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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

"Animali della fattoria", tra Orwell e musica una commedia che parla del potere

Gorizia - Quando George Orwell scrisse nel 1944 “La fattoria degli animali”, molto probabilmente non gli sarebbe mai venuto in mente di trasporre il libro sottoforma di musical. A quasi settant'anni di distanza, l'idea è venuta alla Compagnia Step, compagine teatrale anconetana che si è esibita sabato 2 aprile al Kulturni Dom, nell'ambito della 21a Rassegna Teatrale Nazionale “Un Castello di...Musical&Risate!”.

Per la regia di Alberto Manini, che ha curato anche la sceneggiatura della pièce, “Animali della fattoria” ricalca proprio fedelmente il romanzo dello scrittore inglese: in una fattoria come tante, gli animali iniziano a pensare che la loro vita sarebbe migliore se non fossero più comandate dall'uomo. La rivolta, però, esplode solo dopo l'uccisione di Vecchio Maggiore, il maiale più anziano e portavoce del malcontento: da lì le bestie faranno fronte comune, per cacciare il proprietario della fattoria.

Poco dopo, però, iniziano nuovi problemi: gli animali sono costretti a faticare quanto prima se non di più, tranne i maiali che si ritagliano il diritto di decidere per tutti. E, all'interno di loro stessi, nascono le fratture: tra Napoleon e Palladineve, la cui lotta per il governo della fattoria vedrà trionfare il primo mentre il secondo diventerà il “traditore” da additare per qualsiasi evento nefasto che capiti lì dentro. Il famoso caprio espiatorio.

La storia scritta da Orwell è un ritratto caricaturale e tragicomico della Russia comunista di Stalin, i cui vertici sono rappresentati proprio dalla “casta” dei maiali, subdoli e meschini pur di tenere tutto il potere per sé mentre gli altri animali si spaccano la schiena per il lavoro e vivono in miseria. A ognuno, l'autore aveva impresso una peculiarità, che si sposa con la loro natura: il cavallo Gondrano che emula lo stakanovista più assiduo; le pecore pronte ad obbedire agli ordini e via dicendo.

Nella produzione marchigiana, l'impianto centrale rimane fedele all'originale, con l'aggiunta di canti, balli e musiche firmate da Stefano Calabrese. Quest'ultime, però, non brillano per originalità: la sonorità folk è evidente, ma fanno parte di quel repertorio del “già sentito” attinto dai vari musical più celebri. Nulla da dire, invece, sulla voci: su tutte spiccano quelle di Marco Cocchi e Ilaria Giorgini, che danno spettacolo di sé.

I costumi, anch'essi creati appositamente per lo spettacolo, sono molto ben fatti: un altro elemento a favore di una commedia musicale realizzata con cura ma che, forse eccesivamente, cerca di tendere la mano verso un pubblico di famiglie a discapito del messaggio fortemente politico del testo. Che comunque rimane, tra le note che guidano la rivoluzione.

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Direttore: Maurizio Pertegato
Capo redattore: Tiziana Melloni
Redazione di Trieste: Serenella Dorigo
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