Al festival cinematografico “I Mille Occhi” le pellicole della Cineteca del Friuli
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- Categoria: Cinema
- Pubblicato Sabato, 14 Settembre 2013 11:33
- Scritto da Mariangela Miceli
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Trieste - Chi ha mai dato un'occhiata alle poltrone di una sala cinematografica qualsiasi, in una qualsiasi città, in una qualsiasi giornata, durante una proiezione delle ore 16?
Quanto pubblico c'è, in sala? Poco, è vero.
Così si è aperta il 13 settembre al teatro Miela l'edizione 2013 de “I Mille Occhi”, con una proiezione quasi in sordina, in apparenza, se qualcuno avesse gettato un'occhiata in sala.
Ebbene, se quella stessa ipotetica occhiata fosse diventata uno sguardo prolungato, e se a quello sguardo si fosse accompagnato un orecchio teso all'ascolto, ecco che la partenza in sordina si sarebbe rivelata per ciò che in realtà è stata: un inizio decisamente entusiasmante.
Perché quello che colpisce è l'entusiasmo: quello dello staff, quello degli ospiti, quello del pubblico presente.
Il festival si è aperto con l'omaggio al collezionista Attilio Cappai e con la testimonianza discreta e tenera della figlia Dolores, cui dobbiamo la conservazione dei trecento titoli – e parliamo solo di un terzo della collezione – ora acquisiti dalla Cineteca del Friuli.
Cosa, se non l'entusiasmo e la costanza, accompagnati ad una inesauribile passione per il cinema, avrebbe portato a tanta dedizione nel raccogliere una simile quantità di pellicole, nel conservarla, nel voler renderla nota attraverso un festival?
Lo stesso entusiasmo e la stessa costanza animano la direzione e l'organizzazione dei Mille Occhi: naturale che i lavori si aprissero con la proiezione di “Voglio vivere così” (di Mario Mattioli, 1942), il film più amato da Cappai, che a suo tempo dichiarò di averlo guardato addirittura per una sessantina di volte.
La presentazione del direttore Sergio Matiassich Germani offre un punto di vista diverso sul cinema: il festival cinematografico come evento “dal vivo”, laddove “anche la proiezione è come un corpo impresso sulla pellicola, che di volta in volta si propone dal vivo al pubblico”.
A confermare le parole del direttore, la proiezione è stata preceduta dal brano che dà il titolo al film eseguito dal cantante Paolo Venier, anche proiezionista del festival.
Una pellicola delicata, capace di divertire autenticamente ancora oggi, ha animato i pochi spettatori presenti: era un pubblico che commentava e rideva a voce alta, un pubblico che si è seduto comodo e in cui a tratti qualcuno ha persino canticchiato, forse credendo, magari, di non esser sentito dal resto della sala.
Perciò un'occhiata non sarebbe bastata a fotografare questo inizio festival: serviva uno sguardo, un orecchio teso, per cogliere il fatto che, prima ancora che accorresse il pubblico numeroso che dopo il brindisi inaugurale ha assistito alla proiezione de “Il vangelo secondo Matteo” di Pasolini alla presenza del protagonista Enrique Irazoqui, già dal pomeriggio la sala era davvero piena.
Mariangela Miceli