Intervista a David van Reybrouck, vincitore del Premio Terzani 2015: "Il Congo, Paese che mi ha accolto senza rancori"
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- Categoria: Eventi
- Pubblicato Lunedì, 11 Maggio 2015 20:58
- Scritto da Timothy Dissegna
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Udine - Ha incontrato i giornalisti poche ore prima della serata-evento del Premio letterario internazionale "Tiziano Terzani" David van Reybrouck, il vincitore 2015 del prestigioso riconoscimento che si tiene ogni anno in occasione di Vicino/Lontano. Tante interviste prima della conferenza stampa e altrettante dopo, con lo scrittore belga sempre disponibile e cordiale, che ha affascinato i presenti con il suo spiccato senso dell'humour e, al tempo stesso, una conoscenza profonda delle cose. Tra cui il Congo, Paese dove ha svolto il reportage premiato sabato sera, e da lì siamo partiti per la nostra intervista.
In proporzione, "Congo" è stato più studio o empatia con la popolazione?
"Il libro? Una combinazione di entrambi. È stato molta ricerca, molto studio, ma non potevo farlo senza il mio cuore. A volte usavo la testa, altre i sentimenti: sono stati tutti e due insieme."
In Congo si sentiva più un europeo solo o ha trovato meno pregiudizi di quello che si aspettava?
"Quando ho iniziato, mi dispiaceva dire che sono belga, pensavo che mi avrebbero odiato perché il mio Paese era stato uno dei colonizzatori. Ma è durato una settimana, perché mi dicevano: "Wow, sei belga! È fantastico!". La gente aveva molte curiosità da condividere con me, ero come un membro di famiglia che non vedevano da lungo tempo. Per noi europei è strano perché ci sentiamo colpevoli, responsabili per quello che i nostri padri e nonni hanno fatto di sbagliato, ma per i congolesi ero un uomo con cui condividere: é molto differente (ride, ndr)."
Qual è la situazione in Belgio riguardo l'ex colonia? Si sa cos'è successo ma non se ne parla o è già stata passata quella fase?
"Le nuove generazioni non parlano di tutte le cose brutte accadute. Il mio libro prova a mostrare la complessità del periodo coloniale, i successi e i fallimenti della colonizzazione. Penso che sia importante costruire nuovi rapporti, uniti da un senso comune di fratellanza e senza dimenticare cos'è successo in passato."
È stato più colpito dalla povertà materiale del Paese o da un'eventuale ricchezza di spirito della popolazione?
"Tutte e due allo stesso tempo. Ho visto un'incredibile povertà, oltre ogni immaginazione, le persone aiutarsi l'un con l'altra...Non molte persone muoiono di fame, comunque la fame è un tema importante, perché la famiglia, gli amici si aiutano a vicenda. Nonostante la miseria, le cose brutte, ho sentito vivacità."