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Vitalizi dei consiglieri regionali: la parola all'ex difensore civico del Friuli Venezia Giulia
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- Categoria: Politica e società
- Pubblicato Martedì, 21 Gennaio 2014 19:25
- Scritto da Caterina Dolcher
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Trieste - Il Movimento 5 Stelle del Lazio ha riproposto il tema dei privilegi accordati ai consiglieri regionali, anche dopo i recenti scandali. Riprendendo le affermazioni dei grillini, il 20 gennaio sul Corriere della Sera Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo denunciano il fatto che "due decenni dopo la riforma Dini, possiamo accettare che un deputato regionale di 50 anni […] vada in pensione dopo una legislatura monca d’un triennio, prendendo il doppio di un operaio inchiodato 42 anni e un mese in fabbrica?"
Oggi, 21 gennaio, anche in Friuli Venezia Giulia i quotidiani locali riscoprono i conti del nostro Consiglio regionale (cfr "Il Piccolo": "153 ex consiglieri regionali… continuano a portare a casa mese dopo mese da un minimo di 1.642 euro a un massimo di 4.700 euro, zavorrando il bilancio 2014 di piazza Oberdan di 9 milioni").
Ecco il commento dell'avvocato Caterina Dolcher, già consigliere regionale dei Democratici di sinistra durante la VIII legislatura (presidenza Tondo I).
"Ci risiamo: la stampa ripropone la questione vitalizi (in pratica le pensioni) dei consiglieri regionali.
Un paio d'anni fa denunciai di nuovo che il Consiglio regionale si era preso una pausa di riflessione proprio sulla riforma dei vitalizi quando invece stava procedendo spedita sulla diminuzione del numero di consiglieri mediante l'approvazione della cd. legge voto".
"Per la mia breve esperienza di consigliere regionale – senza vitalizio - e alla mia frequentazione di quei palazzi per altri cinque anni come difensore civico esprimevo con forza la necessità urgente di questa riforma".
"Nessuno in Italia, che non sia rimasto gravemente invalido, può percepire una pensione con soli cinque anni di lavoro! Il fatto che un consigliere maturasse una pensione dopo così poco tempo – e di importo niente affatto modesto – era secondo me una cosa che “grida vendetta al cielo” in un tempo in cui si sono pesantemente riformate le pensioni dei cittadini “normali” e quando le pensioni già in essere perdono di giorno in giorno il loro potere di acquisto".
"La riforma avrebbe dovuto essere questione di onestà (e di pudore, ammesso che sia ancora un valore condiviso). All'epoca si diceva che mancava la competenza del Consiglio regionale, ma, lo si è visto, non era vero perché la riforma è stata fatta. Troppo tardi? È noto che in Italia i cd. diritti quaesiti (acquisiti) non si possono toccare, ma per anni si è andati avanti come se niente fosse lasciando che questi benedetti - per chi ne fruisce – diritti quaesiti continuassero a maturare".
"Ora si grida allo scandalo perché forse qualche grillino sarà andato a fare un po' di conti. Doveva arrivare chi con la protesta e il populismo rischia di infangare tutto il sistema democratico italiano? Non si sapeva che buona parte dei costi di questo sistema erano a carico della Regione – e perciò dei contribuenti – e non coperti dai contributi dei consiglieri?"
"Nel 2002 chi, come me, entro la fine della legislatura non avrebbe maturato i 30 mesi per poter riscattare il periodo necessario a raggiungere il minimo dei 5 anni, ottenne una leggina che accorciò quel tempo per accedere al beneficio del vitalizio".
"Il costo del riscatto era elevato, ma la maggior parte dell'onere pensionistico cadeva sulla Regione – me ne informai e di conseguenza gli allora DS non firmarono la presentazione della leggina né la votarono -. Era difficile rendersene conto? Era onesto far finta di niente?Ora la frittata è fatta e solo grazie alla riforma attuata nella corrente legislatura il sistema andrà pian piano a morire... ma nel frattempo di soldi ce ne vorranno ancora tanti!"