"Operetta eterno amore", al Bobbio di Trieste un'elegante antologia di arie celebri
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- Categoria: Teatro
- Pubblicato Giovedì, 01 Novembre 2012 13:07
- Scritto da Roberto Calogiuri
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Trieste – Chiamato a raccolta dopo una magra stagione estiva, il popolo dell’operetta accorre al Teatro Bobbio per appagare un piacere rimasto insoddisfatto. Una “Vedova allegra” in giugno è stata una snella consolazione per un pubblico abituato a gustare ben di più nella stagione calda.
E ora, ad autunno inoltrato, si rifà con “Operetta, eterno amore”, uno spettacolo rappresentato in prima nazionale - firmato da Gianni Gori e Alessandro Gilleri che ne cura anche la regia – in replica il 1 novembre alle 16.30.
Gianni Gori è valente critico musicale, scrittore poliedrico, docente di storia della musica e riconosciuto esperto di operetta di cui ha organizzato alcune rassegne come direttore di produzione del teatro “G. Verdi” di Trieste. Alessandro Gilleri è ora direttore di produzione presso il medesimo teatro. Cresciuto a pane e operetta, dato che suo padre Fulvio fu l’inventore del festival triestino di questo genere musicale, tiene alto l’onore della famiglia.
Doppia firma per uno spettacolo doppiamente pregiato: da una parte un progetto pieno di verve per rievocare i fasti della lirica leggera francese, austriaca e italiana tra ‘800 e ‘900. Dall’altro, un cast che spicca per duttilità, estro e temperamento, indispensabile per un genere definito in cartellone songspiel, alla maniera di Kurt Weill, per intendere la contaminazione tra musica colta, popolare, danza, canzonette, recitazione. Insomma: il “teatro totale” che esige e offre qualità, professionalità e divertimento di livello.
Il tutto ruota attorno a un’idea semplice ed efficace e a un messaggio quanto mai attuale e rovente: un brillante capocomico, passato a miglior vita negli anni ‘60, è inviato sulla terra a correggere le consuetudini di una società ormai moralmente degradata. La sua missione sarà di riportare alla frugalità chi pasteggia di solito a “ostriche e champagne”, ovvero chi ingarbuglia la vita reale con le fantasie incantate del palcoscenico, disonorando la memoria di un nobile genere teatrale facendosi apostrofare col titolo deplorevole di “personaggio da operetta”.
Queste le premesse satiriche con cui si inizia la parata delle situazioni sceniche più celebri. E non a caso ad aprire le danze è Jaques Offenbach, corrosivo fustigatore degli usi e costumi del suo tempo. Sullo sfondo dei maggiori avvenimenti storici, scorrono la sensualità, la malinconia, la gioia e l’allegria dei più noti motivi di Lehàr, Kàlmàn, Abraham, Benatzky-Stolz, Lombardo, Ranzato, Pietri, Costa. Una trentina di arie e duetti accompagnati al pianoforte - e arricchiti da proiezioni di immagini d’epoca che conferiscono la giusta atmosfera - si sono susseguiti per circa un’ora e mezza.
Peccato che il sarcasmo e l’ironia iniziale, che promettevano un gioco di riferimenti attualizzanti e polemici, si smorzino presto in programma introduttivo e illustrativo dei brani, pur condotto con garbo, profonda conoscenza della tradizione musicale e, soprattutto, una grande interpretazione degli attori e cantanti.
Stelle indiscusse della serata e dominatori assoluti del palcoscenico sono stati Daniela Mazzucato, soprano lirico e soubrette tra le più acclamate in Europa per versatilità, simpatia, intelligenza scenica e doti canore. E Gennaro Cannavacciuolo, attore fantasista, cantante e ballerino, ultimo erede della scuola di Eduardo, che recita con arte straordinaria e coinvolgente.
Il resto della compagnia è stato all’altezza della fama: Max Renè Cosotti, legato a Mazzucato non solo dalla professione, tenore lirico-leggero di fama internazionale e simpatia innata e Andrea Binetti spigliato e disinvolto baritono. Bravissimo Marco Scolastra, solista affermato che è stato l’ottimo, preciso ed energico accompagnatore al pianoforte.
Eleganti i costumi di Manuela Peressutti che debutta in quest’occasione. Luci suggestive di Claudio Schmid e video proiezioni di Andrea Giacomin. Simpatica e anonima la figurante che ha completato il cast in alcune scene.
Successo di pubblico, applausi e bis scontati e meritati. Così equipaggiato, lo spettacolo salperà verso i principali teatri italiani, in una tournée già definita, tra la fine del 2012 e il 2013.
Roberto Calogiuri