale. Un processo inarrestabile o possiamo e dobbiamo ricominciare a parlare di eguaglianza?

Già presente nei dibattiti su Italia ed Europa, il tema caldo della crisi viene sviscerato da esperti economisti e sociologi ma alla discussione contribuiscono anche artisti, scrittori, cantautori. Si tratta di crisi economica in sé e come fonte di altre crisi, di un malessere che va oltre le difficoltà finanziarie per coinvolgere i sentimenti, le idee, gli ideali e le ideologie. Si cercano soluzioni e si tratteggiano nuovi orizzonti possibili, perché la crisi può diventare anche un’occasione per correggere gli errori del passato.

Francesco Daveri e Paolo Pini insieme a Roberto Grandinetti affrontano temi come la disoccupazione, la flessibilizzazione del mercato del lavoro e le nuove forme di emigrazione nel confronto dal titolo “Lavoro e crescita nella competizione globale” (sabato 11 maggio alle 15). Con un occhio particolare all’Italia, si cercherà anche di capire se lavoro e crescita siano termini compatibili, come è stato in passato, o se il futuro prevede una crescita sempre più jobless.

Subito dopo, nel confronto “Economia civile. Welfare e beni comuni al tempo della crisi” (sabato 11 maggio, ore 17) – illustrato nell’opuscolo del festival da una vignetta di Ellekappa (alias Laura Pellegrini) –, Laura Pennacchi, Giuliano Poletti e Stefano Zamagni moderati da Giorgio Osti, partono dalla crisi strutturale del welfare tradizionale per tratteggiare la possibilità di un welfare compatibile, in grado cioè di conciliare esigenze di bilancio e principi di equità.

Di fronte all’enorme sofferenza sociale che ha accompagnato le politiche di austerità varate negli ultimi anni in Italia e in Europa, la questione a lungo trascurata dell’equità è diventata urgente, e a farsene carico non può che essere la politica. Sarà il tema del confronto “Il ritorno dell’eguaglianza” (domenica 12 maggio alle 17) con Riccardo Realfonzo, Pietro Reichlin, Emilio Carnevali, che inaugura a vicino/lontano la collaborazione con MicroMega.

Il titolo è ripreso dall’ultimo almanacco monografico della rivista, in cui si ravvisa la necessità di reinserire l’eguaglianza fra le parole d’ordine della lotta politica, riprendendo la lezione di Norberto Bobbio, per il quale senza la “stella polare” dell’eguaglianza viene meno la stessa ragion d’essere della sinistra e di qualsiasi riformismo.

A vicino/lontano, si sa, i temi s’incrociano, si rincorrono, si ritrovano in altri luoghi del programma secondo percorsi a volte logici e manifesti, altre volte più sotterranei e misteriosi. Chiarissimo è il collegamento fra crisieconomica e mercati finanziari, accusati a ragione dell’origine della catastrofe.

Oltre che con George Soros, premio Terzani 2013, protagonista assoluto della serata di sabato 11 maggio al Teatro Nuovo Giovanni da Udine, si parlerà di finanza “cattiva” e di finanza “buona” con Ugo Biggeri, presidente di Banca Etica e con l’esperto Paolo Ermano a “Finanza etica: un ossimoro?” (sabato 11 maggio alle 15, Palazzo ConTemporaneo), inserito fra le “storie” della nona edizione del festival.

La finanza può diventare anche il soggetto di un romanzo, e il romanzo un modo per rendere comprensibili a chiunque i meccanismi della finanza e il ruolo delle banche d’affari: ecco un’altra “storia”, “Criminal Bank” (sabato 11 maggio alle 10, Palazzo ConTemporaneo), con l’autore del libro Francesco Pratesi, che dialogherà con il giornalista Lorenzo Marchiori.

Come tutte le grandi rivoluzioni, quella che con Internet ha dato il via all’era digitale ha prodotto cambiamenti la cui portata e le cui implicazioni non sono semplici da definire e valutare. È tuttavia necessario interrogarsi e indagare per meglio comprendere questo fenomeno in continua evoluzione che è la “rete”, che in pochi anni non solo ha modificato profondamente il nostro modo di comunicare, ma ha prodotto una rivoluzione cognitiva senza precedenti che nelle nuove generazioni sta già provocando una mutazione antropologica e forse addirittura cerebro-neuronale.

Il web come nuova forma del conoscere è oggetto del confronto, moderato da Marco Pacini, “Il sapere nella rete” (sabato 11 maggio alle 11.30), con Raffaele Simone, uno dei maggiori studiosi europei di linguistica e filosofia del linguaggio, e lo storico e filosofo della scienza Stefano Moriggi.

Se gli effetti sul presente sono già così profondi, cosa potrà accadere in un futuro che l’evoluzione tecnologica rende sempre più prossimo? Si può quasi intravedere quella creatura planetaria dotata di intelligenza connettiva a cui per sua natura la “rete” si rivolge.

A figurare questo scenario, esaminando i problemi filosofici e culturali, ma anche etici, sociali e politici che pone, è Giuseppe O. Longo, nell’incontro a cura del festival goriziano èStoria “Paesaggi del post-umano: la creatura planetaria” (domenica 12 maggio alle 17).

Si parlerà inoltre del ruolo “politico” della Rete, delle opportunità che può offrire e dei pericoli che può nascondere. Il rapporto fra rete e democrazia sarà analizzato da Carlo Formenti, docente di Teoria e tecnica dei nuovi media, e Ignacio Ramonet, semiologo ed editorialista di El Pais, nel confronto moderato dal giornalista Fabio Chiusi “La rivolta intermittente: politica e contropolitica in rete” (domenica 12 maggio alle 15).

