La buona scuola è incostituzionale? Ci salvi Mattarella - Manifestazione nazionale il 7 luglio
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- Categoria: Scuola ed educazione
- Pubblicato Mercoledì, 01 Luglio 2015 16:18
- Scritto da Roberto Calogiuri
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Trieste – Gli insegnanti non mollano.
La scuola continua ad essere un collettore di proteste che raccoglie il dissenso e lo scontento di quanti avvertono che – più che con l’articolo 18, l’italicum, la riforma delle pensioni o del sistema catastale – qualcosa di irreversibile si sta verificando nella vite di coloro che, nella scuola, hanno un qualche ruolo attivo.
E visto che la scuola è considerata sempre più un settore strategico – perché investe formazione, informazione, occupazione, mercato europeo, famiglie con i loro bilanci, consumi e poi attese e aspettative dei giovani – è normale che sulla scuola si giochi buona parte della credibilità tra le fazioni politiche e sociali: governo da una parte e, dall'altra, insegnanti, educatori, precari e non docenti dissidenti, famiglie insoddisfatte e studenti contrari.
Questo è il terreno su cui il governo Renzi giocherà una partita fondamentale riguardo il consenso già messo alle strette dalle precedenti votazioni sul ddl alla camera e al senato, e dal riflesso negativo accusato alle ultime elezioni amministrative.
La protesta che sta montando in rete e in molte piazze italiane – tra cui quella antistante al Senato - è molto forte, tanto che si parla già di una raccolta di firme per indire un referendum abrogativo con il motto adottato dal M5S “fermiamo questa riforma che applica logiche aziendali espellendo i più deboli”.
Per indire un referendum sono necessari – oltre la sua delicata formulazione - almeno due milioni di firme. Accanto l'abrogazione, i docenti presenteranno una proposta di modifica del testo che dovrebbe essere approvata dal Parlamento e che potrebbe essere il progetto elaborato dai docenti della LIP (Legge di Iniziativa Popolare).
Per ora Marcello Pacifico (Anief) ha promesso almeno 50 mila ricorsi contro gli effetti del ddl scuola per incostituzionalità del reclutamento dei docenti e del personale ATA.
Nel frattempo si stanno pianificando altri mezzi di opposizione come uno sciopero nazionale per il primo giorno di scuola o eventuali forme di disobbedienza civile.
Sulla riforma della scuola molto si è fatto e molto si è detto e scritto (qui il link ad alcuni articoli).
Il dato che, tuttavia, salta agli occhi è che il governo non ha deviato dalla sua direzione nonostante il numero e l’entità delle proteste abbia avuto un’impennata proprio a proposito della scuola. Blindare la votazione con la fiducia è l'esempio di una scarsa - se non nulla - propensione al negoziato o apertura al dialogo, sebbene tanto millantate nella fase di presentazione.
Ecco perché si prepara un’altra manifestazione a Roma per il 7 luglio, giorno in cui alla camera dovrebbe avvenire l’approvazione formale e definitiva del provvedimento.
Poiché è probabile che il governo ricorra un’altra volta alla fiducia per vincolare il consenso dei deputati, quello che il popolo dei docenti si attende da questo sciopero emerge dalla rete: l’ultima risorsa sarà il rifiuto del presidente Mattarella a promulgare una legge che si è dimostrata tanto impopolare quanto esposta a probabili dubbi di legittimità e costituzionalità.
Per esempio che i dirigenti scelgano i docenti danneggerebbe il diritto di uguaglianza, il diritto al lavoro, il buon andamento e imparzialità delle azioni amministrative, la libertà di insegnamento, come le donazioni dei privati effettuate esclusivamente a vantaggio delle scuole non statali.
E ancora il fatto che questo ddl contenga nove deleghe in bianco che contrastano con l’articolo 76 della Costituzione. Che una petizione firmata da circa 90.000 persone chieda che si faccia luce sulle contraddizioni con gli articoli 3, 33, 34 e 97. Che ci sia stata un’adesione agli scioperi di protesta di circa il 65% dei lavoratori della scuola.
Se l’approvazione del maxiemendamento al senato doveva chiudere la partita secondo la prospettiva del governo, invece ha innescato – fin dal giorno stesso - una serie di proteste che rimettono in gioco l’approvazione della riforma della scuola italiana ed evidenziano le contraddizioni interne allo schieramento di governo.
Per esempio l’onorevole Schifani sostiene che l’approvazione della Buona Scuola sia opera del centro destra che l'ha delineata e auspicata fin dai tempi della ministra Moratti. Sulla stessa linea, l’onorevole Damiano, della minoranza PD, afferma che il gruppo voterà compatto la fiducia per l’approvazione di questa riforma in sintonia col governo Renzi, se necessario.
La parola definitiva spetterà al presidente della Repubblica?
[Roberto Calogiuri]