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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Veglia funebre per la scuola. A Trieste come in 100 piazze d'Italia

Veglia funebre per la scuola. A Trieste come in 100 piazze d'Italia

TRIESTE – Da qualche giorno la rete era invasa dal passaparola. Questa volta non ci sono i sindacati di mezzo ma la protesta popolare é spontanea e nasce “dal basso”, per caso, come dicono gli organizzatori e Margherita Francese (la docente di Roma che ha avuto l’idea).

È stato più che un flash mob: si è trattato di “una rappresentazione artistica vivente” - come annunciava il tamtam digitale - per difendere l’integrità della scuola come patrimonio statale. Un funerale, per la precisione.

Quindi per difendere l’istruzione pubblica dal DDL “La Buona Scuola”, il popolo degli insegnanti si è mobilitato in una veglia in gramaglie – con abbigliamento a lutto e lumini cimiteriali di rito – allo scopo di richiamare l’attenzione sull’agonia della scuola statale e la possibilità che possa finire - o essere stravolto - quel modello di istruzione di cui l’attuale governo discute l’efficienza.

L’evento si è verificato in più di cento piazze italiane (120 secondo gli organizzatori romani) e piazza Unità d’Italia è stata la cornice della mobilitazione di ieri sera, 23 aprile, a Trieste.

L’invito prevedeva otto momenti: indossare abiti rigorosamente neri, portare con sé un lumino rosso da cimitero, avvicinarsi alla piazza, schierarsi sul perimetro, rimanere in assoluto silenzio rivolti al centro della piazza, accendere il lumino alle 20.30, rimanere fermi per 5 minuti, spegnere tutto al segnale convenuto e allontanarsi con ordine.

Nel capoluogo giuliano la partecipazione al “funerale” della scuola è andata oltre le attese. Circa cinquecento persone – tra insegnanti, studenti e genitori – hanno partecipato a quella che è più di una mozione o un emendamento al DDL: è la veglia funebre simbolica per una scuola morente e – nel medesimo tempo - un deciso NO alla riforma proposta dal governo Renzi.

E avviene il giorno primo della mobilitazione indetta da Anief, Unicobas Usi, Autoconvocati, Cub, Orsa, Slaicobas, Usb e Atena. Il che prova – al contrario di quanto afferma il governo – che la protesta contro “La Buona Scuola” nasce spontaneamente dal malcontento della categoria più che al tavolo strategico dei sindacati.

I manifestanti hanno così voluto lanciare un monito istintivo e teatrale al governo ma anche alla cittadinanza, un avvertimento a fare attenzione a un disegno di legge di cui forse non tutti conoscono le implicazioni e che vale lapena ricordare.

Il flash mob di ieri sera intende ribadire i punti salienti della protesta e schierarsi a favore di: democrazia e partecipazione nella scuola, maggiori risorse alla scuola statale, assunzione di tutti i docenti precari su tutte le cattedre vacanti, sblocco della mobilità, rinnovo del contratto bloccato da sei anni e sblocco degli scatti di anzianità, un’equa distribuzione del 5 per mille, graduatorie trasparenti.

Viceversa, vi sono alcuni punti critici cui questa protesta si oppone. Sono punti che, se approvati, porterebbero alla trasformazione della scuola da istituzione pubblica a un organismo dal profilo privatistico e manageriale, funzionale più alle regole di mercato che ai precetti dellla cultura e della formazione.

Ciò contro cui “la veglia” di ieri sera ha voluto manifestare è: il conferimento di ulteriori poteri discrezionali ai Presidi, il riordino degli organi collegiali con depotenziamento decisionale, l’assunzione diretta del personale, gli agravi fiscali alle scule paritarie, la creazione di albi territoriali dei docenti.

In sintesi: la richiesta è che il disegno di legge sulla scuola sia ritirato immediatamente.

La parola d’ordine che si sentiva mormorare era “Matteo stai sereno”.  La partita è aperta fino all’approvazione definitiva.

[Roberto Calogiur]

(Immagini di due momenti della manifestazione per gentile concessione di "LIP Trieste")


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Capo redattore: Tiziana Melloni
Redazione di Trieste: Serenella Dorigo
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