Uccellis, una conferenza sull'arte analitica degli anni '60/'70 per formare i nuovi ciceroni di Casa Cavazzini
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- Categoria: Scuola ed educazione
- Pubblicato Lunedì, 04 Maggio 2015 19:09
- Scritto da Timothy Dissegna
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Udine - “L'arte moderna per essere apprezzata deve essere brutta” dice Vittorio Sgarbi, critico d'arte di ben nota fama. E in effetti, a vedere certe tele definite “capolavori”, si arriva a pensare che chi le realizza, e ancora di più chi acquista, debba odiare veramente tanto questo universo di forme e colori.
L'apparenza però molto spesso inganna ed è quindi necessario non fermarsi all'apparenza per criticare un opera, che sia un affresco di Michelangelo o la più complessa installazione post-moderna. Ecco perché l'Educandato Uccellis ha organizzato, insieme ai Civici Musei Udinesi, una conferenza sull'arte in America ed Europa tra gli anni '60 e '70, praticamente la culla da cui è nata l'arte moderna.
L'evento si è tenuto nel pomeriggio di martedì 31 marzo, presso l'Aula Magna della storica sede centrale dell'Istituto e vi hanno partecipato gli alunni delle classi terze, quarte e quinte che hanno aderito al progetto di alternanza scuola-lavoro, che prenderà avvio da maggio. I ragazzi diventeranno così “dipendenti” di Casa Cavazzini per un breve perido, sede del Museo d'Arte Contemporanea di Udine, e avranno il difficile compito di guidare i visitatori attraverso le opere esposte.
A tenere l'incontro è stata la signorina Laura, della cooperativa “Altre Forme”, che in quasi due ore ha guidato i presenti in un percorso storico-artistico sulle orme dei grandi movimenti che hanno fatto la Storia: dal minimalismo americano alla corrente analitica europa, di cui proprio a Casa Cavazzini è presente la mostra sulla pittura analitica italiana degli anni '70, passando per le molteplici fusioni tra artisti e la danza, tema molto gradito agli allievi del liceo Coreutico presenti.
Nomi che quasi mai emergono dai programmi scolastici di Storia dell'arte si sono susseguiti per tutto il pomeriggio: da Robert Ryman e i suoi bianchi assoluti a Frank Stella e le sue tele sagomate, passando per i disegni geometrici di Robert Mangold alle installazioni di tubi al neon di Dan Flavin. La loro concezione di arte, il voler rompere gli schemi prefissati com'era tipico di un'epoca come il '68, ha dato vita a una vera rivoluzione: produrre arte in serie, come una fabbrica. E niente è più stato come prima.
Dopo un pomeriggio carico di termini, nomi e significati, adesso per i ragazzi dell'Uccellis sarà il turno di “toccare con mano” l'aria che si respira a Casa Cavazzini, per studiare da vicino le collezioni lì presenti, inclusa quella di pittura americana donata dai più celebri artisti dopo il sisma del 1976. Sarà un'esperienza che darà a molti l'idea di cosa significhi veramente lavorare: una prova di vita, ben più importante delle verifiche a scuola.