Intervista a Ulderica Da Pozzo, la fotografa friulana scelta per EXPO 2015 in mostra a Palmanova
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- Categoria: Eventi
- Pubblicato Martedì, 07 Aprile 2015 12:37
- Scritto da Timothy Dissegna
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Palmanova (Ud) - Era visitabile fino a ieri, presso la Polveriera Garzoni, e il pubblico non se l'è fatta scappare: la mostra fotografica “Stanze” ha accolto tantissimi visitatori, soprattutto durante Pasquetta, ottenendo così un ulteriore riconoscimento da parte del pubblico dopo i già numerosi applausi.
Lunedì era presente anche Ulderica Da Pozzo, la fotografa che ha realizzato gli stupendi scatti presenti e scelta, insieme ad altri colleghi italiani, per esporre le proprie opere sul Friuli a EXPO Milano 2015. Cordialissima, sempre pronta a parlare con i visitatori, ci ha concesso un'intervista per raccontarci i “dietro le quinte” delle sue opere e parlare del ruolo odierno della fotografia.
Iniziamo dai soggetti: quali criteri ha seguito per le sue fotografie?
Intanto è un lavoro abbastanza lungo, che è durato un bel po' di tempo e continua sempre, è come una ricerca che non ha fine. Per cui il primo argomento sono gli abbandoni, i luoghi della “memoria”; gli oggetti sono quelli che trovavo, per cui dentro le case che non sono più abitate trovi oggetti che sono memoria di gesti, suoni, momenti. Non è che ci sia una scelta, chiaramente qui (a Palmanova, ndr) c'è una selezione, un condensato di cose, il lavoro complessivo è molto più grosso: c'è una serie delle Valli del Natisone, della Carnia, del Medio Friuli, manca il lavoro che ho fatto nella zona dei Casoni e del mare... C'è un criterio di emozione, quello che mi piaceva o la luce che c'era: a un certo punto tu entri in un posto e trovi una collezione di cose del tempo, di memoria delle cose che sono successe.
Per quanto riguarda la tecnica, ha usato filtri o è stato “amore a prima vista”, diciamo?
Io non adopero mai lui artificiali, solo quella naturale e nelle case c'è quella dalle finestre, che creano luci e ombre. Poi queste case sono particolari, dove una volta adoperavano dei colori per dipingere, è come se avessi degli affreschi. In poche foto c'è un lavoro di post-produzione, per far venire fuori un segno, una linea, che mi interessava venisse fuori di più. Però diciamo che la gran parte sono foto quasi come le vedevo.
La fotografia oggi che ruolo ha? Ha ancora un valore civile nell'era del 2.0 o è difficile mentenerlo?
Diciamo che la fotografia ha tanti ruoli, poi ci sono tanti modi di fotografare come ci sono tanti fotografi, di diverse inclinazioni: chi documenta gli avvenimenti, manifestazioni, guerre... La fotografia ha ancora un ruolo di comunicazione e messaggio, poi la giochi anche. Adesso c'è una sovrasposizione di immagini, ne siamo bombardati: vedo mio figlio che ha 16 anni, per cui il cellulare per lui è semplicemente un passaggio di immagini, di cose, Facebook, però penso che non esista una fotografia alta e una fotografia bassa. La fotografia ha tante anime, continua ad avere un senso, un senso dell'esistere.