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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Akropolis 15: la nuova stagione

Akropolis: la nuova stagione

Sono ai nastri di partenza i percorsi di teatro civile di Akrópolis.15, la rassegna che il Teatro Club di Udine promuove e organizza da 15 stagioni, contando sul sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia, del Comune di Udine e della Fondazione Crup, oltre che sulla collaborazione della Provincia di Udine, dell’Ente Regionale Teatrale Fvg, della Civica Accademia “Nico Pepe” e, per questa nuova edizione, anche del Dopolavoro Ferroviario Udine e dell’Associazione “Stelliniani”. Una proposta –commenta il presidente Gianni Cianchi, insieme al direttivo composto da Marisa Sestito, Liliana Cargnelutti, Roberto Francescatto e Paolo Mattotti- che “anche quest’anno corrisponde alla vocazione che il Teatro Club si è dato in tanti anni di lavoro, trovando la propria identità inconfondibile nell’offerta di spettacoli sia orientati alla riflessione problematica, sia innovativi nel linguaggio artistico e attenti alle richieste di un pubblico consapevole, particolarmente giovanile, come quello che fa capo all’esperienza del Palio Teatrale Studentesco. E’ da queste motivazioni che il Teatro Club riceve l’energia per proseguire la propria attività, anche in un momento di grave difficoltà economica come quello che stiamo vivendo, in cui storiche esperienze culturali rischiano di scomparire. Un ringraziamento va perciò in prima istanza alle Istituzioni che continuano a offrire il proprio appoggio, concreto o ideale, nella convinzione che la cultura, anche teatrale, sia un valore necessario e irrinunciabile per il benessere della collettività”.

Coerente con la sua tradizione pluriennale, ma più contenuto nella quantità dell’offerta, il nuovo cartellone 2014-2015 è tuttavia ripensato anche nella formula, che soprattutto– ribadisce a sua volta Angela Felice, che firma il programma- “punta a coagulare, attorno allo stretto momento teatrale, anche occasioni di approfondimento e di dibattito sui temi affrontati sul palcoscenico. Un Akrópolis.15, insomma, improntato alla progettualità, accanto e oltre la mera fruizione di una serata teatrale, e perciò particolarmente attento alla selezione di spettacoli dalla forte urgenza civile e inoltre esemplari dei linguaggi artistici della scena contemporanea”.

Questa intenzione si evince dall’insieme del cartellone, che si aprirà il 22 novembre 2014 per chiudersi il 6 marzo 2015, per un totale di 6 spettacoli sempre alle ore 21, dei quali i primi tre all’Auditorium Zanon e i successivi al Teatro Palamostre. Aspetti di forte e innovativa evidenza progettuale connotano innanzitutto i primi tre appuntamenti, pensati come tasselli di una dedica “personale” ad un artista significativo della scena civile italiana. Un focus “speciale” che poi il Teatro Club intende proseguire anche per le future edizioni e che, per questo primo varo, si concentrerà sul lavoro della bravissima Giuliana Musso, attrice-autrice-regista, veneta di origine, ma ormai friulana di adozione, che proprio con il Teatro Club ha mosso i primi passi di una carriera poi fortunatissima, pluripremiata, di riconosciuta evidenza su tutto il territorio nazionale, oltre che oggetto di studio e di tesi di laurea. All’Auditorium Zanon di Udine, dunque, saranno proposti tre gioielli diversi del suo repertorio (produzione La Corte Ospitale), sempre frutto di un lunga e meditata ricerca preliminare di documentazione, tanto per i temi quanto per le soluzioni artistiche che diano loro consistenza scenica. E’ il caso del primo lavoro che inaugura il trittico di questa originale “antologica”:

Tanti saluti (22 novembre), che, per la regia di Massimo Somaglino, vede sul palcoscenico la Musso insieme a Beatrice Schiros e Igi Meggiorin, per una indagine in chiave grottesco-clownesca del tema della morte nel tempo attuale, che tende a rimuoverla in ossequio ai miti dell’eterna giovinezza o a celarla nell’anonimato disumano dell’ospedalizzazione. Tema impegnativo sul “non dicibile”, ma trattato con gusto leggero del paradosso, cui farà seguito il 30 novembre il lancinante La fabbrica dei preti, che – sulla fonte dell’omonimo libro di pre Toni Bellina e con la collaborazione all’allestimento sempre di Massimo Somaglino- vede l’attrice da sola sul palcoscenico, per una straordinaria immedesimazione in tre storie di sacerdoti che si allargano a metafora del sacrificio di affetti e sentimenti imposto ai religiosi dalla preparazione deformante e sessuofobica in uso nei seminari pre-conciliari degli anni Cinquanta e Sessanta.

Sono frammenti di storie di dolore e di umiliazione, che la Musso sa asciugare da puntuti elementi di sola denuncia per sviscerarne e farne rivivere invece la componente umana, la stessa che emerge nell’ultima proposta di questa antologica a tre tappe: cioè Nati in casa (5 dicembre), un cult del teatro della Musso, che da questo monologo strepitoso è decollata più di dieci anni fa a protagonista inconfondibile del teatro civile contemporaneo, meritandosi una nomination agli Ubu del 2002 e il Premio nazionale della critica nel 2005. Una proposta nel segno positivo della nascita, e di chi la favorisce come le vecchie levatrici, a congedo di un focus che sarà accompagnato anche da un pomeriggio di approfondimento e di cui il Teatro Club si ripromette di raccogliere i materiali in un “quaderno” a stampa, il primo di un’auspicabile serie di plaquette. Urgente è anche il tema dell’inedito progetto che, al Teatro Palamostre, motiva l’11 dicembre (matinée scolastica il giorno 12) lo spettacolo Al Muro. Corpi in guerra, liberamente ispirato al libro Plotone di esecuzione. I processi della prima guerra mondiale di Enzo Forcella e Alberto Monticone (ed. Laterza, 2014) e avallato dalla prestigiosa drammaturgia di Renata Molinari.

