L'Italia legata al fascismo che non cambia protagonista a Cormònslibri
- Dettagli
- Categoria: Libri
- Pubblicato Mercoledì, 09 Dicembre 2015 00:28
- Scritto da Timothy Dissegna
- Visite: 727
Cormòns (Go) – Non possiamo comprendere l'Italia di oggi se non guardiamo a quella di Mussolini e del fascismo: potrebbe sembrare una provocazione, ma il collegamento tra questi due periodi storici è evidente. Parola di Tommaso Cerno (foto Adnkronos), direttore del Messaggero Veneto e ospite ieri pomeriggio a Cormònslibri, per presentare il suo ultimo libro “A noi!” (Rizzoli).
Dialogando con il collega Paolo Medeossii, il giornalista udinese ha subito spiegato che il popolo italiano non si è mai completamente dissociato, quantomeno nei modi di fare, dal Ventennio. O meglio, dal “mussolismo”: fino a quando il Duce era al potere, piazza Venezia era gremita. Il giorno dopo la sua caduta, non c'era più nessuno sotto quel balcone.
Il filo rosso che unisce l'Italia nelle sue diverse fase storiche parte quindi dall'esperienza imprescendibile della dittatura: “Mussolini è caduto esattamente come Prodi” ha spiegato Cerno, poiché furono i suoi stessi fedelissimi a fargli firmare un ordine del giorno che, in definitiva, lo destituiva dal potere. E, quando la mattina seguente egli andò dal Re pensando di ricevere l'incarico di formare un nuovo governo, ecco che le forze armate gli tesero un agguato di nascosto.
Quello che può sembrare un capitolo tutto sommato buffo della nostra storia diventa oscuro, quando tentiamo di scoprire chi materialmente uccise Mussolini e perché assassinò anche l'amante che era con lui: di quel momentonon sappiamo ancora niente, se non che erano presenti gli americani (che lo volevano vivo), gli inglesi (morto) e i partigiani (che volevano giustiziarlo pubblicamente). Partì un colpo per sbaglio? La Petacci aveva visto qualcosa? Domande irrisolte.
Caduto il regime, ecco che un'altra, “dolce dittatura”, come l'ha definita lo stesso ospite, ha preso il potere: quella della Democrazia Cristiana, che per quasi 50 anni governò. Portando al vertice sempre uomini che seguivano linee prestabilite, mentre la repubblica presentava una struttura tale da essere un labirinto in cui il “minotauro” non doveva più uscire, tanto da proibire la rinascita del Partito Fascista.
I rimandi ieri-oggi sono numerosissimi e il direttore del Messaggero Veneto li usa con un'immediateza che lascia senza parole. E, parlando di presente, non si può non parlare di Berlusconi che, secondo Cerno, non ha battuto la sinistra quando si candidò la prima volta perché possedeva tv e giornali, ma perché usava un linguaggio nuovo che la gente aveva imparato da anni grazie alle sue reti. E la sinistra non ha saputo come contrastarlo, pensando invece di avere la vittoria facile dopo la caduta della Dc.
In circa un'ora di intervista e dibattito con il pubblico, la Storia italiana è riemersa prepotente e in dorme anche insolite. Come un possibil legame tra la morte di Matteotti, anziché per i motivi che conosciamo perché si era mosso contro un giro d'affari di petrolio che ruotava attorno al Duce, e quella di Pasolini, il cui ultimo libro si chiama proprio “Petrolio”: solo due degli enigmi all'italiana, che hanno bisogno di risposte per risolvere, almeno in parte, il presente.