Amnesty International denuncia brutale repressione in Egitto. Flash mob per Giulio Regeni
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- Categoria: Uomini e diritti
- Pubblicato Mercoledì, 13 Luglio 2016 16:13
- Scritto da Redazione Ilfriuliveneziagiulia
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Roma - Il 13 luglio, in occasione del lancio di un nuovo rapporto sulle torture e le sparizioni forzate in Egitto, Amnesty International Italia ha organizzato un flash mob per ricordare Giulio Regeni e le altre vittime di queste terribili pratiche in atto nel paese, che si è scolto ercoledì 13 luglio a Roma, in piazza del Pantheon.
Il flash mob ha visto numerose attiviste e attivisti dell'organizzazione radunati davanti al Pantheon a torso nudo e con bende e cappucci neri a rappresentare alcuni dei casi, come quello di Giulio Regeni, documentati nel rapporto.
Il rapporto di Amnesty International intitolato "Egypt: 'Officially, you do not exist' Disappeared and tortured in the name of counter-terrorism" (online dal 13 luglio) include 17 testimonianze dettagliate di alcune delle centinaia di vittime di torture e sparizioni forzate nel 2015 e 2016, tra cui ragazzi di 14 anni.
Alla mobilitazione hanno sinora aderito: A Buon Diritto, Antigone, AOI Cooperazione e solidarietà internazionale, Articolo 21, CISP, Cittadinanzattiva, COSPE, FNSI, Italians for Darfur, Legambiente, Rete della Pace, Un ponte per.
La campagna "Verità per Giulio Regeni" lanciata da Amnesty International Italia in collaborazione con "la Repubblica" ha raccolto sinora numerosissime adesioni da parte di istituzioni, enti locali, organizzazioni, mondo scolastico e universitario, testate giornalistiche e privati cittadini: 5 Regioni, 3 Province, 170 Comuni; 34 università, 40 scuole, 13 biblioteche; 27 media; 121 fra gruppi e associazioni.
Innumerevoli messaggi di sostegno continuano a giungere quotidianamente, anche sui social network, da parte della società civile sia italiana sia estera che utilizza l'hashtag #veritàpergiulioregeni
“La sparizione forzata di Giulio Regeni - si legge nel Rapporto - ha attratto l'attenzione dei mezzi d'informazione di ogni parte del mondo. Le autorità egiziane si ostinano a negare qualsiasi coinvolgimento nella sua sparizione e uccisione, ma Amnesty International rivela le similitudini tra i segni di tortura sul suo corpo e quelli sugli egiziani morti in custodia dello stato. Ciò lascia supporre che la sua morte sia stata solo la punta dell'iceberg e che possa far parte di una più ampia serie di sparizioni forzate ad opera dell'Nsa e di altri servizi d'intelligence in tutto il Paese".
Nel report Amnesty denuncia centinaia di persone scomparse e torturate dai primi mesi del 2015 in un'ondata di repressione brutale in Egitto.
Amnesty punta il dito contro l'Agenzia per la sicurezza nazionale (Nsa) che si rende responsabile di rapimenti, torture e sparizioni forzate nel tentativo di incutere paura agli oppositori e spazzare via il dissenso pacifico.
Il rapporto, intitolato "Egitto: 'Tu ufficialmente non esisti'. Sparizioni forzate e torture in nome del contrasto al terrorismo", rivela una vera e propria tendenza che vede centinaia di studenti, attivisti politici e manifestanti, compresi 14enni, sparire nelle mani dello Stato senza lasciare traccia.
Secondo le Organizzazioni non governative locali, la media delle sparizioni forzate è di 3-4 al giorno. Di solito, agenti dell'Nsa pesantemente armati fanno irruzione nelle abitazioni private, portano via le persone e le trattengono anche per mesi, spesso ammanettate e bendate per l'intero periodo.
"Questo rapporto rivela le scioccanti e spietate tattiche cui le autorità egiziane ricorrono nel tentativo di terrorizzare e ridurre al silenzio manifestanti e dissidenti", ha dichiarato Philip Luther, direttore del programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International.
"Le sparizioni forzate sono diventate uno dei principali strumenti dello stato di polizia in Egitto. Chiunque osi prendere la parola è a rischio. Il contrasto al terrorismo è usato come giustificazione per rapire, interrogare e torturare coloro che intendono sfidare le autorità". Luther ha poi aggiunto che "le autorità egiziane si ostinano a negare l'esistenza del fenomeno delle sparizioni forzate, ma i casi descritti nel nostro rapporto forniscono ampie prove del contrario".
Il rapporto descrive in dettaglio i casi di 17 persone sottoposte a sparizione forzata, detenute illegalmente per periodi varianti da diversi giorni a sette mesi, tagliate fuori dal mondo esterno e private di contatti con avvocati e familiari e di qualsiasi supervisione giudiziaria. Inoltre comprende drammatiche testimonianze delle torture praticate durante sessioni d'interrogatorio che possono durare fino a sette ore, allo scopo di estorcere "confessioni" che verranno poi usate come prova durante gli interrogatori ufficiali davanti al giudice e che condurranno alla condanna. In alcuni casi, sono stati torturati anche dei minorenni.