Per l’interpretazione di tre giovani attori (Renato Avallone, Daniele Gaggianesi e Matteo Vitanza), ne firma la regia Massimiliano Speziani, grande attore- regista di origini udinesi e interprete di punta per grandi maestri della scena italiana di regia, da Massimo Castri a, di recente, Antonio Latella. Lo spettacolo, sostenuto dal Teatro Club, è motivato dalla volontà di indagare il tema della giustizia militare e mostrare così l’altra faccia della Grande Guerra, del cui tragico scoppio ricorre nel 2014 il centenario. Con un mosaico antiretorico di episodi e situazioni attinti dalla storia, sarà appunto la faccia rimossa della guerra, segnata dalla tragedia di imboscati, disertori, ammutinati, disfattisti, ribelli, codardi. Gente che le carte dei processi, con successivi plotoni di esecuzione, rivelano disposta a tutto pur di non cadere nel tritacarne della grande macelleria. Lo spettacolo debutterà il 26 e 27 novembre in anteprima nazionale al Teatro Verdi di Pordenone, partner della proposta, per approdare in seguito a Udine. Nella seconda parte della rassegna, sono speciali anche i due spettacoli che nel 2015 sigilleranno il percorso di questo rinnovato Akrópolis. Speciali innanzitutto perché si tratta di lavori inediti che, dopo l’imminente debutto nel presente autunno, saranno proposti a Udine come anteprime assolute per il Triveneto e, poi, perché per Akrópolis.15, sono pensati anch’essi come una sorta di dittico teatrale a tema unico. Nel cuore di entrambi è infatti la dimensione del mondo femminile, colta nella doppia sfaccettatura, da un lato, della resistenza e del coraggio positivi e, dall’altro, dell’umiliazione subita dal mondo maschile, se portato al sopruso e alla tracotanza del dominio, anche casalingo. È quasi un dritto e rovescio a tema, che sarà aperto il 27 febbraio al Palamostre, dallo spettacolo Vita agli arresti di Aung San Suu Kyi, nuovo lavoro del Teatro ravennate delle Albe, compagnia pluripremiata Ubu e di spicco assoluto per la scena italiana di ricerca. Su regia di Marco Martinelli, anima artistica di questa sempre folgorante compagine, tre attori (Roberto Magnani, Alice Protto, Massimiliano Rassu) faranno corona alla portentosa Ermanna Montanari, attrice di forza scenica impareggiabile e di prodigiosa tastiera vocale (Premio Eleonora Duse 2013), A lei il compito di incarnare la figura di Aung San Suu Kyi, donna mite e determinatissima, premio Nobel per la pace nel 1991, e rievocarne la vita passata per oltre 20 anni agli arresti domiciliari sotto la dittatura militare che opprime la Birmania da più di mezzo secolo. Una vita sullo scandalo della bontà che lo spettacolo (debutterà il 24 ottobre a Rubiera) si propone di allargare a una riflessione sul mondo di oggi e sulla necessità di cantare con gioia la vita, anche quando tutto attorno le nuvole nere incombono. Indicazione positiva a cui fa da controcanto, il 6 marzo al Palamostre, il nuovo lavoro Polvere di Saverio La Ruina (della calabrese Scena Verticale), artista unico e presenza cara ad Akrópolis, che ne ha già proposto i monologhi Dissonorata e Italianesi. In questo inedito allestimento (debutto a Milano in autunno) in cui l’attore-autore si affianca ad una compagna di scena ancora in via di definizione, l’attenzione si sposta sulla violenza che gli uomini fanno subire alle loro donne, fino agli esiti drammatici che la cronaca nera è spesso costretta a registrare. Quasi a preludio di quelle tragedie da femminicidio annunciato, vi è però –dice Saverio- “un prima, immateriale, impalpabile, polvere evanescente che si solleva piano intorno alla donna, la circonda, la avvolge, ne mina le certezze, ne annienta la forza, il coraggio, spegne il sorriso e la capacità di sognare. Una polvere opaca che confonde, fatta di parole che umiliano e feriscono, di piccoli sgarbi, di riconoscimenti mancati, di affetto sbrigativo, talvolta brusco”. Microfratture da portare in scena per un indiretto tributo alla donna, che, per pudore, vergogna o paura, preferisce nascondere, soffocare, fingere o rinunciare, con una “liturgia della resistenza” che però risulta spesso strumento inefficace per sconfiggere il male dentro casa. Percorsi imperdibili, dunque, per il teatro civile di questo Akrópolis.15, screziato tra le indagini di Giuliana Musso, con le sue figure di umanità dolente o combattiva, umiliata o riscattata, e i riflettori puntati su altri paradigmi forti dell’esistere (la guerra e la giustizia, il bene e il male, la gentilezza e la brutalità), a cui pare necessario che la riflessione ritorni sempre, anche grazie alle arti della scena e dei suoi esponenti più motivati e audaci.

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Direttore: Maurizio Pertegato
Capo redattore: Tiziana Melloni
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