Insegnanti che insegnano gratis. Missionariato o professione in svendita?
- Dettagli
- Categoria: Scuola ed educazione
- Pubblicato Lunedì, 21 Luglio 2014 20:36
- Scritto da Roberto Calogiuri
- Visite: 1162
Trieste - Quasi un anno fa, complice l’afa e lo sviluppo costiero della nostra regione, si verificò lo strano caso delle ripetizioni balneari. Proprio così: lezioni di recupero in spiaggia (qui il collegamento al nostro servizio). Studenti che sanano il proprio debito rimanendo in costume da bagno. Una notevole trovata di marketing didattico. Sotto l’ombrellone sì, ma pur sempre una prestazione lavorativa con relativa debita fatturazione.
Ma ora la crisi incalza e la contrazione dei salari insidia le tasche dei lavoratori. Tanto che a Pordenone – provincia già travagliata dalla crisi industriale e dalla flessione dei posti di lavoro – un gruppo di venti insegnanti ha deciso di fornire una serie di lezioni gratuite a studenti che non possano permettersi di pagarle di tasca propria. Il tutto su base volontaria, ossia senza percepire alcun compenso.
L’iniziativa dovrebbe partire dal prossimo anno scolastico e prevede un pacchetto di cinque ore di lezione per ogni alunno da impartirsi nella materia in cui si avvertirà il bisogno di un rinforzo.
Intento lodevole quello degli inseganti del Liceo Grigoletti. Quella che senz’altro si può definire una “ buona pratica”, che su Facebook alla pagina “Didattica amica” ha già più di 100 like e che attraverso la stampa fa apparire la scuola - nel suo complesso - non più e non solo come un’entità astratta e impersonale, fatta di freddi numeri e giudizi inappellabili, ma benevola e sensibile, attenta ai problemi del territorio e del portafoglio familiare.
“Regaleremo le nostre competenze” dicono gli insegnanti benefattori. E se da una parte suona rassicurante per la drammatica situazione di molte famiglie, dall’altra suscita l’eco di una leggera inquietudine. Quel “regaleremo”, forse, è il termine e il modo giusto di fare del bene al prossimo, in modo disinteressato e volontario.
Ma “regalare competenze” non è la formula adatta per giovare a una scuola e a una professione in crisi che ha bisogno di essere riqualificata professionalmente e riconosciuta socialmente. Il che equivale a dire, in termini bruti ma reali in una società moderna, aggiornata economicamente.
Quanto fanno gli insegnanti del Grigoletti potrà essere molto gratificante per la propria autostima. Ma lo è parimenti per la stima professionale di un’intera classe di lavoratori della scuola? Vale a dire: insegnare gratis, offrire gratis il frutto della propria esperienza e preparazione, migliora o peggiora la percezione pubblica e lo statuto socio economico di un’intera classe di lavoratori?
In quanti penseranno che cinque ore di recupero servano semplicemente a fornire qualche coordinata di massima e non siano sufficienti a colmare una lacuna medio grave (come dimostrano molti studi sulla didattica oltre che l’esperienza sul campo)? Quanti penseranno che si tratti di una trovata demagogica per distogliere l’attenzione dalla figura del professore percepito come fannullone-vacanziero-parassitario che si redime nel missionariato?
Fin dalla metà degli anni ’90, nelle conferenze internazionali sull’economia del nuovo millennio, il volontariato è visto come l’antidoto globale alla scarsa autostima derivante dal deprezzamento del lavoro e dallo svilimento del peso professionale delle masse lavorative. Che è quanto accade oggi – tra le altre categorie - agli insegnanti.
Da questo punto di vista, “regalare” il proprio lavoro può rappresentare sempre un’alternativa valida alla crisi della professione? O, piuttosto, si mettono in apparente ma scomoda situazione di difetto coloro che non sono propensi a “regalare competenza”? O peggio: si svilisce la qualità del loro lavoro perchè si diffonde l’idea che non abbia valore di mercato, cosa che incontra il favore di qualunque governo e sottrae forza contrattuale sindacale all’intera categoria.
Già accade che molti istituti vantino una serie di iniziative, che danno lustro e fama alle varie dirigenze, grazie all’apporto gratuito ma silenzioso di molti insegnanti.
Per non parlare dell’aspetto psicologico di questa pratica. Offrire la propria prestazione gratuita e volontaria può prevedere interesse empatico verso il prossimo, ma anche una serie di aspetti egoistici come protagonismo, compiacimento narcisistico, impiego del proprio tempo libero, riduzione del proprio malessere difronte al disagio degli altri, protezione dai propri sensi di colpa per sentirsi martellare dall’accusa di non lavorare abbastanza, di guadagnare troppo rispetto ai disoccupati, di troppo assenteismo, malattia o maternità. Insomma dei principali capi di imputazione appioppati alla pubblica amministrazione.
Non è facile fare i volontari del lavoro. Nemmeno di fronte a quegli insegnanti, e sono molti a rilasciare altrettante testimonianze, che faticano a tenere viva la propria passione perché non riescono a pagare il mutuo per l’abitazione o allevare degnamente i figli.
E poi ultimo ma non per importanza: sono proprio sicuri gli insegnanti del Grigoletti che gli alunni cui regaleranno la propria professionalità si formeranno un’immagine del lavoro consona all'aggressiva concorrenza straniera? Quale tra le istanze appena considerate filtrerà nelle loro coscienze di futuri lavoratori? Speriamo non quella che le cose si possano ottenere gratis, senza sacrifici, come a scuola…
Non è facile regalare professionalità.
[Roberto Calogiuri]