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Uccisione di Giulio Regeni, rientrato l'ambasciatore Massari. Governo italiano ribadisce richiesta verità
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- Categoria: Politica e società
- Pubblicato Lunedì, 11 Aprile 2016 12:34
- Scritto da Redazione Ilfriuliveneziagiulia
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Roma - È rientrato in Italia il 10 aprile senza rilasciare dichiarazioni l'ambasciatore italiano in Egitto Maurizio Massari, richiamato per consultazioni dopo il fallimento dell'incontro tra inquirenti italiani ed Egiziani in merito all'uccisione del ricercatore di Fiumicello Giulio Regeni.
Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha così commentato il provvedimento del governo italiano: "Non c'è da parte nostra una rinuncia a chiedere che venga assicurata la verità, come è doveroso che sia. C'è la decisione, visto che il livello di collaborazione si è rivelato insufficiente, di prendere delle misure che diano questo segnale di insoddisfazione in modo proporzionato e senza scatenare guerre mondiali".
Anche il primo ministro Matteo Renzi ha espresso la sua posizione, in un'intervista rilasciata al TG5: "Abbiamo sempre avuto un buon rapporto con l'Egitto, però, parliamoci chiaro qui c'è un giovane italiano che è stato torturato ed ucciso. Per rispetto alla sua famiglia e al nostro paese abbiamo il diritto e il dovere di conoscere la verità. Non potremmo fermarci se non davanti alla verità, quella vera, non quella accomodata".
L'Egitto si è rifiutato di consegnare agli inquirenti italiani i tabulati telefonici richiesti sul caso della morte di Regeni perché "sarebbe contro la Costituzione e le leggi vigenti egiziane" hanno fatto sapere fonti governative del Cairo.
La Farnesina da parte sua ha ribattuto affermando che "Le indagini investigative nel mondo si fanno molto spesso basandosi sui tabulati, sulle intercettazioni. Se non ci fosse il traffico di celle telefoniche, buona parte delle indagini che si fanno anche nei Paesi più attaccati alla privacy non si farebbero - ha detto il ministro Gentiloni - .Io rispetto gli argomenti dei governi con cui abbiamo a che fare però bisogna giudicare con buon senso, e il buon senso dice che nelle indagini si usano questi strumenti. Dalle Alpi alle Piramidi".
Intanto il quotidiano "La Repubblica", che sta seguendo da vicino la vicenda, segnala due particolari che confermerebbero il coinvolgimento di apparati egiziani nella scomparsa e nell'uccisione di Regeni.
La prima è il "guasto" alle telecamere della stazione della metropolitana presso l'abitazione di Giulio, segnalato proprio per il 25 gennaio, e l'assenza di registrazioni nella stazione di piazza Tahrir, di cui gli inquirenti egiziani non hanno dato spiegazione.
"L'accidia degli inquirenti egiziani - scrive La Repubblica - è necessaria ad allontanare l'attenzione dalla scena di piazza Tahrir la sera del 25 gennaio, quinto anniversario della Rivoluzione. Perché su quella piazza ci sono la Polizia, sono gli uomini della Sicurezza Nazionale. E perché in quella piazza, quel 25 gennaio, sono in corso retate che - come comunicheranno fonti del ministero dell'Interno - hanno come bilancio l'arresto "ufficiale" di "19 egiziani e uno straniero" . Uno "straniero". Chi?"
Il secondo particolare è la pubblicazione, avvenuta all'indomani dell'anniversario della rivoluzione, che ricorreva appunto il 25 gennaio, di un articolo sul quotidiano locale "Veto". Nell'articolo veniva riportato l'arresto di un cittadino straniero all'interno di un caffè.
Qui l'articolo su "La Repubblica"