Le trappole di una “rete” che cattura i nostri dati personali rendendoci sempre più tracciabili, reperibili, profilabili – in una parola “controllabili” – e gli eventuali mezzi da adottare per difenderci dalla sorveglianza digitale saranno invece illustrati da Claudio Agosti, cofondatore del progetto GlobaLeaks e presidente del Centro Hermes per la Trasparenza e i Diritti Umani Digitali, e da Fabio Pietrosanti, esperto di security, nell’incontro “Chi controlla i controllori?” (sabato 11 maggio alle 10).

Altri momenti di approfondimento completano il variegato programma dei “confronti”, degli “incontri” e delle “storie” di vicino/lontano 2013, mentre l’offerta complessiva include mostre fotografiche, installazioni, presentazioni di libri, spettacoli e proiezioni (il programma completo sarà consultabile dal 18 aprile su www.vicinolontano.it).

Dal 3 al 19 maggio la Galleria Tina Modotti (ex Mercato del Pesce) ospita “It’s Only Rock’n’Roll? Scenari musicali a confronto”, fotografie di Günter Zint e Giovanni Chiarot (a cura dell’associazione Modo; inaugurazione venerdì 3 maggio alle 18). Un’altra mostra fotografica, “Feira do São Martinho”, immagini di Matteo Guariso, sarà allestita all’ex Libreria Carducci, in Piazza XX settembre, dal 3 al 13 maggio (inaugurazione giovedì 2 maggio alle 19).

È invece parte integrante del palcoscenico della Chiesa di San Francesco l’installazione sonora “Aquarium”, che l’artista russo Vladislav Shabalin ha realizzato con la collaborazione della musicista americanaDiamanda Galás e con il sostegno del paleontologo Stefano Piccini, presidente del gruppo Geoworld.

 

 

Enrico Mentana, Luca Telese, Katia Ricciarelli e molti altri nomi di spicco alla rassegna culturale "Pordenone Pensa"

Enrico Mentana, Luca Telese, Katia Ricciarelli e molti altri nomi di spicco alla rassegna culturale

Pordenone - I giornalisti Enrico Mentana, Luca Telese, Filippo Facci, il soprano Katia Ricciarelli, lo chef Alessandro Borghese. Sono alcuni dei prestigiosi nomi della quinta edizione di PordenonePensa, poliedrica rassegna di idee, cultura e eventi di scena dal 22 maggio al 13 giugno nel Friuli occidentale.

Il programma completo si trova sul sito www.pordenonepensa.it e sui libretti in distribuzione nei prossimi giorni. Tra gli eventi musica, teatro, arte, libri. Promossa da Circolo culturale Eureka con il sostegno di Provincia e sponsor privati, PnPensa 2013 propone 28 appuntamenti a ingresso gratuito e oltre 40 ospiti tra relatori e moderatori dei dibatti. Tredici i comuni coinvolti, da Pordenone a Cordovado, da Sacile a Cavasso, e 40 le associazioni e gli enti che supportano o collaborano alla manifestazione.

“Pnpensa – ha spiegato il presidente della Provincia, Alessandro Ciriani, durante la presentazione –  nasce dall'alleanza con le associazioni locali e porta i grandi nomi anche nei piccoli comuni, coinvolgendoli ogni anno a rotazione. Una manifestazione itinerante, fondata su una cultura plurale e aperta a tutti, anche per  far scoprire di più la nostra terra".

"La rassegna – ha aggiunto - mantiene la formula “low cost” visto che oltre il 50% del budget è coperto da sponsor privati, in modo da pesare meno sulle casse pubbliche. Inoltre – ha concluso - ho preteso che nessun componente dell'associazione organizzatrice riceve un compenso”. Una linea-risparmio confermata dalla presidente Eureka, Elena Ceolin: “Oltre ad essere tutti volontari, abbiamo mantenuto costi bassi grazie anche a risparmi derivati dal prestito di materiali e sconti di fornitori di fiducia”.

Si discuterà di attualità, politica, informazione, ma anche sport, religione, viaggi, storia e tradizioni. Tra gli ospiti, oltre a quelli citati, i giornalisti Nicola Porro, Giordano Bruno Guerri, Camillo Langone, Marino Bartoletti. Di fede parleranno Paolo Brosio e il biblista friulano Don Renato De Zan, mentre il caso marò sarà analizzato da Staffan de Mistura, ex viceministro del Governo Monti che ha seguito direttamente la vicenda.

In programma anche la cultura e l'editoria locale con un dibattito assieme a Giovanni Santarossa (Edizioni Biblioteca dell'Immagine) e due libri di autrici pordenonesi a cura delle Edizioni L'Omino Rosso. Spazio inoltre a due incontri tra musica e parole con due grandi voci femminili: oltre a Katia Ricciarelli anche Cheryl Porter, icona del blues e del gospel.

L'esordio, il 22 maggio, è affidato all'inaugurazione di una prestigiosa mostra del futurista goriziano Tullio Crali, noto in tutto il mondo per le sue opere di “aeropittura”, prestate per l'occasione dal Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto. Nel programma torna poi la musica con quattro concerti di artisti e talenti locali, e il teatro con tre spettacoli: di scena Max Pisu (Zelig), il “teatro di quartiere” della Scuola sperimentale dell'Attore e l'anteprima nazionale di “Donne alle specchio”, interpretato dall'attrice pordenonese Viviana Piccolo con la regia di Krzysztof Zanussi. Sarà proprio il cineasta di fama mondiale a presentare lo spettacolo al pubblico di PnPensa.

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