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L’Italia nella guerra mondiale e i suoi fucilati: è finalmente l'ora della riabilitazione?
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- Categoria: Politica e società
- Pubblicato Lunedì, 04 Maggio 2015 16:55
- Scritto da Redazione Ilfriuliveneziagiulia
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FVG - Si svolge a Rovereto il 4 e 5 maggio “L’Italia nella guerra mondiale e i suoi fucilati: quello che (non) sappiamo”. L'incontro è organizzato dal Museo Storico Italiano della Guerra (via Guglielmo Castelbarco, 7), in collaborazione con il Centro Interuniversitario di Studi e Ricerche Storico-Militari, Accademia Roveretana degli Agiati, Fondazione Museo storico del Trentino e con il patrocinio della Società italiana per lo Studio della Storia Contemporanea.
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha inviato un messaggio al Convegno, dedicato proprio alle esecuzioni sommarie durante la Grande Guerra, in cui si legge, tra l'altro: "Il ricordo della vittoria, la giusta e doverosa rivendicazione orgogliosa dei tanti atti di grande valore e di nobile eroismo compiuti dai soldati italiani, la memoria delle loro sofferenze e dei loro sacrifici hanno costituito e costituiscono patrimonio condiviso.
Proprio il loro richiamo non consente di lasciare in ombra alcune pagine tristi e poco conosciute di quegli anni di guerra. Pagine che riguardano anche il funzionamento, in qualche caso, dei tribunali militari e la cosiddetta “giustizia sommaria”".
"Una prassi - prosegue il messaggio - che includeva la fucilazione immediata, senza processo, e persino il ricorso – sconcertante, ma incoraggiato dal comando supremo – alle decimazioni: soldati messi a morte, estratti a sorte, tra i reparti accusati di non aver resistito di fronte all’impetuosa avanzata nemica, di non aver eseguito ordini talvolta impossibili, di aver protestato per le difficili condizioni del fronte o per la sospensione delle licenze. Alberto Monticone ed Enzo Forcella sono tra i primi ad aver scandagliato, alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso, l’universo delle corti marziali italiane, mettendo in luce il rigore estremo delle sentenze e, in alcuni casi, anche la loro arbitrarietà".
"Un Paese dalle solide radici come l’Italia - conclude il presidente Mattarella - non deve avere il timore di guardare anche alle pagine più buie e controverse della propria storia recente. Ricordare e capire non vuol dire necessariamente assolvere o giustificare. La memoria di quei mille e più italiani uccisi dai plotoni di esecuzione interpella oggi la nostra coscienza di uomini liberi e il nostro senso di umanità".
Parole di "vivo apprezzamento e considerazione" per l'intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella sono state espresse dalla presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani.
Proprio nelle scorse settimane, Serracchiani aveva scritto al Capo dello Stato per chiedere che venga restituito l'onore a quattro giovani Alpini friulani fucilati a Cercivento nel luglio del 1916.
Da alcuni anni, in Friuli, varie persone, parti politiche e amministrazioni, chiedono un gesto di clemenza postuma nei confronti di quattro alpini del battaglione Monte Arvenis fucilati dai carabinieri: Silvio Gaetano Ortis da Paluzza, Basilio Matiz da Timau, Giovan Battista Corradazzi da Forni di Sopra, Angelo Massaro da Maniago.
Furono passati per le armi perché la loro compagnia aveva controproposto a un assalto suicida alla cima del Cellon, che sovrasta il passo Monte Croce Carnico, un attacco notturno con il favore delle nebbie.
Questo episodio, rimasto nella memoria delle popolazioni locali, "rappresenta - aveva scritto la presidente - una ferita ancora aperta".
"L'intervento del Presidente della Repubblica - ha osservato Serracchiani - rivela saggezza e acuta sensibilità istituzionale, e invita ora a guardare anche alle pagine buie della Grande Guerra, facendo appello alla nostra coscienza e al nostro senso di umanità. Sono parole importanti, quelle del Presidente, perché il Centenario della Prima Guerra Mondiale deve essere occasione per una riflessione senza retorica e soprattutto senza ombre sulla storia d'Italia".
"Sono parole - ha aggiunto la presidente della Regione - che possono aprire finalmente un percorso di restituzione dell'onore a quegli italiani che, come i giovani Alpini di Cercivento, sono stati passati per le armi da 'mano amica' ma che ugualmente devono essere considerati tra coloro che hanno sacrificato la vita per la Patria".
Intanto la commissione difesa della Camera ha ascoltato Mario Flora, nipote di Silvio Ortis, uno dei quattro alpini passati per le armi a Cercivento, il 1 luglio 1916, vicenda in merito alla quale si è creato in Friuli un comitato e un vasto movimento di opinione, con una raccolta di migliaia di firme sostenuta dal “Messaggero Veneto”.
L’audizione del commercialista ed ex finanziere carnico è avvenuta nel quadro dell’iter preparatorio per il disegno di legge Spanu-Zanin, in merito alla riabilitazione dei “Fucilati per l’esempio”.