Ricordato a Roma il musicista jazz e attore triestino Lelio Luttazzi
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- Categoria: Musica
- Pubblicato Mercoledì, 26 Settembre 2012 16:32
- Scritto da Tiziana Melloni
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Roma - Si è svolta il 25 settembre la serata "Frammenti di memoria" nella sala consiliare della Provincia di Roma a palazzo Valentini, promossa dalla Fondazione a lui intitolata due anni fa, per ricordare il grande musicista e attore triestino Lelio Luttazzi.
La sala era piena e per parlare di Luttazzi c'erano, oltre alla moglie Rossana e all'invitato d'onore Gianni Letta, Piera De Tassis, Pippo Baudo, Renzo Arbore, Dario Salvatori. Le Teche Rai hanno creato un montaggio delle sue apparizioni tv e la pianista jazz Rita Marcotulli ha eseguito celebri motivi del popolare musicista, cominciando col "Can de Trieste".
"Sono grato alla Fondazione per aver riportato un pianoforte in questa sala che, nel Cinquecento, era la piu' importante sala romana per concerti di musica classica e da camera", ha detto in apertura il presidente della Provincia Nicola Zingaretti, aggiungendo: "sono anche grato abbiano scelto di ricordare Luttazzi qui, presenza straordinaria nei miei ricordi in bianco e nero, protagonista di quella tv che volentieri farei vedere a mia figlia".
La Fondazione ha promosso, dalla sua nascita, la pubblicazione di un cofanetto di 2 cd con tutte le musiche per film di Luttazzi, ha istituto il premio che porta il suo nome per giovani pianisti jazz e ha favorito la pubblicazione da parte di Einaudi del suo romanzo inedito "L'erotismo di Oberdan Baciro", ha reso pubblico con proiezioni l'unico film di Luttazzi come regista, praticamente inedito e mai trasmesso dalla Rai, "L'illazione" del 1972, un po' "nouvelle vague" sulla notte di un giudice, lui che fu vittima di un tragico errore giudiziario.
Piera De Tassis ricordato come si ritenesse "un grande dilettante in tutto, sempre sminuendosi, andando a sottrarre rispetto al suo talento, con l'ironia del non prendersi mai sul serio" come musicista, come compositore, come presentatore, come attore di tanti film tra cui spicca "L'avventura" di Antonioni.
Pippo Baudo invece ne ha sottolineato l'allegria e il divertimento, "la grande felicità e facilità compositiva, per cui gli si chiedeva la sera una canzone per Mina e lui la portava il giorno dopo" oltre al suo amore-ammirazione per Errol Gardner.
Renzo Arbore, ragazzo a Foggia con un gruppo di amanti del jazz "con la puzza sotto il naso specie verso gli italiani, di cui salvavamo solo tre: Gorni Kramer, Armando Trovajoli e appunto Lelio Luttazzi che era quello che ci traduceva il jazz".
Per Gianni Letta la sua "leggerezza e ironia erano reali e apparenti assieme, capaci di farsi gravi e farci riflettere. Per questo è un bene risvegliare la memoria e riproporre la grande storia indimenticabile di Lelio Luttazzi, mai divo, sempre schivo".