Carcere, cambiare si può. Responsabilità e coscienza: elaborare il passato per un futuro migliore
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- Categoria: Uomini e diritti
- Pubblicato Sabato, 07 Dicembre 2013 16:15
- Scritto da Conferenza Regionale Volontariato Giustizia - FVG
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Trieste - Tra le numerose iniziative portate avanti all'interno della Casa Circondariale di Trieste c'è “Piccolo Universo”, laboratorio giornalistico nato nel 2007 e frutto di un progetto nato dalla Collaborazione tra la Casa Circondariale stessa, il settimanale diocesano “Vita Nuova” e Caritas Trieste.
Scopo del laboratorio, offrire ai detenuti uno spazio libero in cui raccontarsi e raccontare a chi sta fuori cosa accade “dentro”. In attesa dell'uscita della nuova pagina ospitata da Vita Nuova sul numero del 13 dicembre, vi offriamo una riflessione già pubblicata qualche mese fa da uno dei partecipanti.
Non la vorrei far passare per una delle solite prediche che siamo abituati a sentirci dire di solito in questi luoghi: che ci si doveva pensare prima; che per rigare dritto devi obbedire; che devi dimenticare il tuo passato. Anche perché sarei l'ultima persona al mondo che può permettersi di dare consigli o far da esempio per gli altri.
Parlare di responsabilità e coscienza adesso, in queste condizioni in cui viviamo all'interno di questo istituto e della maggior parte degli istituti d'Italia, è una perdita di tempo. Facciamo prima a individuare quelle poche cose che funzionano realmente che a perderci nella ragnatela di discussioni di come le cose dovrebbero essere fatte veramente.
Quelle poche cose che ci sono, sono realizzate grazie alle persone o alle associazioni al di fuori del sistema carcerario, o meglio da parte di quella società a cui noi abbiamo causato danni, e che una volta usciti ci reclama come parte di essa e con gli stessi diritti e doveri.
Rimane a noi fare il primo passo verso quel cambiamento, e non è detto che sempre riesca bene: ci serve una mano, un minimo d'aiuto, per compiere questo passaggio, per renderci conto del danno causato e per poi elaborare in noi stessi il nostro passato per un miglioramento successivo.
È proprio vero che la nostra condizione più che a renderci responsabili ci infantilizza ogni giorno e di più, facendoci sortire con discorsi di vittimismo piagnucoloso come se noi fossimo degli estranei che non fanno parte in questa storia.
Riuscire a capire o meglio elaborare se stessi e le nostre scelte: in primis dobbiamo essere noi partecipi in prima linea in questo progetto, non siamo dei numeri di fascicolo, o moduli da compilare quando maturano i tempi per relazioni varie o sintesi, o quando qualche giudice di sorveglianza ci chiede, per valutare la nostra posizione, se siamo pronti o no a rientrare nella società.
Forse il progetto con il giornalino “Piccolo Universo” non ci porterà da nessuna parte, come tante di quelle iniziative da noi prese e fallite, ma io penso che almeno una chance ce l'abbiamo: quella di conoscerci l'uno con l'altro attraverso le nostre scritture all'interno del gruppo, ma anche con quelle persone a cui la nostra rieducazione, responsabilità e coscienza interessa per davvero, perché in un domani forse saremo vicini di casa, colleghi di lavoro, un gruppo sociale con gli stessi interessi. Che sono i nostri lettori che leggeranno le nostre storie di vita.
F.C. - “Piccolo Universo”
Conferenza Regionale Volontariato Giustizia - FVG