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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Attualità

Referendum no-trivelle: la presidente del Friuli Venezia Giulia sposa la tesi del Governo

Referendum no-trivelle: la presidente del Friuli Venezia Giulia sposa la tesi del Governo
Trieste - Si avvicina il referendum abrogativo sulle concessioni alle piattaforme di trivellazione entro le 12 miglia dalla costa: si va infatti al voto il 17 aprile.
 
Il testo del quesito - promosso da 9 consigli regionali (Basilicata, Calabria, Campania, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Sardegna, Veneto) - è il seguente:
 
“Volete voi che sia abrogato l’art. 6, comma 17, terzo periodo, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, Norme in materia ambientale, come sostituito dal comma 239 dell’art. 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208 "Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2016)", limitatamente alle seguenti parole: "per la durata di vita utile del giacimento, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale"?”
 
Rispondendo "sì" si cancellerebbe l’articolo del codice dell’ambiente che permette le trivellazioni fino a quando il giacimento è in vita. Il quesito riguarda solo le operazioni già in atto entro le 12 miglia marine dalla costa, non quelle sulla terraferma oppure in mare a una distanza superiore.
 
I consigli regionali avevano promosso inizialmente sei quesiti. Solo uno è stato ammesso dalla Cassazione, gli altri sono stati superati dalle modifiche alla legge di Stabilità approvata a fine 2015.
 
Sul quesito, attraverso il suo sito web serracchiani.eu, si è espressa la presidente del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani, che in buona sostanza sposa la tesi del Governo: "Il quesito referendario superstite riguarda solo le trivellazioni già in essere e la durata delle loro concessioni. Per questi motivi non lo ritengo utile, ma anzi suggestivo di creare aspettative distorte nei cittadini". 
 
La Legge di stabilità, ricorda Serracchiani, "ha impedito che vengano assegnate nuove concessioni alle compagnie di idrocarburi; inoltre, il divieto di “fare nuove trivellazioni” diventa effettivo nelle aree marine protette e nel raggio delle 12 miglia dalla costa grazie all’eliminazione delle deroghe previste nel 2006 dal governo Berlusconi".
 
"Tale divieto - rimarca Serracchiani - significa che vengono bloccati tutti i provvedimenti concessori a partire dal 1 gennaio 2016 (data di entrata in vigore della legge di stabilità), anche quelli già avviati ma non ancora giunti a compimento".
 
Con la legge di stabilità, prosegue la governatrice "le attività di trivellazione vengono declassate perdendo il carattere strategico, di indifferibilità e urgenza e conservando solo il carattere di pubblica utilità. Inoltre viene abrogata la norma che consentiva al Governo di emanare il piano delle aree in cui sono consentite le attività di trivellazione; in questo modo le regioni e gli enti locali tornano ad avere voce in capitolo tramite la Conferenza Unificata". La presidente rimarca di battersi da anni per una politica energetica basata sulle fonti rinnovabili.  
 
Per i sostenitori del "sì" - i consigli regionali proponenti, il Movimento 5 Stelle, Sinistra italiana, Possibile; tutte le associazioni ambientaliste - il blocco delle proroghe avrebbe effetti positivi per la protezione delle coste italiane.
 

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