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Congresso dell'Unione delle Camere Penali: Schifani, giustizia lenta. Una cella sulle Rive di Trieste
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- Categoria: Uomini e diritti
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29 Set 2012
- Ultima modifica il Sabato, 29 Settembre 2012 15:12
- Pubblicato Sabato, 29 Settembre 2012 15:21
- Scritto da Tiziana Melloni
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Trieste -"Avvertiamo tutti che i processi sono troppo lenti: la corruzione e la lentezza della giustizia sia penale che civile sono causa di effetti deterrenti per le imprese". Lo ha detto il presidente del Senato Renato Schifani al XIV congresso dell'Unione delle Camere Penali, iniziato nel pomeriggio di venerdì 28 settembre a Trieste.
Per Schifani, la riforma della giustizia "passa attraverso un effettivo ruolo di terzietà del giudice, ma anche attraverso la fine della spettacolarizzazione dei processi".
"Non si chiede di non dare notizia - ha specificato Schifani -; si chiede che vengano filtrate per non coinvolgere mediaticamente soggetti anche estranei ai processi che troppo spesso finiscono sui giornali per notizie che non hanno alcuna attinenza con le inchieste ma che vogliono soddisfare solo la curiosità morbosa di qualche lettore".
Questo, secondo il presidente del Senato, "è il tema ancora non risolto delle intercettazioni, sul quale occorre mettere un punto fermo e definitivo. Se questo mezzo di indagine è indispensabile per l'accertamento dei fatti è altrettanto vero che siamo il paese dove vengonon disposte il maggior numero di intercettazioni".
Un altro tema fondamentale è per Schifani quello della violazione del segreto istruttorio "che è sistematica e che spesso rigurda personaggi noti all'opinione pubblica. E che avviene spesso ancor prima che gli uffici della Procura abbiano formulato le richieste di rinvio a giudizio al Gip".
Intanto, nell'ambito del Congresso, l'Osservatorio carceri dell'Ucpi (Unione camere penali italiane) ha allestito una cella per denunciare il problema del sovraffollamento delle carceri. Il "modellino" è stato collocato sulle Rive, di fronte alla Stazione marittima, sede del Congresso, e attira molti curiosi.
Nella sua ristrettezza, la cella è addirittura un po' più spaziosa di quelle che solitamente ospitano i detenuti. Dentro, ci sono due letti a castello e una riproduzione di come i detenuti usino la fantasia per arredare la loro "dimora" senza sprecare il poco spazio a disposizione, ad esempio con una mensola costruita con le stecche di sigarette.
Il visitatore entra nella cella e viene accolto da una registrazione di voci e suoni che danno l'idea, con un velo di ironia, di cosa sia la vita in carcere, anche con l'intento di far percepire il detenuto "uno di noi", una persona che sta pagando il suo debito e che poi deve essere riaccolta nella comunità.
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