Economia
Economia regionale: bicchiere vuoto per i consumi interni. È l’export che traina una ripresa a metà
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- Categoria: Economia e mercati
- Pubblicato Giovedì, 12 Novembre 2015 00:01
- Scritto da Tiziana Melloni
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FVG - A pochi giorni di distanza dall’uscita dell’indagine della Banca d’Italia sul Friuli Venezia Giulia, anche Confindustria pubblica i dati dell’economia regionale.
Dati non del tutto rassicuranti: se è vero, come emerge dall’analisi IRES su dati Inps, che il FVG è la la regione in cui si è registrata la maggiore crescita di nuove assunzioni a tempo indeterminato (+82% rispetto allo stesso periodo del 2014), è altrettanto vero che la disoccupazione resta più elevata che altrove e che i consumi interni faticano a riprendere.
Troppe le imprese chiuse in questi ormai quasi otto anni di crisi. Un intero mondo è in via di estinzione: basta percorrere la Pontebbana da Tarvisio a Pordenone per rendersi conto che dei piccoli stabilimenti locali - con il loro indotto - poco resta. Altrettanto si può dire dei negozi di vicinato (la cui crisi viene da ancora più lontano). Anche la grande distribuzione inizia a mostrare la corda, tra crisi delle Coop e Mercatone e il declino di molti centri commerciali.
Sono rimasti vegeti - ed ora appaiono in importante nuovo sviluppo - i settori produttivi legati all’alta tecnologia; alcune specialità alimentari di prestigio; i vini DOC. Trainati soprattutto, se non totalmente, dalle esportazioni.
Giuseppe Bono, presidente della Confindustria regionale, nel commentare i dati ha detto che “Il quadro generale risulta ancora, come nelle nostre più recenti indagini trimestrali, positivo. Produzione, export e nuovi ordini sono positivi e l’occupazione risulta stabile. C’è, però, anche un punto debole rappresentato dalle vendite Italia, che risultano essere l’unico indicatore tendenziale negativo tra quelli esaminati”.
La domanda è: riuscirà questo pezzo di economia a far recuperare la ricchezza perduta in regione? La risposta è quanto meno dubbia. Delle persone che hanno perso il lavoro dal 2007 ad oggi, forse neppure un quarto potrà ritrovare un posto: basta vedere quello che è successo alla Ideal Standard.
Il dato della domanda interna è emblematico. Intere famiglie hanno rivisto totalmente al ribasso la loro lista della spesa, e sarà difficile che tornino ai livelli di consumo precedenti.
In attesa dei risultati delle politiche regionali, gli imprenditori, nel breve periodo, non si fanno troppe illusioni.
Dalla consueta indagine a campione sulle aspettative, quelle relative alla produzione ed all’occupazione sono in bilico tra il bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto (le previsioni di aumento e di diminuzione praticamente si equivalgono); risultano molto negative le attese sulla domanda interna (le previsioni di diminuzione sono più del doppio di quelle di aumento). Decisamente rivolte all’ottimismo quelle della domanda estera, dove l’aumento è previsto dal 14,5% delle aziende, mentre solo il 4,9% ne prevede la diminuzione.