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Categoria: Teatro
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Pubblicato Domenica, 29 Marzo 2015 16:19
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Scritto da Gabriele Franco
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Il quadro che prende consistenza tridimensionale, la raffigurazione statica del movimento che ritorna al suo momento natio, immobilismo ora mobile. Un’esperienza sensoriale ed emozionante quella offerta al pubblico del Teatro Nuovo Giovanni da Udine per il 27-28 marzo: “Labirinto”, spettacolo visionario rivolto al passato sacro, momento di ri-creazione artistica, vivificazione nel procedimento di genesi come nell’esito finale.
Spettatori ed attori a condividere lo stesso palcoscenico, gli spalti silenziosi del teatrone per una volta sono essi stessi pubblico deserto. Gli occhi puntati su Gaetano Coccia, Francesco O. De Santis, Antonella Parrella, abili e delicati trasformisti la cui arte mimetica dà nuova dimensione a ciò che tradizionalmente è fisso.
Questo il filo condutture, motore e innovazione dello spettacolo sotto la produzione “Teatri 35”: il trio di giovani attori si è assunto l’onere e l’onore di rappresentare grandi dipinti del passato, proponendo un’istantanea precisa e fedele in cui sono i corpi soggetti e sfondo al tempo stesso, inganno scenico davvero ben riuscito.
Si passa dalla “Crocifissione” del Masaccio alla “Resurrezione” di Piero della Francesca, dall’ “Incredulità di San Tommaso” di Caravaggio al “Noli me tangere” di Ivanov per il susseguirsi di quindici tableaux vivants in ossequio alla sacralità che commuove.
Un set fotografico aperto al pubblico: cambi di vestiario e posa avvengono in diretta, nella penombra prima come nella luminosità poi, il tutto con una semplicità disarmante per la precisione in cui sfocia, il tutto per lo stupore e la soddisfazione di chi scatta la foto.
E ad accompagnare l’esperienza “semplicemente” visiva il coinvolgimento tocca il suo più alto acme nelle melodie di Vivaldi, Bach, Battiato, metronomo al trasformismo, elemento essenziale e complementare per un viaggio all’insegna della suggestione che vuole sfiorare la parte più profonda dell’animo umano.