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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Il Coro del Friuli Venezia Giulia al “Requiem per le vittime di tutte le guerre” diretto da Riccardo Muti

Il Coro del Friuli Venezia Giulia al “Requiem per le vittime di tutte le guerre” diretto da Muti

Gorizia - Il 9 febbraio a Ravenna è stata presentata ufficialmente la 25ª edizione del Ravenna Festival, una delle più affermate e prestigiose manifestazioni artistiche europee.

Uno degli eventi di punta del ricco programma è il “Requiem per le vittime di tutte le guerre”, il solenne concerto inscritto nelle Commemorazioni nazionali della Prima Guerra Mondiale e inserito anche nel programma di Mittelfest, in programma domenica 6 luglio alle ore 21 nel Sacrario di Redipuglia (GO).

Scelto dal Maestro Riccardo Muti che dirigerà la Messa da Requiem di Giuseppe Verdi, il Coro del Friuli Venezia Giulia sarà uno dei grandi protagonisti confermandosi come una delle più importanti realtà musicali del panorama nazionale conosciuta e apprezzata in tutta Europa.  

Dopo il consueto appuntamento del Ravenna Festival al Pala De André, riservato al pubblico ravennate, quest’anno le Vie dell’Amicizia si ritrovano a Redipuglia per il Requiem per le vittime di tutte le guerre.

Riccardo Muti, sul podio dell’Orchestra Cherubini assieme all’European Spirit of Youth Orchestra ed al Coro del Friuli Venezia Giulia, (solisti il soprano Tatiana Serjan, il mezzosoprano Daniela Barcellona, il tenore Saimir Pirgu ed il basso Riccardo Zanellato), compagini a cui si affiancheranno molti altri strumentisti e coristi provenienti dai principali paesi che presero parte alla guerra, dirigerà la Messa da Requiem di Giuseppe Verdi.

Un grande successo per il Coro del Friuli Venezia Giulia del Maestro Cristiano Dell’Oste, che si conferma come una delle più importanti realtà musicali del panorama nazionale e internazionale.

(foto di Simone di Luca)

Miela Music Live: al suo terzo appuntamento con Bombino

Miela Music Live: al suo terzo appuntamento  con Bombino

Trieste - La fortunata rassegna Miela Music Live è giunta al suo terzo appuntamento, mercoledì 12 febbraio alle ore 21 con Omara Bombino Moctar e il suo “Tuareg blues”. Il chitarrista che sta infiammando le platee internazionali rappresenta una miscela esplosiva, perché alla musica e all'energia delle sue performances  unisce la storia di un popolo nomade in un’ intensa vicenda personale.

Il suo ultimo album, “Nomad”, è stato prodotto nientemeno che da Dan Auerbach dei “The Black Keys” e il suo nomadismo musicale da sahariano diventa internazionale.

Omara Moctar, in arte Bombino è un Tuareg, un berbero di quelle comunità che vivono di pastorizia nomade attraversando i territori desertici dell'Africa settentrionale. Nella musica di questo incredibile e personalissimo chitarrista vita e storia sono infatti tutt’uno da quando nel 1990 questo giovane tuareg all’età di 10 anni prese la via dell’esilio dal Niger, durante la rivolta del suo popolo contro il governo, spostandosi con la famiglia in Algeria. Per i Tuareg la musica e soprattutto la chitarra rappresentano una forma di lotta contro chi vuole ingabbiare questo popolo nomade e indomito nei confini geografici e culturali di uno stato.
Non a caso in Niger la chitarra è stata per lungo tempo proibita ai Tuareg e non a caso è anche lo strumento che Moctar ha scelto di suonare seguendo dall'esilio le influenze occidentali di Knopfler e Hendrix ma diventando anche allievo di uno dei maestri indiscussi del chitarrismo tuareg, Haja Bebe, che per la sua giovane età lo ha soprannominato Bombino, storpiatura dell’italiano bambino.
Si sviluppa così la storia di questo musicista africano che per sonorità ricorda i vicini maliani Tinariwen e come loro viene scoperto e prodotto da attenti artisti americani ormai affermati sulla scena rock internazionale e amanti del blues del deserto, quello delle origini. Organizzazione: Bonawentura

Prevendita c/o biglietteria Teatro Miela tutti i giorni, esclusi sabato e domenica, dalle 17.00 alle 19.00; www.vivaticket.it

 

 

 

A Trieste il grande meeting europeo di Conservatori e Accademie musicali

A Trieste il grande meeting europeo di Conservatoti e Accademie musicali

Tieste Per due giorni, venerdì 14 e sabato 15 febbraio, Trieste sarà il cuore pulsante della didattica musicale europea del pop-jazz: il Conservatorio Tartini organizza infatti il meeting annuale dell’AEC, l’Associazione Europea di Conservatori e Accademie musicali nata nel 1953, forte quindi di oltre 50 anni di attività, presieduta da Jeremy Cox.

