Lo scrittore Pino Roveredo parla della sua esperienza di carcere al Festival Vicino/Lontano
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- Categoria: Uomini e diritti
- Pubblicato Sabato, 09 Maggio 2015 14:11
- Scritto da Redazione Ilfriuliveneziagiulia
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Udine - Lo scrittore Pino Roveredo, divenuto Garante dei detenuti della regione Friuli Venezia Giulia, presenterà il 9 maggio a Udine, all'interno del Festival "Vicino/Lontano", una sua testimonianza sull'universo del carcere.
Tratti dal giornale online Ristretti Orizzonti, pubblichiamo alcuni stralci del testo, rimandando al sito per la lettura completa.
"Il carcere: scatola vergognosa dove nascondere i disgraziati! Disgraziato io, disgraziato tu, disgraziati tutti quelli che si fanno sporcare le dita col colore scuro delle impronte digitali".
"Io sono uno di quelli che, tanti anni fa, si è fatto sporcare le dita con le impronte digitali, ero un ragazzino, che maldestramente aveva intrapreso la strada dello sbaglio. Quando entrai nel carcere di Trieste ricordo che mi scontrai con l'aria pesante della tragedia, quello era un periodo di rivolte carcerarie e due giorni prima, la sezione minorile aveva inscenato la protesta incendiando i materassi, e dentro il fuoco e il fumo erano morti tre ragazzi".
"Il carcere è una scuola dove si insegna la cattiveria, e dove bisogna imparare immediatamente la materia altrimenti rischi di essere stritolato dalla violenza istituzionale e da quella dei compagni più feroci. Io mi salvai con la scrittura, scrivendo e vendendo lettere per gli altri detenuti".
"Due pacchetti di sigarette per le scritture a madri, mogli, fidanzate, e cinque pacchetti per le richieste al Magistrato perché ne andava della mia incolumità se la risposta era negativa".
"Ricordo di aver scritto tanto e fumato come mai in vita mia! Ricordo anche, e lo faccio da più di quarant'anni, che io al carcere non devo mezza virgola della mia salvezza, anzi, sono convinto che abbia aumentato le mie capriole e le mie salite".
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