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Suor Cristina: il crocifisso e le corna (versione metal). Talento o strategia mediatica?
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- Categoria: Politica e società
- Pubblicato Lunedì, 07 Luglio 2014 21:46
- Scritto da Roberto Calogiuri
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Trieste – Anche questa volta il teorema mediatico si è rivelato. Ci sono leggi, nello spettacolo, che è impossibile eludere. E, “come dovevasi dimostrare” - si dice nelle risoluzioni matematiche - l’orsolina cantante (o cantante orsolina?) suor Cristina Scuccia ha vinto l’ultima edizione di “The voice of Italy”, il talent show che ha raggiunto, nella finale di qualche sera fa, più di quattro milioni di telespettatori.
Quasi il triplo di quanti italiani abbiano assistito alla vittoria del crossdresser Conchita Wurst, circa tre mesi fa, all’Eurovision Song Contest di Copenaghen. E il paragone balza agli occhi perché, fatte le debite proporzioni, i due cantanti hanno qualcosa che li avvicina: una ragazza che si esibisce con accenti e movenze da accesa diva pop in grigi abiti monacali rappresenta un evento in un contesto controdeterminante tanto quanto un ragazzo con la barba che canta in abiti femminili con voce da tenore. Inversi e complementari.
La differenza sta nel fatto che il primo fenomeno si verifica nel nord Europa e il secondo nel sud. Si potrebbe indugiare considerando come cambiano i costumi relativamente a meridiani e paralleli, ma nella sostanza la domanda che si pone è la stessa: di quale messaggio sono portatori questi eventi e perché nascono questi divi?
Di Concita Wurst /Thomas Neuwirth abbiamo già detto (qui il servizio). Di suor Cristina c’è da dire che la sua vittoria era nell’aria da molto tempo. Un po’ lo dicevano i sondaggi e un po’ le geometrie e le geografie della distribuzione delle convenienze politiche e mercantilmediatiche.
Si capiva già solo leggendo lo sbalordimento (ma sarà stato autentico?) negli occhi ingolositi di Piero Pelù e Raffaella Carrà quando scoprono che quella voce grintosa proviene da un’esile suorina grigiovestita e calzata che si agita molto più di Lady Gaga. Si capiva da come le vecchie volpi dello spettacolo avessero fiutato un boccone ghiotto come non capitava dai tempi di padre Cionfoli, colui che cantò a San Remo in saio da cappuccino.
Ma fra’ Cionfoli è un uomo. Invece Cristina Scuccia è una giovane donna di Comiso provincia di Ragusa, siciliana come il suo temperamento e che canta con le maniche rimboccate, pronuncia parole semplici di lode a Gesù e per il futuro si affida alla divina provvidenza, un po’ mostra il crocefisso e un po’ mostra le corna da metallara nella variante, poco ortodossa, delle sole due dita.
Per di più adesso, rispetto agli anni ’80, le circostanze sono lievemente cambiate: dall’edonismo reaganiano e dall’attentato a papa Wojtyla siamo alla cultura gay e al trionfo popolare di papa Bergoglio e del suo “nuovo corso”. L’affermazione di suor Cristina era necessaria almeno quanto quella di Conchita affinchè fosse chiaro che il mondo cattolico (almeno quello che si rivolge al popolo televisivo) ha un’immagine tradizionale da contrapporre al crossdressing e sa rintuzzare tutto quello che inerisce al “queer” e alla nuova percezione della sessualità.
E così è nata una stella. Coccolata e vezzeggiata da presentatori e intervistatori. Rimane da vedere quanto brillerà. Padre Cionfoli, al momento, ha tre figli, è diventato nonno e continua la sua attività di cantante evangelizzatore. Suor Cristina ha 25 anni, non ha ancora preso i voti definitivi e il prossimo 29 luglio dovrebbe rinnovarli per tre anni. Al momento non esclude un tour mondiale, canta “No one” di Alicia Keys e “Lungo la riva”, un brano di Neffa che si è già guadagnato qualche accusa di plagio tra Don Backy, i Blues Brothers e La principessa e il ranocchio.
Certo che guardando suor Cristina si capisce come dagli States stiano piovendo gli inviti. Qualcuno oltre oceano pregusta ascolti che Conchita nemmeno si sogna. Potrebbe essere una nuova gloria, potrebbe unire i fan della catechesi e dello star system: potrebbe moltiplicare la media del gradimento. Guardandola si vedono eccitazione, euforia ed entusiasmo da predicatore. Tratti rari anche per una pop star, ma ingredienti di sicuro successo, almeno per quel 62% di televoti italici. Durerà?
[Roberto Calogiuri]