Nativi digitali e alieni analogici. Copiare alla maturità è plagio o condivisione?
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- Categoria: Scuola ed educazione
- Pubblicato Mercoledì, 30 Luglio 2014 23:41
- Scritto da Roberto Calogiuri
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TRIESTE - Il fatto: all’ultimo esame di maturità, un insegnante chiede agli alunni di consegnare la tesina (ossia la trattazione pluridisciplinare a scelta del candidato e che occupa all’incirca metà dell’esame orale) entro l’ultimo giorno degli scritti, in modo che possa leggerle tutte per tempo. Così fanno gli alunni.
Il giorno stabilito, uno di questi alunni si presenta alla commissione, sostiene egregiamente il proprio esame orale e alla fine della discussione uno dei commissari si complimenta per l’originalità della tesina.
L’esame va bene, l’alunno risulta brillante e il voto tra i migliori. Ma il titolo, lo spunto e gli argomenti di quella tesina erano stati copiati dalla rete, come anche i suoi compagni di classe sapevano fin da prima l’esame. Inutile dire che la commissione si è procurata la fama di “ingiusta” e, per lo meno, di poco accorta.
Altro fatto da considerare: all’interno del giudizio complessivo dell’esame, la tesina pesa circa per il 12% rispetto ai parametri totali (credito curriculare, tre scritti e colloquio in cui ci sono le domande dei commissari e la discussione degli elaborati).
Questo da un punto di vista matematico. Ma a considerare l’incidenza emotiva che un titolo di grande impatto può avere su una commissione e il condizionamento positivo di cui può beneficiare l’alunno in questione, forse il 12% dev’essere aumentato di un bel po’. E questo grazie al merito non dell’estro personale ma di astuzia digitale.
E quindi: quella commissione è autenticamente ingiusta? O distratta? O piuttosto si tratta di scarsa confidenza con quegli strumenti che i nativi digitali sanno usare con disinvolta spregiudicatezza?
Sorvolando sulla scelta dell’alunno (colpevole o innocente di aver preso uno spunto non suo?) rimane la responsabilità che la commissione ha nei confronti degli altri studenti che (sperabilmente) si sono ingegnati di trovare un argomento con le proprie forze. La fiducia nell’equità del giudizio dell’esame di stato sarà aumentata o diminuita?
Diminuita se si pensa che esiste un parametro che può sottrarsi al controllo degli esaminatori perché non ha possibilità di riscontro. A meno che i commissari non eseguano una ricerca in rete delle parole chiave allo scopo di trovare eventuali rispondenze.
Infatti la rete brulica di siti con migliaia di tesine prodotte in serie o di possibilità di farsele cucire su misura dopo aver fornito le indicazioni utili.
La possibilità di farsi scrivere una tesi da un altro è, ahinoi, sempre esistita. E la nostra è, perdipiù, un’epoca in cui il ghostwriter è diventato una figura professionale. Tuttavia, se l’epoca digitale fornisce gli strumenti per cavarsela con poca fatica, suggerisce anche il modo di essere scoperti. Così l’argomento cruciale si sposta ancora un po’ più avanti.
Nel senso che ci troviamo in un punto di articolazione tra due generazione: i nativi digitali che producono una prestazione (censurabile in certi ambienti come la scuola) grazie a una competenza che la controparte -“alieni analogici” si può dire? - spesso non sa o non vuole controllare, con le conseguenze negative sul piano, se non vogliamo dire dell’etica, almeno della correttezza formale e di quel senso di giustizia per il quale adolescenti e giovani hanno una sensibilità particolare.
E quindi che si fa? La tesina è una falla nel sistema? La si elimina dal numero delle prove d’esame perché non controllabile e si ristruttura il criterio di valutazione? Si prendono contromisure elettroniche in modo che un allarme scatti quando un alunno dice qualcosa di riscontrabile nella rete? O si aspetta che l’attuale generazione analogica sia rimpiazzata da una leva più digitalizzata e capace di cogliere il plagiatore con un ardito copiaeincolla?
Tutto a condizione che - s’intende - l’originalità e l’autenticità rimangano sempre valori da inseguire in un mondo in cui la cultura della condivisione sta modificando ritmi e modi della creatività.
[Roberto Calogiuri]