Museo della Grande Guerra di Ragogna, viaggio lungo 100 anni
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- Categoria: Eventi
- Pubblicato Sabato, 02 Agosto 2014 11:51
- Scritto da Timothy Dissegna
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Ragogna (Ud) - A guardare i monti e le colline rigogliose che riempiono gli orizzonti del Friuli collinare, si sente nell'aria un profumo inebriante di buon cibo che ti cattura. Ma non è soltanto lui il protagonista quassù, c'è anche la Storia con la s maiuscola. Onnipresente in ogni anfratto, ogni filo d'erba che se potesse parlare racconterebbe vicende di un mondo morto (o nato, a seconda dei punti di vista) quasi 100 anni fa per la volontà di generali megalomani e cuori patriottici.
Quelle della Prima Guerra Mondiale, che devastò l'intera Europa per quattro anni, lasciando il ricordo amaro di 600 mila soldati morti e 1 milione di feriti solo per l'allora Stato sabaudo.
É tutto custodito nel Museo della Grande Guerra di Ragogna, situato al primo piano del centro culturale ex scuola "Romeo Battisig" in via Roma 23, un vero e proprio monumento al ricordo nato nel 2007.
Il minimo comune denominatore di tutto ciò che si trova lì dentro si chiama Marco Pascoli, giovane amministratore locale da sempre appassionato di storia e da una vita alla ricerca di testimonianze della Prima Guerra Mondiale, sia sul Carso che tra i monti del Friuli occidentale. É lui l'autore di tutti i pannelli esposti.
A farci da guida è una donna spigliata, che ti prende e ti cattura nel suo racconto di quei tragici anni di guerra. Alla fine capiamo che è la madre del curatore: insieme al figlio e al marito hanno viaggiato in lungo e largo per il Friuli alla ricerca di tracce del conflitto. Trovandone una miniera a cielo aperto.
Lo si capisce subito, guardando le foto dei graffiti lasciati dai soldati, italiani e austriaci, che ancora oggi si possono ammirare sulle vette dei monti o nei luoghi più impensabili. Dalla scritta in latino su uno sperone di roccia al ritratto stilizzato dell'alpino sulla roccia, tutti catagolati in 7 mila foto, scattate dalla famiglia Pascoli in 23 anni di ricerca in cui hanno curato i disegni e le scritte con cura quasi religiosa.
Continuando nella visita, ci si imbatte in turisti provenienti da ogni dove. Una comitiva di inglese ha appena finito il tour, c'é qualcuno che parla in tedesco e una famiglia bresciana si affaccia timida all'ingresso e viene subito attirata dal racconto della guida. Sembra quasi di sentire quei vecchi audio dell'Istituto Luce quando la signora parla della linea dell'Isonzo, campo di battaglia per i primi anni in Italia.
Ma perché proprio a qui un museo così? Siamo nel 1917 e l'esercito sabaudo fugge da Caporetto. Bisogna attraversare il Tagliamento per ripiegare oltre il Piave. Ma quell'anno il fiume ha una piena come nessuno l' ha mai vista. E mentre la gente scappa, la brigata Bologna, inviata dal generale Cadorna a Pinzano per rallentare l'avanzata nemica e fatti posizionare in cima al monte di Ragogna dalla parte opposta, procede all'incontrario.
Le loro uniche munizioni e viveri sono quelli che hanno addosso, sicuri che nessuno sarebbe giunto ad aiutarli e di non potersi ritirare. Alla fine la linea italiana venne sfondata, ma i militari si preparavano a respingere gli invasori sulla linea del Piave. Con il finale che tutti noi conosciamo.
Descrivere l'attrazione che la storia ha nel Museo di Ragogna è come tentare di riassumere in un tweet la Bibbia. Bisognerebbe provarla: martedì, giovedì sabato sono i giorni di apertura al pubblico (ingresso gratuito), dalle 15:30 alle 18. In più ci sono tantissimi luoghi, tra i comuni di Ragogna, Forgaria nel Friuli e San Daniele del Friuli, ricchi di resti della Grande Guerra.
Per saperne di più sul Museo, sui Luoghi della Grande Guerra e visite guidate contattare il Gruppo Storico Friuli Collinare alla mail dello stesso Marco Pascoli Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Non vi aspetterà solo un museo ma un vero salto nel tempo di 100 anni.