È andato in scena al Teatro Nuovo Giovanni da Udine “Il mondo non mi deve nulla” di Massimo Carlotto
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- Categoria: Teatro
- Pubblicato Venerdì, 06 Febbraio 2015 11:13
- Scritto da Gabriele Franco
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Udine - Anche lo spettatore più assopito avrà colto nell’ultima opera di Massimo Carlotto i contorni chiari e ineluttabili di uno specchio della contemporaneità. “Il mondo non mi deve nulla”, in scena al Teatro Nuovo Giovanni da Udine dal 3 al 5 febbraio 2015, si china nell’esperienza di vita quotidiana e difficoltosa di questi tempi, non esaurendosi tuttavia in una scontata o superficiale rassegna dei fenomeni eteronomi le nostre esistenze, bensì immergendosi nella sfera emotiva e personale più profonda dell’essere umano d’oggi. Due storie di vita agli antipodi vanno a comporne il telaio scenico.
La trama è la vita di Adelmo, un Claudio Casadio abilmente sottotono, ladro per sopravvivere, sottomesso alla sfortuna e stanco per i suoi giorni miserabili. Sempliciotto, maldestro, umile.
L’ordito è la vita di Lise, croupier tedesca in pensione, ormai rassegnatasi alle cupe turbolenze del suo passato, senza tuttavia abbandonarne i leggiadri ricordi con acuti di divertita luminosità. Sintesi perfetta di decadimento ed orgoglio. Interpretazione emozionante di Pamela Villoresi.
Fili delle Parche lontanissimi, eppure vicini. Passato e futuro sono rette distanti un abisso, direzionate per non incontrarsi mai. Eppure una finestra aperta diventa l’occasione per una perpendicolarità del presente inaspettata. Il telaio di fantasia scenica comincia la sua tessitura.
Il risultato è un drappo alquanto singolare. Si scontrano due mondi incompatibili, cozzano tra loto due modi di fare che nulla trovano in comune se non la disperazione, anch’essa manifestata con sentimenti inconciliabili.
Eppure il sinallagma esiste e si palesa agli occhi dei due personaggi. L’opportunità per ottenere quanto anelato da entrambi: la somma necessaria per allontanarsi definitivamente dalla via degli stenti, l’abbandono di un mondo che alla signora tedesca non deve più nulla.
Un omicidio, o forse meglio sarebbe dire un’eutanasia sentimentale, in cambio di danaro. Un facio ut des tremendo, malgrado ciò neppure così tanto se i dubbi e i mormorii delle coscienze finiscono col vincere il palcoscenico.
Si instaura allora un acceso confronto, un appassionante corteggiamento a ritmo di mambo: un corteggiamento alla vita quello di Anselmo verso Lise, un corteggiamento alla morte quello di Lise verso Anselmo.
Gli interni dell’abitazione fanno da sfondo all’esplodere della passione, ma quegli stessi ambienti, con la loro oscurità velata, ribadiscono l’aridità di un cuore ormai incurabile.
Senza vincitore alcuno (o forse con entrambi), ognuno ottiene soddisfazione, seppur tramite percorsi alternativi, raggiungendo l’obiettivo per troppo tempo agognato. Un vissero tutti felici e contenti davvero noir, crudele e al tempo stesso inevitabile, e che tuttavia apre una finestra sul nostro domani.