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Last updateLun, 27 Feb 2017 8pm

Il mito di Medea, la maga che uccide i suoi figli, rivive in un insolito recital. Nostra intervista

Il mito di Medea, la maga che uccide i suoi figli, rivive in un insolito recital. Nostra intervista

Trieste - Il mito greco mantiene la sua continuità con il presente: Medea, la potente maga che aiuta il marito Giasone da cui è ripudiata, diviene fratricida, omicida e assassina dei propri figli, assurge a simbolo permanente della vendetta ma anche della dissoluzione della famiglia e della complicata condizione della donna. Una Filumena Marturano alla rovescia.

Da Euripide a Pasolini, Medea ha ispirato letterati, pittori e musicisti. Ora approda a Trieste in una manifestazione rara e speciale, voluta dalla Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi e articolata in due parti complementari che congiungono l’antichità mitica con il moderno. Il medium è il genere poco praticato ma intenso e suggestivo del “melologo”, vale a dire un monologo in prosa recitato assieme a un commento musicale che ne evidenzia gli accenti drammatici.

Lo spettacolo, infatti, verterà sulla Medea di Jiří Antonín Benda, il compositore boemo settecentesco che con i suoi melologhi sarebbe entrato nel curriculum formativo di Mozart e di Beethoven e avrebbe influenzato lo sviluppo del melodramma tedesco, anche con le musiche di Ariadne auf Naxos e Pigmalione, per stimolare più tardi anche Liszt e poi Schönberg, Honegger e Stravinskij.

La Medea di Benda, che comprende una selezione dal testo greco di Euripide, sarà preceduta - e qui consiste la novità sperimentale e l’interesse dello spettacolo - dalla prima assoluta di Riflessioni su Medea di Jiri Antonín Benda del M° Marco Taralli a cui la Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi ha commissionato l’opera.

Marco Taralli, compositore versatile e conosciuto in entrambe gli emisferi, è noto al pubblico triestino per aver curato l’edizione critica e la revisione del “Sabato del villaggio” di Ferruccio Busoni in occasione della sua prima esecuzione moderna.

Ora ritorna con una composizione musicale originale che si confronta e si combina dialetticamente con la Medea di Benda, ne introduce il dramma dando voce al coro – escluso dalla composizione di Benda - che osserva e critica l’azione, si esprime con il linguaggio antico delle emozioni primitive per attingere direttamente al nucleo profondo della tragedia e, infine, aggiungere il commento dell’uomo moderno per un pubblico moderno.

È per questo che la Fondazione ha indirizzato lo spettacolo anche (e soprattutto) al pubblico delle scuole della Regione, al quale ha riservato tre delle cinque repliche dello spettacolo. Il melologo, infatti, per sua natura permette di apprezzare la funzione e l’importanza della musica in una rappresentazione teatrale, di far notare ai più giovani come la musica possa rappresentare e interpretare sentimenti, emozioni e azioni dei protagonisti, per scoprire le tecniche che i compositori utilizzano per descrivere, commentare o sottolineare una scena, evocare o anticipare situazioni o fatti, come del resto accade nelle colonne sonore in tutta la filmografia, dal cinema muto ai giorni nostri.

Per introdurre l’evento, abbiamo posto qualche domanda direttamente al compositore M° Marco Taralli che ha risposto con grande disponibilità.

Maestro, il melologo è un genere musicale particolare. In quest’occasione è rivolto anche agli allievi delle scuole. Con quale intento culturale?
Il melologo è, in effetti, un genere musicale particolare, tra l'altro a me molto vicino poiché in passato ho avuto modo di cimentarmi con questo genere più volte e nei più diversi contesti. Rispetto all’opera lirica, e ancor più alla musica sinfonica o da camera, il melologo può essere veicolo di comunicazione realmente “essenziale” e “diretto”.

È possibile "raccontare una storia", per così dire, con pochi e chiari gesti, senza per questo andare a compromettere o limitare il messaggio che sta “oltre” la storia stessa e che viene comunque trasmesso attraverso il metalinguaggio artistico.

Questa apparente semplicità della forma del melologo musicale, può rappresentare per alcuni giovani un ottimo strumento di comunicazione, in quanto molto spesso il pubblico giovane è inesperto se non digiuno in fatto di teatro musicale e può quindi essere “distratto” quando non proprio “disturbato” nella ricezione del messaggio dalla complessità di una forma operistica o sinfonica.

Cosa l'ha spinta a "riflettere" proprio su una donna come Medea? Che importanza può avere, ai giorni nostri, riflettere su questa figura del mito greco?
In ogni tempo il mito di Medea ha affascinato e stimolato la fantasia di artisti che, di questa vicenda,hanno colto ed esaltato le svariate sfumature nelle forme d’arte più diverse; il mito di questa donna dai sentimenti estremi, così come i miti antichi o le antiche fiabe di qualsiasi cultura o tradizione, parlano alla nostra anima con formule archetipico e le risposte sono a volte frutto di un moto inconscio  con esiti diversi a volte sorprendenti.

I simboli archetipici insiti nel mito, offrono spesso profondi spunti di riflessione, in grado di entrare in risonanza con quegli stessi simboli che sono presenti a vari livelli, nella vita quotidiana di ognuno di noi.

Ma l’aspetto che ha stimolato ed è stato il motore della mia riflessione su Medea, è quello della contrapposizione tra il libero arbitrio umano e l'ineluttabilità del Fato. Infatti il coro iniziale si esprime proprio per mettere in evidenza questa inevitabile volontà divina, questa assoluta impotenza umana di fronte al volere degli dei, e al potere del Fato, che viene subito ed accettato come “fatale”, appunto, ed inevitabile realtà.
 
Quale rilevanza riveste Georg Anton Benda per il melologo e per lo sviluppo della composizione musicale successiva?
Da quanto ho avuto modo di studiare, Benda si è espresso più di una volta utilizzando questo particolare linguaggio, e sono ben noti a tutti i felici apprezzamenti espressi dal giovane Mozart a riguardo.

È anche vero però che la strada da lui percorsa non ebbe grande seguito; le cause posso essere più d’una ma forse la più verosimile è che il mondo di allora non era ancora pronto per la grande asciuttezza comunicativa propria del linguaggio di questo compositore ceco, che al contrario, oggi credo possa trovare riscontro positivo soprattutto quando si rivolga ad una pubblico di giovani, per i quali asciuttezza e semplicità posso a volte risultare il giusto mezzo di contatto.

Lo spettacolo è proposto nell’esecuzione dell’Orchestra e del Coro - preparato dal M° Paolo Vero - del Teatro Verdi con la direzione del M° Diego Dini Ciacci. Protagonista nel ruolo di Medea è l’attrice Clara Galante. La regia è affidata ad Alessio Pizzech. Le scene e i costumi sono di Pier Paolo Bisleri.

Trieste – Sala Tripcovich. Prima rappresentazione Venerdì 15 febbraio 2013 ore 20.30
Repliche: per le scuole venerdì 15 febbraio (ore 10.30), giovedì 7 marzo (ore 10.30) e martedì 23 aprile (ore 10.30). Per tutti: domenica 28 aprile ore 16.00


Informazioni e vendita alla Biglietteria del Teatro Verdi e, da un’ora prima dello spettacolo, direttamente alla Sala Tripcovich.

[Roberto Calogiuri]

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Direttore: Maurizio Pertegato
Capo redattore: Tiziana Melloni
Redazione di Trieste: Serenella Dorigo
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