Saranno presenti centinaia di delegati provenienti dai Conservatori di tutta Europa, ma anche da Stati Uniti e Cina, impegnati sul tema della promozione della musica e sul ruolo dei Conservatori nel panorama culturale europeo, in rapporto all’insegnamento del pop e del jazz.

La due giorni triestina alternerà momenti di scambio di confronto delle esperienze e consolidamento di buone pratiche a momenti calati nello specifico musicale e nella didattiva del pop jazz. Sarà coinvolto a Trieste in particolare il Dipartimento di Jazz e Nuove Tecnologie del Tartini, con l’apporto dei docenti di riferimento dei corsi: Giovanni Maier, Nicola Buso, Klaus Gesing e, Paolo Pachini e Pietro Polotti. 

Gli studenti saranno coinvolti per molteplici interventi musicali nel corso delle sessioni, che si svolgeranno venerdì e sabato negli spazi della SISSA, dalle 10 alle 19. Molti i relatori di grande nome a livello internazionale, come i musicologi Jeremy Cox, attuale presidente dell’AEC, Joe Townsend, del Conservatorio di Londra Trinity Laban, Bogdan Benigar, direttore del Lubiana Jazz Festival, come Francesco Martinelli, docente di musica afroamericana presso l’università turca di Ankara e direttore della Fondazione Arrigo Polillo di Siena Jazz, e come il contrabbassista e violoncellista di S. Cecilia Paolo Damiani, che il pubblico del jazz ha spesso applaudito al fianco di artisti come Pat Metheny, Kenny Wheeler, Trilok Gurtu, Enrico Rava, Paolo Fresu, John Surman, Miroslav Vitous ... il suo intervento chiuderà le sessioni di lavoro nel pomeriggio di sabato 15 febbraio.

Grande spazio, come si diceva, agli interventi musicali in cui sono coinvolti studenti e docenti del Dipartimento di Jazz e Nuove Tecnologie. Si parte venerdì 14 febbraio, alle 14.30, con la sessione introduttiva che sarà ‘illustrata’ dalle musiche del Jazz Guitar Duo Marko Cepak - Marco Bolfelli con brani tratti dal repertorio di Bill Evans, quindi alle 10 di sabato 15 febbraio sarà la volta di una performance interattiva di ‘dance music elettronica’, Body Jockey – BJ set 2 di e con Sarah Taylor, Maurizio Goina e Pietro Polotti. La performance prevede la danzatrice che attiva e modula attraverso il movimento del proprio corpo suoni generati dal computer, mentre il performer al laptop varia le corrispondenze tra gesto e suono.

E sabato 15 febbraio, dalle 20 nella Sala Ridotto del Teatro Verdi a Trieste, spazio al concerto evento che sarà aperto alla città: “Tartini, evening concert for AEC” si aprirà con l’esibizione del Black Blow Duet, ovvero Marco Parlante alla batteria e Alberto Caruso Live electronics. Black Blow Duetto coniuga un solo di batteria con la manipolazione elettroacustica in tempo reale: il suono si dipana in un sound elettronico contaminato dalla tradizione jazz e rock, nonché dalle tendenze musicali contemporanee più insolite.

Di seguito spazio all’Orchestra Laboratorio 2.0 con Jazz Ensemble &Live electronics, una formazione ideata e diretta dagli insegnanti Giovanni Maier e Nicola Buso per approfondire le possibili interazioni creative tra un ensemble jazz di medio organico e un gruppo di performers di live electronics. I brani saranno collegati da libere improvvisazioni, in forma di suite, e il repertorio sarà interamente dedicato al grande Maestro del Jazz Thelonious Monk; gli arrangiamenti sono stati realizzati dagli studenti. Si prosegue con Oblique writing: new languages between afro-american music and contemporary composition, a cura del Jazz Ensemble. L’esibizione, dedicata a Duke Ellington, nasce in seguito alla masterclass tenuta dal noto musicista italiano Riccardo Zegna presso il Conservatorio Tartini e fonde elementi compositivi classici con elementi provenienti dalla musica afroamericana grazie al coinvolgimento di strumentisti classici e jazzisti.

A chiudere la serata concertistica sarà The Big Tartini Band, la formazione formata dal sassofonista Klaus Gesing e diretta da Matteo Alfonso, insegnante d’improvvisazione e sassofono al Tartini. Il programma della Big Tartini Band copre tanti stili diversi, da Duke Ellington e Count Basie fino a composizioni di compositori moderni del genere come Maria Schneider e Chick Corea. Speciale importanza viene dato alla presentazione di composizioni scritti dagli studenti del corso Jazz del Conservatorio Tartini, che utilizzano la Big Band per studiare le tecniche di scrittura, orchestrazione ed arrangiamento.

Per infoprmazioni: www.conservatorio.trieste.it

(In apertura: The Big Tartini Band)

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